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Mercoledì 20 GENNAIO 2016
Cosa ci ricorda la vicenda Terra dei Fuochi: l’illegalità nuoce alla Salute

Non solo i governi, ma anche tutti gli altri settori sociali ed economici, gli amministratori locali, il mondo della produzione e del lavoro, i mezzi di comunicazione, sono chiamati in causa riguardo al rispetto e alla “promozione della legalità” e alla tutela e alla “promozione della salute”, nell’ambito di una potenziale forte alleanza. Medici compresi

L’ultimo Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità su mortalità, ospedalizzazione e incidenza tumorale nei Comuni della Terra dei Fuochi in Campania ha messo in evidenza un quadro epidemiologico “caratterizzato da una serie di eccessi della mortalità e dell’ospedalizzazione per diverse patologie a eziologia multifattoriale, che ammettono fra i loro fattori di rischio accertati o sospetti l’esposizione a un insieme di inquinanti ambientali che possono essere emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e/o di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi, sia solidi urbani”.
 
Anche il mondo politico ha fatto sentire la sua voce, richiamando la necessità di interventi urgenti per tutelare la salute dei cittadini e per bonificare il territorio contaminato da emissioni e rilasci dei siti di smaltimento e combustione illegale e sollecitando azioni immediate che non ammettano più ritardi.
 
Questa drammatica vicenda non può però non portarci ad una riflessione più ampia sulle cause di questa situazione e sul rapporto tra illegalità e salute. Ricordiamo che la definizione di Salute che viene ancora oggi universalmente riconosciuta come valida, è quella formulata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che afferma che “la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale” e non la semplice assenza di malattia o infermità.
 
Tale visione amplia in maniera rilevante lo spettro dei fattori che influenzano e determinano lo stato di salute. Tra tali fattori alcuni, come l’età, il sesso e altri fattori “costituzionali”, sono strettamente correlati all’individuo e di fatto immodificabili. Altri e più numerosi di tali “determinanti”, che sono rappresentati dalle condizioni generali socio-economiche, culturali ed ambientali, dagli stili di vita e dalle reti sociali e comunitarie,  sono variamente modificabili. Effettuare una riflessione sul rapporto tra legalità e salute, significa necessariamente partire  dalle interrelazioni tra questi fattori e i fenomeni di illegalità ed evidenziare come l’illegalità possa influire su tali “determinanti” di salute.
 
Ma quando parliamo di “legalità” dobbiamo fare riferimento solo ad un semplice rispetto di norme e leggi?  Il principio di legalità deve essere considerato come elemento sostanziale di un moderno “Stato di diritto”, dove viene affermata una stretta connessione tra diritto e giustizia; uno Stato cioè, in cui il potere non prende meramente forma tramite la codifica delle norme, ma viene esercitato nell’ambito di una sfera di “valori”. E’ all’etica collettiva che si ispirano dunque le regole dell’agire e della convivenza, non in contrapposizione, ma a complemento dell’etica individuale. La legalità è da intendersi pertanto anch’essa come un bene umano fondamentale, e parte costitutiva del bene comune; una condizione che si origina e si sostanzia nella convivenza basata su valori condivisi. Una legalità eticamente condivisa.
 
Come evidenziato in precedenza la salute risulta correlata ad una serie di “determinanti” modificabili; le pratiche di illegalità sono correlate e incidono direttamente sui fattori che influenzano lo stato di salute. L’impatto dell’illegalità sulla salute dipende quindi in gran parte dagli effetti negativi che questi fenomeni hanno sul complesso delle condizioni socio-economiche, culturali ed ambientali. Le conseguenze che derivano da tale correlazione sono molteplici e variamente diversificate e riguardano sia la sfera fisica che psichica degli individui.
 
Volendo soffermarsi su alcuni di questi ambiti, risulta ad esempio del tutto evidente come pratiche illegali correlate alla violazione della normativa sull’inquinamento, causino l’immissione nell’ambiente di numerosi agenti cancerogeni e altamente nocivi per l’uomo. E non è un caso se le regioni italiane a tradizionale presenza di criminalità organizzata risultano stabilmente ai primi posti della classifica dei reati ambientali.  Una tra le principali problematiche ambientali è appunto rappresentata dai rifiuti. I rifiuti si rendono responsabili di una varia gamma di rischi per la salute, sia di natura chimica e biologica, come anche combustiva, esplosiva o traumatica. A ciò si aggiungono anche gli aspetti legati al benessere psicologico e sociale,  derivanti dalla presenza di discariche e rifiuti abbandonati nelle vicinanze dei luoghi di vita e di lavoro. Anche in questo caso le organizzazioni criminali, per le quali è stato anche coniato il termine di “ecomafie”, realizzano ingenti profitti lucrando sul traffico e lo smaltimento illegale di rifiuti, soprattutto quelli speciali e pericolosi, facendo affari ai danni della salute dei cittadini.
 
