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Mercoledì 27 GENNAIO 2016
FVG. Più tumori per inquinanti ambientali. Regione: “A breve i risultati di un studio nel monfalconese”

Lo studio, che sarà ufficialmente illustrato nelle prossime settimane, fa seguito e completa due altre indagini realizzate da cui emergenva, nelle donne dell'Isontino, un'incidenza superiore all’atteso del tumore alla vescica. "Vogliamo capire per poter prendere gli opportuni provvedimenti", ha spiegato l'assessore alla Salute Telesca.

L'Osservatorio Ambiente e Salute dall'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente (ARPA) sta completando in questi giorni un'approfondita indagine epidemiologica e ambientale realizzata per conto della Regione Friuli Venezia Giulia nel corso del 2015 e finalizzata a meglio comprendere e misurare scientificamente le eventuali correlazioni tra determinanti ambientali e incidenza di tumori nella popolazione dell'area Monfalconese. Ad annunciarlo, in una nota, gli assessori regionali all'Ambiente Sara Vito e alla Salute Maria Sandra Telesca precisando che questo studio, che sarà ufficialmente illustrato nelle prossime settimane, fa seguito e completa due altre indagini realizzate in parallelo.

La prima è un'analisi epidemiologica descrittiva, avviata nel 2014 e conclusa in luglio dello scorso anno. È stata affidata all'Università di Udine per quantificare l'incidenza di tumori nelle donne residenti nella provincia di Gorizia. “Gli esiti sono stati messi a disposizione, su richiesta, di tutti i portatori di interesse (amministratori, gruppi politici, comitati…) e dunque di certo non secretati, come qualcuno ha impropriamente sostenuto” sottolinea la nota degli assessori. Un secondo studio, realizzato dall'ARPA, ha analizzato la qualità dell'aria nel Monfalconese.

Dallo studio epidemiologico sull'incidenza dei tumori nelle donne isontine (referente il professor Fabio Barbone dell'Università di Udine), che utilizzando specifici indicatori di analisi ha messo a confronto la popolazione femminile residente nel Goriziano (suddivisa in Basso e Alto Isontino) con la popolazione residente non solo nel resto del Friuli Venezia Giulia ma anche nella fascia occidentale della vicina Slovenia, è emerso, ha spiegato Telesca, “che nelle donne dell'Isontino è riscontrabile un'incidenza superiore all'atteso del tumore alla vescica, che abbiamo deciso di approfondire".

"Ecco quindi che, anche sulla base delle prime risultanze e senza attendere la conclusione di questa indagine, la Regione – ha spiegato Vito - ha incaricato l'Osservatorio Ambiente e Salute di verificare i rapporti tra dati sanitari e fattori ambientali, partendo dall'analisi di tutti gli indicatori a disposizione, raccolti a partire dal 1995". Responsabili di questa indagine, "oramai quasi ultimata", sono lo stesso professor Barbone e il referente del Registro Tumori del Friuli Venezia Giulia Diego Serraino. "Da essa – evidenzia Telesca - ci aspettiamo di poter capire se nel Monfalconese c'è una qualche fonte emissiva con impatto sulla salute dei cittadini, per poter prendere gli opportuni provvedimenti".

Per l’assessore all’Ambiente è “assolutamente chiaro che quest'area necessita di una particolare attenzione. Per questo motivo abbiamo anche deciso di non fermarci ai tre studi che si sono succeduti nel tempo".
 
Vito ha quindi riferito che “è già stato deciso di compiere altre analisi epidemiologiche d'avanguardia”. Un primo studio, che riguarda l'insorgenza di infarto miocardico e gli aborti spontanei, si concluderà in primavera di quest'anno. Un secondo, che partirà a breve, prevede il biomonitoraggio dei metalli nelle urine dei monfalconesi. Ulteriori valutazioni sono in corso per comprendere in modo più dettagliato l'impatto del traffico veicolare sull'insorgenza dei tumori, senza tuttavia sottostimare le altre fonti di potenziale inquinamento.

"Tutti questi studi sono finalizzati a poter programmare interventi di mitigazione degli inquinanti attraverso opportune e mirate scelte di pianificazione degli interventi, che hanno come obiettivo primario la salute dei cittadini e la corretta gestione dei sistemi ambientali", concludono Telesca e Vito.

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