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Venerdì 05 FEBBRAIO 2016
Campania. Danno alle casse della sanità per 16 milioni di euro. Sotto tiro la nomina di 523 primari e 1.915 indennità di dirigenza

La Guardia di Finanza di Napoli ha notificato stamani numerosi provvedimenti giudiziari emessi dalla Corte dei Conti di Napoli a dirigenti delle aziende sanitarie, ospedaliere e universitarie campane. Tra il 2014 e il 2015 sono stati retribuiti 523 incarichi di primario e pagate 1.915 indennità di dirigenza, in eccedenza rispetto alla dotazione organica prevista. A Nola un primario per un reparto con solo un posto letto

Danno erariale per 16 milioni di euro a causa del mancato adeguamento agli standard di personale definiti dal decreto Balduzzi nel 2012 e per l’attribuzione di incarichi primariali a scavalco a dirigenti facenti funzione.  La Guardia di Finanza di Napoli ha notificato stamani numerosi provvedimenti giudiziari emessi dalla Corte dei Conti di Napoli a dirigenti delle aziende sanitarie, ospedaliere e universitarie campane.
 
Le indagini hanno permesso di riscontrare somme indebitamente spese a carico del bilancio della Regione Campania pari a circa 16 milioni di euro in ragione dell'assegnazione di incarichi di primario e aiuti negli ospedali campani in esubero rispetto a quanto imposto dal governo in tema di spending review.
 
La Guardia di Finanza
Tra il 2014 e il 2015, emerge dalle indagini della Guardia di Finanza del gruppo di Torre Annunziata e della compagnia di Nola, sono stati retribuiti 523 incarichi di primario e pagate 1.915 indennità di dirigenza, in eccedenza rispetto alla dotazione organica prevista.
 
In tutto sono 49 i provvedimenti giudiziari, 29 gli inviti a dedurre e 20 gli ordini autoritativi emessi dalla Corte dei Conti di Napoli nei confronti di dirigenti delle aziende sanitarie, ospedaliere ed universitarie per danno erariale. Al vaglio degli inquirenti le piante organiche di ogni singola azienda sanitaria, ospedaliera e universitaria rilevando quanti fossero gli incarichi dirigenziali in esubero assegnati e puntualmente retribuiti.
 
Nel mirino delle Fiamme gialle anche le aziende ospedaliere universitarie regionali della Federico II e della Sun e dell’Irccs Pascale che hanno accumulato in pochissimo tempo un danno di oltre 5 milioni di euro.
 
Secondo quanto accertato dalle indagini nonostante il decreto commissariale emesso dalla Regione Campania nel 2014, nei limiti dei parametri definiti dall'intesa Stato-Regioni, in tutte le strutture della Campania – tranne l'Asl Napoli 1 - non si è mai provveduto all'esigenza di contenimento della spesa generando un disavanzo per le casse della Regione pari a 16 milioni di euro.
 
Sono stati notificati non solo dei provvedimenti che chiamano in causa i singoli direttori di tutte le aziende sanitarie, universitarie ed ospedaliere campane, ma anche richieste cautelari per interrompere, immediatamente, il pagamento degli incarichi individuati in esubero in modo da impedire un ulteriore dispendio di risorse.
 
Intanto La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti deciderà il 29 febbraio. L’atto è stato notificato anche al governatore Vincenzo De Luca che è probabile intervenga prima della fine di febbraio.
 
I casi
All'ospedale di Nola c'è un primario e uno staff nonostante sia previsto un solo posto letto mentre all'ospedale Cardarelli di Napoli ci sono cinque reparti di medicina - con cinque primari - tre di chirurgia e due di ortopedia: tutti reparti fotocopia. E se alla Federico II ci sono tre reparti di Neurochirugia, all'Asl di Avellino risultano 28 dirigenti in più mentre all'Asl Salerno ad essere in eccedenza sono trenta unità operative complesse. Il primo posto, quanto a sprechi, spetta all'Asl Napoli 3 Sud - area di Torre del Greco - con ben 132 primari e 254 vice in più. C'è tutto questo dietro i provvedimenti giudiziari notificati oggi dalla Corte dei Conti di Napoli e dietro le indagini condotte dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, diretto dal generale Gianluigi D'Alfonso, con l'ausilio del gruppo di Torre Annunziata, diretto dal colonnello Carmine Virno, e dal reparto di Nola diretto dal capitano Luca Modestino Gelormino.
 