Un affare per le organizzazioni criminali, sempre in special modo in alcune aree del Paese, è rappresentato dalla gestione  delle risorse idriche. L’acqua rappresenta sempre più un bene raro e prezioso; l’inquinamento delle acque, correlato in gran parte ai fenomeni di illegalità precedentemente citati, ha assunto infatti negli ultimi anni proporzioni imponenti. Ma l’acqua può comportare rischi per la salute sia per la sua qualità, come anche per la sua carenza. La carenza dell’acqua rappresenta un problema per la salute non trascurabile; in relazione al perdurare della limitazione dell’acqua, si instaurano condizioni di disagio per tutta la comunità e si abbassa ad esempio il livello dell’igiene domestica con corrispondente aumento del rischio infettivo.
La logica della criminalità organizzata prevede l’uso privato delle risorse pubbliche e collettive. Proprio la gestione delle risorse idriche in alcune aree del Paese, quando non è finita sotto il diretto controllo della criminalità, è stata condizionata dagli interessi di forze che hanno sempre operato in zone d’ombra tra legalità ed illegalità. 
 
Tale logica di appropriazione e gestione privata di quello che è un bene pubblico, produce conseguenze aberranti che si manifestano in una vera e propria devastazione del territorio. In determinati contesti, gli interessi di organizzazioni criminali, di amministratori e di singoli cittadini, confluiscono e determinano fenomeni come quelli degli incendi dolosi o dello sfruttamento delle cave, la cementificazione delle coste e, in ambito urbano, il degrado dei centri storici e lo scempio dell’abusivismo edilizio di interi quartieri e città. L’illegalità diffusa peggiora le condizioni abitative e di  vivibilità, compromette in modo quasi sempre irreparabile il territorio e il tessuto urbano e con esso la qualità della vita e lo stato di salute dei suoi abitanti.
 
Anche sul mondo del lavoro, il peso dell’illegalità risulta determinante nell’influenzare le dinamiche di salute. Il lavoro costituisce un fattore di grande importanza nell’ambito dei determinanti sociali della salute: ha un ruolo fondamentale nella produzione di ricchezza, con conseguenti ricadute sulle condizioni e gli stili di vita; influisce sulla formazione dell’identità sociale e sui livelli di autostima, rappresentando il criterio principale per la definizione dei livelli sociali; rappresenta l’ambito in cui si in cui si producono i maggiori pericoli per la salute in presenza di condizioni di rischio e fattori ambientali di esposizione. Nei contesti territoriali e sociali dove esistono aree di illegalità e semilegalità e di lavoro irregolare e precario, i rischi del lavoro aumentano fortemente. Per queste ragioni, sicurezza sul lavoro e contrasto al lavoro nero e irregolare, sono inscindibilmente legati alla tutela della salute dei lavoratori.  Al lavoro sono legati inoltre tutti i fenomeni di illegalità che determinano la produzione di materiali pericolosi, che vengono messi sul mercato.
 
Conseguenze gravi e su ampia scala per la salute possono verificarsi quando tali illegalità riguardano la filiera alimentare, con conseguente immissione in commercio ad esempio di alimenti contaminati con sostanze nocive, con conseguenti avvelenamenti ed intossicazioni.
Rispetto proprio all’alimentazione, la violazione delle normative si rende responsabile di eventi dannosi per la salute. La scorretta modalità di produzione, preparazione e conservazione degli alimenti, può determinare il verificarsi di tossinfezioni alimentari; come anche dannose e pericolose risultano le operazioni di adulterazione, sofisticazione, contraffazione, e manipolazione degli alimenti con additivi vietati.
 
Anche in questo caso ad operare sono spesso organizzazioni di “banditi del cibo”, che “creano” alimenti, “rinnovano” le caratteristiche organolettiche, riciclano prodotti scaduti, sconfezionano e riconfezionano apponendo etichette false. Si tratta di veri e propri professionisti della frode che si inseriscono nella catena della piccola e della grande distribuzione, riempiendo gli scaffali di negozi e supermercati e rifornendo mense, ristoranti e tavole calde.
 
Atti di illegalità correlati a determinati stili di vita che influiscono negativamente sulla salute (dipendenze, malattie infettive e trasmissibili, patologie del metabolismo, ecc.), sono spesso attuati dai singoli individui (assunzione e spaccio di sostanze d’abuso, gioco d’azzardo, assunzione di sostanze dopanti, ecc.); ma su tali fenomeni agisce e lucra, con enormi giri d’affari, la criminalità, organizzando e gestendo i relativi “traffici”.
A partire da queste dinamiche si innescano fenomeni di assoluto e profondo degrado, dove illegalità genera illegalità, in un vortice in cui i danni per la salute individuale e collettiva aumentano esponenzialmente.
 
