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Martedì 09 FEBBRAIO 2016
Gli infermieri dirigenti devono stare nella stessa area contrattuale della dirigenza medica



Gentile Direttore,
in una nuova organizzazione del lavoro che prevede semplificazioni e accorpamenti per migliorare la risposta della pubblica amministrazione al Cittadino, appare impensabile e improponibile creare una spaccatura proprio nella dirigenza sanitaria, che ha come suo primo compito quello dell’organizzazione e della gestione dei servizi che tutelano la salute dei cittadini.
 
Nel riordino dei comparti del pubblico impiego pertanto è utile porre alcune riflessioni sulla riorganizzazione della dirigenza pubblica ed in particolare quella sanitaria per comprendere al meglio la collocazione di ruoli e posizioni. Questo al fine di condividere con tutti gli attori e l’ARAN, le diverse posizioni delle professioni coinvolte tra cui quella infermieristica (art.6 della legge 251/2000).
 
Nella dirigenza pubblicala prima novità riguarda il superamento delle due fasce e quindi l’istituzione del ruolo unico dei dirigenti. I ruoli a regime saranno tre: il ruolo unico dei dirigenti statali (ovvero degli enti dello stato e delle agenzie); il ruolo unico delle regioni (in cui confluiranno anche i dirigenti della Aziende Sanitarie); il ruolo unico degli enti locali (ad es i dirigenti dei comuni).
 
A questo dobbiamo registrare un ulteriore semplificazione delle aree di negoziazione in applicazione del Dlgs 150 del 2009, i comparti da 12 passano 4: Amministrazioni centrali, Scuola, Sanità, Regioni ed autonomie locali. Auspicabile quindi che il riordino della dirigenza pubblica, il rinnovo contrattuale e un aggiornamento normativa unico nazionale (siamo fermi al Dlgs 165 del 2001), siano contemporanee ed evitino quindi interpretazioni e applicazioni fantasiose. Questo in breve ciò che accadrà integrato dalle definizioni di responsabilità, poteri organizzativi e gestionali (legge n. 15 del 4 marzo 2009, il D.Lgs. n. 150/2009 ) specialmente sulle risorse umane, in cui è presente la valutazione delle performance, la meritocrazia ed anche la possibilità di sospendere il lavoratore se è evidente lo scarso profitto.
 
Il quadro della dirigenza è pertanto chiaro se non fosse per la componente medica che, a più riprese, richiede e afferma che vi sia il riconoscimento di un diverso trattamento con un’area di autonomia contrattuale detta della Dirigenza medico-sanitaria, escludendo i dirigenti delle Professioni Sanitarie, come specificato nella nota del 08/02/2016 sul vostro “Quotidiano sanità”. Non solo, ma afferma che tale contrattazione sia esclusiva per i soli medici (COSMED) quindi una contrattazione nazionale che preservi su tutto il territorio nazionale un CCNL che viene discusso da un unico interlocutore ovvero ARAN e una Rappresentatività sindacale. Le  Professioni Sanitarie Tecnico/Assistenziali e Amministrative, del SSN devono essere inclusi nella dirigenza Regionale, pertanto non più con una contrattazione nazionale, ma di livello regionale da cui, è prevedibile, una diversa posizione economica e funzionale da regione a regione. Ci sembra un esempio di disuguaglianza grave in un paese democratico.

Riflessioni.
1. se gli incarichi dei dirigenti saranno conferiti attraverso una procedura con avviso pubblico, sulla base di requisiti e criteri definiti dall’amministrazione ed approvati dalle Commissioni per la dirigenza statale, regionale o locale, non si comprende come sarà possibile avere una dirigenza statale medica in cui la posizione dirigenziale avviene per progressione contrattuale.
2. L’incarico sarà quadriennale, rinnovabile per una sola volta per ulteriori due anni senza ricorrere alla procedura di avviso pubblico. Pertanto superati i 6/7 anni cosa avverrà? Forse il solito emendamento per i soli medici e saranno ri-collocati in altre dirigenze regionali per coprire ulteriori posti.
3. È comprensibile la volontà da parte della dirigenza medica di rendere esclusivo il proprio tavolo ma non più sostenibile. Il processo di "care" non è più monopolio medico né tanto meno infermieristico ma è sicuramente multidisciplinare e quindi di tutta la Dirigenza sanitaria. Non possono confrontarsi Dirigenti con ruoli diversi quando gli stessi sono impegnati di fatto quotidianamente nei processi di cura, integrandosi con la propria specificità e garantendo specifici outcome fondamentali e strategici.
 
Per queste ragioni ci sembra opportuno collocare il dirigente infermieristico e delle professioni sanitarie con i medici posizionando tutti nello stesso ruolo dirigenziale. Prevedere i ruoli intermedi, come avviene per la dirigenza medica, ovvero individuare posizioni nelle U.O. semplici, complesse e nella dirigenza strategica nonché nei dipartimenti i dirigenti gestionali e clinici delle professioni sanitarie.
 
