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Giovedì 21 GENNAIO 2016
Toscana. L’intersindacale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria boccia la riforma. "Tante ombre e nessun confronto"

Poche le luci, frutto del lavoro della III Commissione Consiliare, molte le ombre sulla proposta uscita dall’Assessorato Regionale alla Sanità. Così l’Intersindacale medica giudica la nuova riforma della sanità della Toscana, approvata in fretta e furia nelle ultime settimane del 2015. L'Intersindacale denuncia, inoltre, l'assenza di confronto con l'assessorato che ha portato alla stesura del riordino sanitario nel quale il “ruolo “dei medici è marginalizzato.

Tre, sopra a tutti, i punti che stanno mettendo in crisi i rapporti tra l’Assessorato alla Sanità della Regione Toscana e la Dirigenza Medica e Sanitaria del sistema. La sostanziale assenza di relazioni sindacali, la riconferma del modello per intensità di cure (oramai considerato un fallimento ovunque) e l’istituzione di dipartimenti infermieristici e tecnico-sanitari gestionali che si sovrappongono, anziché coniugarsi in modo complementare, ai dipartimenti strutturali (ospedalieri e della prevenzione) previsti dalla normativa nazionale come asse portante dell’organizzazione in Sanità.
 
Insomma, per i Medici ospedalieri toscani la nuova legge di riordino è un “pasticcio”, figlia di uno scarso, scarsissimo, confronto e di un'impostazione della sanità che penalizza apertamente chi di questo sistema è invece il perno principale: la dirigenza medica, veterinaria e sanitaria.
 
I sindacati, che rappresentano legittimamente la Dirigenza del Sistema sanitario, dichiarano la loro completa estraneità rispetto a questa nuova norma, e denunciano di essere stati sostanzialmente esclusi da qualsiasi reale e fattivo confronto con l’Assessorato al Diritto alla Salute. Almeno per quanto riguarda i Dirigenti Medici e Sanitari, la tanto decantata concertazione non c’è stata. Decisamente migliore la fase di confronto con il Consiglio Regionale: la Commissione Sanità ha infatti chiesto e dai Sindacati puntualmente ottenuto “Osservazioni” sulla legge, che hanno, probabilmente, aiutato i consiglieri nel loro lavoro. Alcune di queste, da quanto risulta, sono state condivise anche a larga maggioranza.
 
Pochi, alla resa dei conti, i punti salienti della nuova norma che incideranno sulla qualità dei sevizi. Completamente assenti i riferimenti ai carichi di lavoro piuttosto che ai LEO, i Livelli Essenziali Organizzativi, che dovrebbero essere previsti in ogni struttura ospedaliera al fine di garantire la qualità e la sicurezza delle cure. Nessun provvedimento è stato preso fino ad oggi per contrastare le conseguenze sul sistema, derivanti dalla applicazione della normativa europea sui riposi: secondo la Regione i medici dovranno continuare a svolgere turni massacranti, collezionare migliaia di ore di straordinario e rinunciare alle ferie. Le conseguenze ricadranno inevitabilmente tutte sulla sicurezza dei pazienti e sulla qualità dell’assistenza.
 
La proposta di legge è uscita dall’Assessorato con un taglio ben determinato; difficile, per la Commissione Sanità del Consiglio Regionale, riuscire, in pochissimi giorni, ad ascoltare gli attori del sistema, discutere le priorità e trasformarla in uno strumento di governo capace di garantirne la tenuta quali-quantitativa.
 
Unica novità francamente positiva, frutto di un emendamento voluto dalla III commissione, l’articolato sulla rete pediatrica regionale. Finalmente la Toscana recepisce, almeno sotto il profilo delle intenzioni, gli indirizzi che derivano dalla Carta internazionale dei diritti dell’infanzia promulgata dalle Nazioni unite nel 1989.
 