Di particolare rilievo può sicuramente risultare il danno che si produce sulla salute pubblica a seguito di una “gestione illegale” dei servizi sanitari. Un fattore fino a poto tempo fa poco considerato rispetto alla spesa sanitaria è proprio quello costituito dal peso dell’illegalità in sanità.
Come messo in evidenza da molteplici autorevoli fonti si pone fortemente la questione del malaffare in sanità, a partire dal riscontro di frequenti episodi di “microcriminalità” (comparaggio, truffa, tangenti per autorizzazioni sanitarie, appalti truccati per forniture). In base a tali riscontri, rappresenta ben più che una certezza il fatto che una parte degli sprechi, delle anomalie contabili, dei diversi costi per le medesime prestazioni e servizi, possa essere ricondotta in maniera diretta o indiretta ad illeciti e pratiche illegali.
 
Più in generale infine, si può sicuramente affermare che l’illegalità impoverisce la comunità nel suo complesso sottraendole risorse che potrebbero essere impiegate per il miglioramento delle condizioni di salute. Ad esempio i fenomeni di corruzione, di estorsione e usura, ma anche manifestazioni di illegalità più diffusa come l’evasione fiscale, in generale tutte le forme di illegalità correlate ad una logica di profitto e di potere e le pratiche criminali funzionali al perseguimento di obiettivi di accumulazione e di dominio, espropriano la collettività di quanto avrebbe potuto essere investito per agire sui determinanti di salute (servizi sanitari, ambiente, istruzione, occupazione, ecc.).
 
Tale presupposto trova la sua massima evidenza proprio nelle zone dove sono maggiormente presenti le organizzazioni malavitose e più stringente risulta il controllo del territorio da parte della criminalità organizzata; in tali zone l’illegalità diffusa produce effetti fortemente negativi sulla qualità della vita. La presenza di organizzazioni criminali che perseguono i propri obiettivi considerando uomini e risorse ambientali solo come mezzo per ottenere arricchimento e potere, rappresenta inoltre un enorme freno allo sviluppo (inteso non solo come dimensione economica ma anche sociale); ed è del tutto evidente la correlazione tra “sviluppo” e incremento della salute individuale e collettiva, come anche che la salute risulta condizione indispensabile ed elemento propulsivo per lo sviluppo sociale ed economico.
 
Il “benessere sociale” nelle società complesse è legato alla garanzia dei diritti e alla conseguente erogazione di prestazioni e servizi, che offrono al cittadino tranquillità e fiducia, dipendenti dal funzionamento della cosa pubblica e della società civile, garanti dei diritti sociali. L’illegalità diffusa e l’azione delle organizzazioni criminali impedisce l’esercizio di tali diritti ed il loro radicamento.  Dove l’illegalità determina il mancato sviluppo, ingiustizia e disequità, la negazione di diritti fondamentali come la scuola, la casa ed il lavoro, viene meno quel “benessere sociale” condizione fondamentale dello stato di salute.
Per un radicale cambiamento diventa pertanto indispensabile che la consapevolezza di quanto i fenomeni di illegalità possano influire negativamente sulla salute risulti ampiamente diffusa e radicata nella società e nell’opinione pubblica a tutti i livelli e vi sia un forte richiamo all’impegno e alla responsabilità di tutti i soggetti interessati e variamente coinvolti.
 
Quindi, non solo i governi, ma anche tutti gli altri settori sociali ed economici, gli amministratori locali, il mondo della produzione e del lavoro, i mezzi di comunicazione, sono chiamati in causa riguardo al rispetto e alla “promozione della legalità” e alla tutela e alla “promozione della salute”, nell’ambito di una potenziale forte alleanza. Anche il mondo sanitario può fare la sua parte, interpretando il ruolo professionale non esclusivamente sull’assistenza del singolo individuo, ma anche sulla “cura” della salute collettiva.
 
Non a caso nel codice di deontologia, tra i doveri e competenze del medico, accanto alla tutela della vita e della salute psico-fisica, spicca anche la tutela dell’ambiente e della salute globale: “il medico, nel considerare l’ambiente di vita e di lavoro e i livelli di istruzione ed equità sociale quali determinanti fondamentali della salute individuale e collettiva, collabora all’attuazione di idonee politiche educative, di prevenzione e di contrasto alle disuguaglianze di salute…si adopera per una pertinente comunicazione sull’esposizione e sulla vulnerabilità a fattori di rischio ambientale, favorisce un uso appropriato delle risorse naturali, per un ecosistema equilibrato e vivibile anche dalle future generazioni”.
 
Ottavio Nicastro
Medico di Sanità Pubblica
Segreteria Scientifica Nazionale ANMDO

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