4. definire il rispetto e la valorizzazione della storica presenza della dirigenza infermieristica e poi delle professioni sanitarie, attraverso il riconoscimento di un contratto unico con i medici, in cui tutti i dirigenti, con responsabilità, siano fautori del raggiungimento degli obiettivi del SSN è auspicato da più parti e da molti colleghi medici di direzione strategica.
 
5. Ridefinire la Dirigenza di area secondo i bisogni dei cittadini. Come il Ministro Lorenzin ha scritto, nel 2024 ci sarà una popolazione composta più da anziani che da giovani, questo è tradotto con un nuovo tipo di bisogno che rivede schemi organizzativi, prestazioni e LEA.
 
Infine è opportuno dichiarare apertamente che i 5 anni di anzianità sono importanti nella posizione professionale richiesta, ma anche una intera vita professionale dedicata alla dirigenza e i relativi risultati ottenuti devono essere valutati nei criteri di affidamento degli incarichi. Se nei criteri della nuova collocazione dei dirigenti infermieristici non prevediamo questo riconoscimento rischieremo di perdere la leadership di intere regioni, soprattutto le regioni meridionali che attualmente sono indietro nel processo di formalizzazione della dirigenza delle professioni sanitarie.
 
Ad oggi abbiamo denunciato più volte che in alcune regioni le scelte politiche si limitano a nominare ruoli unici di dirigenza rendendo precaria e fittizia la struttura organizzative delle professioni sanitarie che si fonda prevalentemente su posizioni organizzative. La non applicazione della 251/200, ha portato ad individuare direzioni infermieristiche che oggi ci sono e domani non più, a definire aspetti gestionali dei più disparati e impropri senza alcun potere decisionale su budget o scelte strategiche da parte del dirigente designato.
 
Il conferimento degli incarichi di struttura complessa, SITRA (Servizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo Assistenziale), che comporta l’inserimento di detto dirigente nell’Elenco Nazionale dei Direttori di Struttura Complessa, ancora avviene utilizzando da regione a regione procedure diverse e spesso molto discutibili. Sono rari, anzi molto rari i concorsi per la direzione SITRA portati a termine con la nomina del dirigente, molte regioni non hanno fatto nulla (Calabria), alcune hanno indetto e si resta in attesa (Lazio), altre in fase di istruttoria. Attualmente molti colleghi si trovano a dirigere strutture complesse in posizione di dirigente delle professioni sanitarie senza che l’Azienda abbia provveduto alla nomina di direttore. La non nomina trova giustificazioni inaccettabili ... la prima è quasi sempre il requisito dei cinque anni o peggio dei dieci anni che ovviamente esisterebbero solo riconoscendo il ruolo di OPD.
 
Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin ha dichiarato, rivolgendosi ai medici, che ci sarà un Albo nazionale dei dirigenti, gli infermieri ci devono essere. Rispetto al passato, il tema della dirigenza per i nostri profili non può essere lasciato sullo sfondo delle nuove sfide che la sanità deve affrontare e che pongono il sistema di fronte a scenari inediti. Affrontarli significa mettere in campo fin da ora modelli organizzativi in cui le professioni lavorano integrandosi tra loro. La dirigenza tutta in questa prospettiva assume importanza cruciale e le diverse sensibilità professionali sono una ricchezza irrinunciabile in questo senso, ma se dovessero prevalere interessi di parte il sistema non migliora, crolla.
 
La dirigenza sanitaria tutta di cui i dirigenti infermieri sono parte a pieno titolo, lavora nelle stesse strutture e con gli stessi scopi. Gli infermieri operano fianco a fianco dei medici, con lo stesso obiettivo: la salute dei pazienti. Con i medici si coordinano e organizzano la migliore assistenza possibile. Con questi si confrontano per trovare le soluzioni più innovative e appropriate, ognuno secondo la propria professionalità, ma sicuramente e sempre in team, per garantire una risposta efficace e omogenea ai bisogni dei pazienti. Se due treni vanno nella stessa direzione è impensabile che, partendo dalla stessa stazione, vadano uno in senso opposto all’altro.
 
O, peggio, siano gestiti e amministrati con regole e da persone diverse, correndo il rischio di scontrarsi tra loro: è chi li guida che determina il successo del viaggio ed è una guida che deve essere condivisa da tutti. Ora è indispensabile che il rinnovo contrattuale non sia terreno di scontri, ma una buona occasione per ridefinire a pari dignità con le altre professioni il contributo fin qui comunque offerto da ognuno.
 
Come afferma il Presidente della Federazione IPASVI, Barbara Mangiacavalli, la Dirigenza Sanitaria è una. Sia pure con ruoli, finalità e percorsi diversi. Ed è questo il senso che una riforma voluta per migliorare i processi della pubblica amministrazione deve avere, non altri. Come presumibile essere presenti nella discussione con l’ARAN è assolutamente necessario e auspicabile, la richiesta è legittima anche se manca ad oggi un sindacato della dirigenza infermieristica, ci proponiamo come esperti per l’ARAN su questo tema e invitiamo la Federazione IPASVI a farsi promotore di iniziative per poter concretizzare questa proposta come affermato alla conferenza di Bologna nel gennaio us con il Presidente Sergio Gasparrini.
 
Comitato Direttivo del Comitato Infermieri Dirigenti (CID)

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