Gli atti aziendali
La questione si collega direttamente alle linee guida per gli atti aziendali e alla riorganizzazione dei reparti in strutture semplici e complesse in base agli standard definiti in regione alla fine del 2014 in base alle norme nazionali ma mai attuate. Le linee guida prevedono un primario ogni 17,5 posti letto a fronte di duplicazioni e in alcuni casi triplicazioni di reparti, anche in strutture che registrano sofferenza di personale.
 
Il primo via libera prima dell’Arsan e poi della struttura commissariale agli atti aziendali delle aziende ospedaliere campane risale alla fine del 2014 e si tradusse a suo tempo anche in appositi decreti commissariali poi rimasti nei cassetti in quanto, nell’imminenza delle elezioni regionali il precedente inquilino di Palazzo Santa Lucia, Stefano Caldoro, rimandò tutto alla fase successiva alle elezioni.
 
Successivamente, con l’insediamento della giunta De Luca e a fronte della vacatio di sei mesi della nuova struttura commissariale gli atti aziendali, quelli approvati e quelli ancora da vagliare, sono rimasti al palo. Non altrettanto la magistratura contabile che a fronte delle discrepanze rilavate sugli assetti delle unità operative semplici e complesse ha proceduto a notificare ai manager di Asl e ospedali e agli stessi organi regionali, gli inviti a dedurre per il possibile danno erariale.
 
La circolare della Regione
La questione era già nota a Palazzo Santa Lucia tanto che, per tramite del sub commissario in carica,  il 13 novembre scorso è stata emanata una circolare indirizzata ai manager di Asl e ospedali, avente ad oggetto la legge 161 del 2014 sui nuovi orari di lavoro dettati dall’Ue ma anche il Dm 70 del 2015 e la legge 125 del 2015. 
 
“La fase della riorganizzazione della rete ospedaliera campana – si legge nella nota – dopo gli indirizzi fissati nel Dca 49 del 2010 (Piano ospedaliero), ha registrato una serie di vicende che hanno determinato un naturale rallentamento dei processi di valutazione degli atti aziendali proposte dalle Aziende. In particolare, nel Dl 95 del 2012 convertito nella legge 135 del 2012 (Spending review) si preannunciavano nuovi standard ospedalieri da emanarsi con decreto ministeriale previa intesa in Conferenza Stato-Regioni. Una prima intesa ha la luce il 5 agosto del 2014 con uno schema di Dm peraltro oggetto di rilievi da parte del Cds, a seguito del quale sono state elaborate bozze del nuovo piano ospedaliero, per il quale si sono avviate interlocuzioni con i ministeri affiancanti.  Solo a giugno del 2015 viene pubblicato il Dm 70 del 2015 nelle more della nomina del nuovo commissario ad acta che potrà disciplinare in via definitiva la materia”.
 
“Intanto – recita ancora la circolare firmata dagli uffici regionali – l’entrata in vigore del Dl 78 del 19 giugno del 2015, convertito con la legge n. 125 del 6 agosto del 2015, impone alle aziende sanitarie a decorrere dal 1° gennaio del 2015, la riduzione permanente dei fondi destinati al trattamento accessorio del personale di un importo pari ai risparmi di trattamento accessorio derivanti dalla diminuzione delle strutture operate in attuazione dei processi di riorganizzazione”.
 
Tutte cose che la Regione collega anche al processo di riorganizzazione in relazione ai nuovi turni light. “Pertanto – conclude la nota di novembre – nelle more del completamento dei percorsi amministrativi diretti all’approvazione degli atti aziendali e in recepimento dei parametri standard per l’emanazione delle Unità operative emanati dal ministero della Salute e recepiti nei decreti commissariali contenenti le linee guida per l’adozione degli atti aziendali (Dca 18 del 2013) si chiede di dare notizia dei provvedimenti adottati per la riduzione delle unità complesse, semplici e semplici dipartimentali e di velocizzare tali procedure”. Con la conseguente riduzione dei fondi contrattuali.  
 
Il Cardarelli, una vicenda ingarbugliata
La storia dell’atto aziendale del Cardarelli parte nel gennaio 2014 quando il Dg Rocco Granata emana la delibera 34 e affida senza meccanismi selettivi strutture semplici e dipartimentali in assenza di atto aziendale approvato dalla Regione. Granata utilizza la stessa procedura per affidare gli incarichi ad alta professionalità senza procedure di selezione. Nel febbraio 2014 il Tar blocca in via cautelativa gli effetti di tali delibere.
 
