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Venerdì 08 APRILE 2011
Ogni anno 30mila attacchi d’asma tra gli adolescenti

Lo rivela uno studio svolto nelle otto maggiori città italiane. La responsabilità è soprattutto dell’inquinamento che causa un aumento di tutte le malattie polmonari.

“Nonostante si fumi di meno non diminuiscono le patologie polmonari come la broncopneumatia cronica ostruttiva e l’ asma”. È quanto ha sostenuto Mauro Mocci, dell’Associazione medici dell’ambiente nel corso degli Incontri pneumologici in corso a Scanno (AQ), dove pneumologi italiani si stanno confrontando sul rapporto tra ambiente e patologie respiratorie.“Studi internazionali - ha aggiunto Mocci – evidenziano che con l’alzarsi del livello di inquinamento crescono le malattie polmonari e non (infarti, ictus). Inoltre, sono aumentati i casi di tumori al polmone correlati all'esposizione cronica di inquinanti atmosferici”. L’esperto cita uno studio “svolto nelle otto maggiori città italiane che  ha evidenziato come l'inquinamento dell'aria sia responsabile di 30.000 attacchi di asma l'anno nei ragazzi sotto i 15 anni. Esiste - ha aggiunto - anche una correlazione inquinamento/ polmonite: il numero dei ricoveri di bambini affetti da polmonite, nell'area metropolitana di Roma, aumenta in rapporto all'innalzamento dei livelli di inquinamento atmosferico”.  
Insomma, è ora di alzare la guardia. Anche perché di inquinamento si muore: Mocci ricorda, infatti, lo studio MISA2 (Metanalisi italiana degli studi sugli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico) dove sono stati esaminati (dal 1996 al 2002) gli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico su nove milioni di abitanti che ha registrato 900 decessi in più da polveri, fumo, microgocce di sostanze liquide in sospensione nell'atmosfera sotto forma di particelle microscopiche (PM10) e 2000 decessi in più da diossido di azoto (NO2) e 1900 decessi in più da monossido di carbonio (CO).
“Un altro studio, l’EpiAir (Inquinamento Atmosferico e Salute) del Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie, ha messo in risalto che tra gli effetti a lungo termine, concentrazioni medie  di particelle fini (PM 10 e PM 2,5) sono state associate ad aumento della mortalità e declino della funzione polmonare”, ha sottolineato.
Per questo, ha concluso Mocci, la strada da percorrere passa per una “netta riduzione dell'utilizzo dei combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) e dei suoi derivati (incenerimento di plastiche), un maggiore sviluppo delle energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico, termodinamico, idrico, idrogeno), un aumento dei mezzi di trasporto meno inquinanti (metropolitane, tram, auto e bus elettrici, tutti alimentati da fonti rinnovabili)”. 

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