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Lunedì 25 GENNAIO 2016
Responsabilità professionale. De Filippo conferma appoggio del Governo al ddl: “Garantirà risparmi e maggiore appropriatezza delle cure”

Il sottosegretario alla Salute lo ha ribadito nel suo intervento in Aula questa mattina. “La medicina difensiva espone i pazienti a esami molte volte superflui, con evitabili rischi correlati, e produce costi inutili per il sistema sanitario, influendo negativamente sull'appropriatezza delle cure e spesso innescando circuiti che autoalimentano interventi, la cui valenza diagnostica-terapeutica è molte volte dubbia”

Il Governo vede con favore l’approvazione del ddl sulla responsabilità professionale degli operatori sanitari. In proposito si era più volte espressa la stessa Beatrice Lorenzin, ma oggi è stato il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo a portare in Aula alla Camera tutto l’appoggio dell’Esecutivo.
 
Lo ha fatto intervenendo a chiusura del primo giorno di dibattito sul ddl “Gelli” nel quale, dopo aver ripercorso i punti salienti del provvedimento, ha puntato in particolare sui risvolti economici della legge per il Ssn.
 
“È importante l'impatto di natura economico-finanziaria che – ha detto De Filippo - può essere riconducibile in prospettiva ai seguenti ambiti: riduzione dei comportamenti di medicina difensiva da parte dei professionisti sanitari, in termini di eccessivo ricorso all'indagine diagnostica, sia in sede ambulatoriale, che ospedaliera, in regime di ricovero e non, di eccessivo ricorso a procedure chirurgiche in regime di ricovero e di eccessivo ricorso alla prescrizione e alla somministrazione di farmaci. Ma anche riduzione degli oneri connessi alla copertura assicurativa del rischio sanitario, in termini di premi assicurativi e di autoassicurazione da parte del sistema degli enti pubblici”.
 
I costi della medicina difensiva. De Filippo ha quindi ricordato i dati delle indagini effettuate in materia, prima dall’Ordine dei medici di Roma e poi da Agenas,  dalle quali si evince: eccesso di prescrizione di visite specialistiche, eccesso di prescrizione di esami di laboratorio, eccesso di prescrizione di esami strumentali e di altri test diagnostici, eccesso di prescrizione di farmaci, eccesso di invii in presidi sanitari o di ricovero in ospedale, evitare i trasferimenti di pazienti a rischio in altri reparti o ospedali, evitare l'assistenza a pazienti a rischio di complicanze, evitare l'erogazione di cure potenzialmente efficaci, ma ad alto rischio di complicanze. 
 
“È noto che la medicina difensiva espone i pazienti a esami molte volte superflui – ha detto De Filippo - con evitabili rischi correlati, e produce costi inutili per il sistema sanitario, influendo negativamente sull'appropriatezza delle cure e spesso innescando circuiti che autoalimentano interventi, la cui valenza diagnostica-terapeutica è molte volte dubbia”.
 
“Pur se i dati di letteratura sui costi della medicina difensiva sono ancora oggettivamente insufficienti – ha tuttavia riconosciuto il sottosegretario - sono stati realizzati però studi basati su ricerche a campione che offrono, secondo noi, indicazioni utili per definire anche l'ordine di grandezza dell'impatto economico che questa attività produce nel nostro sistema sanitario”.
 
“Mediante l'elaborazione delle risposte dei medici intervistati, - ha spiegato de Filippo - è stata stimata la percentuale di eccedenza della spesa sanitaria nazionale complessiva indotta dalla medicina difensiva, che raggiungerebbe, secondo questi dati, una quota pari al 10,5 per cento. Da qui, quel dato che è stato ampiamente diffuso, comunicato e dibattuto di 10, 12 miliardi di euro, includendo nella stima tutti i minori costi anche derivanti per il sistema sanitario nei diversi ambiti assistenziali ed organizzativi”. 
 
“Vi sono poi altri elementi. I costi indiretti della medicina difensiva sono legati principalmente – ha aggiunto de Filippo  – alle spese assicurative delle strutture ospedaliere e dei medici, che devono sostenere per proteggersi contro il rischio di danni dei pazienti. Un mercato assicurativo, in presenza di una norma abbastanza incerta, attualmente almeno così interpretata, un mercato assicurativo dubbio, improprio e di origini extranazionali, che ha determinato effetti, sicuramente in termini di costo, anche nel rapporto tra strutture sanitarie italiane e mondo dell'assicurazione”. 

“La valutazione economica dell'impatto di provvedimenti volti a sfavorire la medicina difensiva richiede un approccio sicuramente molto prudenziale – ha poi sottolineato il sottosegretario - data la difficoltà di prevedere i livelli di risparmio che verrebbero raggiunti; non si tratta di un conto economico di un'azienda da compilare con elementi puntuali e con codifiche ormai abbondantemente confermate nella normativa nazionale”.
 
“Per questo, a fronte di un'eccedenza di spesa che alcune ricerche valutano in oltre 10 miliardi di euro, come ho citato, si stima che comunquel'introduzione di un nuovo impianto normativo possa portare ad una minore prescrizione, per esempio, di prestazioni specialistiche ambulatoriali che già potrebbero determinare qualche centinaio di milioni di euro di risparmio per il nostro sistema sanitario italiano”.
 
“La stima appare molto, lo ripeto, prudenziale – ha detto - dal momento che non sono stati e non sono facili quantificare i minori oneri connessi alla riduzione di prescrizioni, anche della somministrazione farmacologica, di riduzione di produzioni chirurgiche in regime di ricovero, e così via”.
 
“Ma sicuramente questa norma – ha detto in conclusione De Filippo - nel quadro puntuale che consiglia e propone al nostro dibattito in Parlamento, chiarisce molti punti delle questioni emerse nelle esperienze, anche nell'autorevole consesso di quella Commissione Alpa, che mise insieme professionalità di varie esperienze e con storie anche professionali assolutamente rilevanti. Noi abbiamo fiducia possa produrre un quadro normativo che consentirà un più sostenibile sistema sanitario nel nostro Paese, fondato proprio sull'efficienza e l'appropriatezza anche delle attività e delle cure”.
 
“La cifra statistica, come è evidente, in sistemi complessi, se fosse comunicata nella sua rotondità definitiva, apparirebbe certe volte rischiosa e imprecisa, ma in questo caso il Governo – ha concluso - si sente di incoraggiare questa approvazione, perché le prospettive di riforma e di riorganizzazione del nostro sistema sono molto presenti nell'articolato che abbiamo a disposizione della nostra valutazione”.

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