Nel giugno 2014 il Dg Granata stabilisce procedure di affido e revoca delle strutture semplici e degli incarichi ad alta specializzazione 
 
L'Anaao Assomed chiede la concertazione ma nelle riunioni che si tengono non vengono accolte proposte dell'intersindacale medica che chiede di aggiungere due dipartimenti  che non erano stati presi in considerazione e la salvaguardia degli anziani per non demansionarli prima che vadano in pensione.
 
Nel luglio 2014 il DG Granata non viene confermato nel ruolo. Nell'agosto 2014 la Regione approva l'atto aziendale con prescrizioni e vengono date le funzioni al direttore sanitario aziendale Patrizia Caputo. I sindacati (tranne Anaao e Cgil) presentano un nuovo ricorso in quanto nell'atto aziendale che la Caputo modifica non viene data informativa ai sindacati. Su invito del Tribunale il commissario informa i sindacati delle modifiche apportate su richiesta della Regione. Il ricorso viene perso e nel marzo 2015 la Caputo licenzia un altro atto aziendale che non viene approvato dal nuovo governo regionale.
 
Nel dicembre 2015 Caputo, pur in assenza di atto aziendale sulla scorta della circolare regionale e dei rilievi della Corte dei conti approva le graduatoria degli avvisi pubblici per strutture semplici e Ipas del 2014  a suo tempo bocciata dalla Commissione regionale Trasparenza. Vengono riconfermati  al 90% i nomi già presenti sulle delle delibere 15 e 34 del 2014. Il 22 dicembre 2015, con delibere in progressione dal 932 al 1002, il commissario straordinario Patrizia Caputo demansiona, dunque, 85 medici in base ad una graduatoria approvata nel giugno 2014 di avvisi pubblici, e con delibera da 932 fino a 1002 affida 74 strutture semplici e dipartimentali rispondendo così alla circolare regionale di novembre e ai rilievi della Corte dei conti. Con delibera 1003 affida inoltre gli Ipas (incarichi di natura professionale di alta specializzazione) a circa 87 medici, molti dei quali risultano demansionati con una perdita economica di circa 500 euro lordi mensile.
 
 
“Incarichi con graduatorie risultate dalla partecipazione ad avvisi interni indetta dall’ex Direttore generale Rocco Granata nel giugno 2014 – avverte De Masi della Cimo aziendale - ma in assenza di un regolamento aziendale di affido e revoca incarichi dirigenziali come previsto dal decreto 18 del 2013 della Regione Campania e in assenza di  un atto aziendale con procedure amministrative di approvazione definitiva. E’ singolare che tali avvisi pubblici per Strutture semplici, dipartimentali ed Ipas  siano stati emanati nel 2014  senza un atto aziendale approvato dalla Regione Campania  e che i vincitori delle Strutture semplici e dipartimentali siano al 90% gli stessi presenti della delibera 15 del gennaio 2014 bloccata e revocata, dopo procedimento legale, e sulla quale si era espressa in merito anche la Commissione Trasparenza della Regione Campania. Così coloro che hanno gli Ipas nel dicembre 2015, dopo selezioni curriculari, sono gli stessi  individuati dalla delibera 34 dell’ex Direttore generale che le aveva attribuite senza procedure selettive e revocate per motivi legali”.
 
Al Cardarelli, intanto, ci sono 18 primari facenti funzione direttori di Unità operative di strutture complesse che hanno avuta riaffidata la propria struttura semplice ad eccezione del facente funzione direttore dell’Uoc della Genetica medica che ha avuto un incarico professionale di alta professionalità in quanto in precedenza aveva solo incarico di base.
 
“Tutti gli altri medici del Cardarelli con anzianità superiore ai 5 anni - dicono i sindacati Aaroi, Cisl medici, Uil medici,  Fesmed e Cimo, che per tali motivi hanno presentato ricorso alla Magistratura penale - non hanno avuto affidato alcun incarico di Ipas”. Pende inoltre innanzi al Tar Napoli anche un ricorso cumulativo con istanza cautelare e richiesta di misure cautelari provvisorie e un ricorso cumulativo di urgenza (art.700 cpc) innanzi al Giudice del Lavoro di Napoli.
 
Sulla questione il 12 gennaio scorso si è tenuto incontro intersindacale con il consigliere di De Luca per le questioni sanitarie Enrico Coscioni alla presenza dei commissari della Asl di Salerno Antonio Postiglione e di Napoli Reato Pizzuti, provenienti dallo Staff regionale per il personale, durante il quale è stata ribadita l’autonomia dei Direttori generali. Una vicenda come si vede ingarbugliata con ragioni da una parte e dall’altra che spetterà alla magistratura dirimere e a cui si accavalla anche l’iniziativa della Corte dei conti.
 
Ettore Mautone

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