Se la Toscana risulta ancora  tra le regioni con i migliori esiti di salute nazionali ed europei è, senza dubbio, anche  merito dei Medici e della Dirigenza Sanitaria del sistema che hanno operato in condizioni sempre più difficili per i tagli lineari a cui hanno fatto seguito riduzioni pesanti di posti letto e dotazioni organiche. Non si comprendono, quindi, le ragioni per cui si pretende di considerare la Dirigenza Medica, Veterinaria e Sanitaria come marginale nella gestione del Governo Clinico.
 
La nuova Legge conferma l’organizzazione del sistema ospedaliero per intensità di cure quale modello assistenziale portante, dai Sindacati peraltro più volte criticato, adottato, sperimentato ed abbandonato nel nord Europa ed in Australia, di cui non si hanno dati di efficacia a supporto del fatto che abbia dato risultati superiori ad un modello ospedaliero organizzato per dipartimenti e specialità.
 
Ancora al palo, al di là delle dichiarazioni di rito, l’integrazione con le attività sanitarie territoriali che dovrebbero liberare l’ospedale sia dai pazienti cronici che da quelli acuti che non necessitano di un accesso in Pronto Soccorso.
 
In questo quadro di grande, annosa, austerità si fa fatica a comprendere come il vero elemento innovativo e politicamente rilevante, sia l’istituzione dei Dipartimenti, con funzioni anche gestionali, delle professioni infermieristiche/ostetriche e delle professioni tecnico/sanitarie. La Giunta ha preteso in aula la modifica “last minute”, rispetto al testo licenziato dalla Terza Commissione, dell’Art. 69 quinquies che istituisce tali Dipartimenti. La modifica conferma la precisa volontà di sovrapporre le funzioni infermieristiche a quelle dei Medici piuttosto che di sviluppare un percorso complementare ed integrato, rinviando agli Statuti delle Aziende le funzioni che dovrebbero essere state del legislatore, nel rispetto di vaghe “linee guida generali” oltre che della “programmazione delle direzioni aziendali”.
 
Il terreno su cui si è sviluppata questa parte della legge traspare chiaramente nella nota diffusa da CGIL CISL e UIL FP.
 
Le critiche espresse da Nursind Toscana non fanno che rafforzare l’ipotesi di una relazione preferenziale che ha guidato la mano del legislatore.
 
La politica, anche in Toscana, sta alimentando la contrapposizione tra il ruolo dei dirigenti Medici e Sanitari e quello delle Professioni Sanitarie, pensando forse ad un ritorno politico  ed economico: ma  il buon funzionamento di un sistema sanitario dipende dall’azione sinergica e dalla collaborazione attiva di tutte le professionalità che vi lavorano, la contrapposizione non potrà che generare inefficienze e sprechi a danno, soprattutto, dei cittadini.
 
 
La sinergia tra medici e infermieri è un valore centrale per il sistema, da coltivare e mantenere, come ha ben sintetizzato su queste pagine, il Direttore Cesare Fassari riprendendo anche quanto da lui stesso scritto mesi fa:
 
“Penso che un infermiere, piuttosto che un tecnico di laboratorio o qualsiasi altro professionista sanitario, abbia scelto di studiare quella materia per fare quel ”mestiere” e non il medico, tantomeno di “serie B”.
 
Come penso che i medici, al di là delle paure, nel loro luogo di lavoro cerchino sempre la collaborazione “alla pari” con gli altri professionisti perché per primi sanno che il loro impegno risulterebbe spesso vano senza l’apporto costante di altre competenze e funzioni.
 
“In altre parole sono convinto che nelle realtà dei nostri reparti ospedalieri e nei vari ambulatori territoriali, medici, infermieri & C. siano tutti ben consapevoli dell’importanza e dell’utilità reciproca del lavorare insieme………”
 
 
Intersindacale dirigenza medica, veterinaria e sanitaria della Regione Toscana
(Anaao Assomed - Cimo - Aaroi Emac - Fassid - Fesmed - Anpo-Ascoti Fials - Fvm - Cisl Medici - Uil Fpl)

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