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Mercoledì 10 FEBBRAIO 2016
Perché i medici e i loro generali hanno paura del cambiamento

I medici sino ad ora hanno messo in fila una serie di sconfitte nel senso che tutte le loro battaglie sono risultate alla prova dei fatti “inconseguenti” cioè non hanno prodotto risultati. Il motivo? Nessuna vera piattaforma per rimettersi in gioco da vincenti (quarta e ultima parte)

Secondo il mio maestro Sunzi (Arte della guerra, Qs 22 ottobre 2015) non esiste un nemico invincibile e la guerra è un’arte da  studiare a fondo e i cui principi  si basano  prima ancora che sulla forza degli eserciti sulla conoscenza, le abilità, l’intelligenza, le capacità e il buon senso ... dei generali.
 
Secondo questo principio il nemico dei medici, cioè i vari governi con i quali hanno avuto a che fare, sarebbe invincibile perché tutte le più importanti battaglie ingaggiate (almeno negli ultimi 10 anni) sono state perse.
 
In realtà sempre secondo Sunzi, questi governi sono invincibili ma solo perché i generali scelti dai medici per combatterli non conoscono  l’arte della guerra e meno che mai hanno i requisiti che essa impone.
 
Il mio maestro a questo proposito è molto chiaro: “chi li padroneggia, vince, chi non se ne cura, è annientato. I medici sino ad ora hanno messo in fila una serie di sconfitte nel senso che tutte le loro battaglie sono risultate alla prova dei fatti “inconseguenti” cioè non hanno prodotto risultati e a causa di ciò le cose sono andate sempre peggio:
· la “questione medica” si è aggravata perché  chi perde in genere  viene sottomesso,
· il problema contrattuale  è diventato praticamente irresolubile perché in genere chi perde la guerra perde anche il potere negoziale,
· la crisi del ruololi espone alle scorribande da parte di altre bellicose  professioni viciniori  ma soprattutto a quelle delle regioni assatanate di risparmi.
 
Oggi i generali dei medici rischiano, a forza di fare scioperi a senza piattaforme, di perdere quello che il mio maestro chiama il Tao cioè il favore dell’esercito e del popolo.
 
Probabilmente in ragione di questo rischio essi ogni tanto si riuniscono per decidere di tirare fuori la loro durlindana d’ordinanza dopodiché alla testa dei loro battaglioni sempre più decimati, dalla collinetta, anche questa di ordinanza, comandano  l’ennesimo attacco,  regolarmente respinti con ignominia.
 
Con le bandiere che cadono nel fango l’impressione è di avere a che fare con generali impotenti, ma non nel senso malizioso che si potrebbe  pensare  (“l’assoluta  e avvilente assenza delle normali o necessarie capacità”)ma nel senso di quella che la psicologia definisce  “impotenza appresa”. Di che si tratta? E’ la situazione di chi è abituato a perdere e continua a perdere anche se ha delle occasione per vincere perché  ripete sempre gli stessi errori. Per esempio  piattaforme  sbagliate, stati generali insulsi, e scioperi  poco meditati.
 
Quando i generali “apprendono” dalle loro sconfitte  che non si  può più vincere è un bel problema. Teoricamente si porrebbe la questione di cambiare generali, ammesso di averne di ricambio, ma se vogliamo stare con i piedi per terra la cosa migliore è convincerli a cambiare le loro strategie, a recuperare le forze,  a preparare una nuova campagna, scegliendo con cura  il periodo migliore, ma soprattutto attrezzandosi per tempo  con una serie di azioni  a sorpresa volte ad indebolire il loro avversario e attaccandolo  su più fronti.
 
Nei loro confronti, come avrete capito, non c’è nulla di personale,  al contrario, in ragione di tante battaglie fatte insieme c’è affetto e amicizia almeno da parte mia. Poi se loro sono permalosi per le cose che scrivo  è un problema loro. Ma una cosa è certa se ci teniamo alla professione se vogliamo salvare i presupposti fondanti della medicina ippocratica, se davvero  abbiamo a cuore  la sanità pubblica,  dobbiamo cambiare piattaforma  e quindi strategia.
 
Non è facile, la questione è piuttosto complessa. Ai problemi  degli uomini si mischiano quelli  di una organizzazione della rappresentanza pensata più come una “camera di commercio” che  altro. Oggi i nostri  prodi generali si scagliano  contro la medicina amministrata ed hanno ragione a farlo.
 
Bravi, peccato che nella vostra  piattaforma dei 10 punti non ve ne è uno che parli  specificatamente della questione...e meno che mai che proponga come risolverla. Però  gli stessi generali si sono preoccupati ,nel punto 6 ,di definire compiutamente   “Ruolo e regolamentazione dei Fondi Sanitari Integrativi” . Ma vi sembra sensato?
 
Questi generali, anche se le prendono di santa ragione, sono intimamente convinti (soprattutto quando dichiarano sciopero) in cuor loro di essere dei grandi condottieri. Ma  allora amici miei a fronte di tanta fierezza perché  organizzate la rappresentanza  in modo tale da  rendere qualsiasi generale anche il   più  scrauso,  irrecusabile? A sentirvi parlare qualunque  sconfitta è sempre giustificata dalle colpe di qualcun altro più frequentemente  da quelle  del nemico invincibile o come sento spesso, da quelle  dei  propri  generali alleati.
 
Alla fine I generali  hanno quasi  l’obbligo morale, soprattutto  per i redditi che cumulano , di essere  eroi. Obbligo che quando li senti parlare ai convegni  adempiono devo dire con molta veemenza facondia e fermezza. Che magnifico orgoglio guerriero nelle loro raffinate analisi! Quanta severità mordace  nei loro giudizi sul proprio avversario!
 
Ma  alla fine  questi  prodi generali  a ben guardare, a parlarci  appena cinque minuti davanti a un caffè, si rivelano degli onesti spaesati ,in senso  heideggeriano si intende , cioè dei generali angosciati dalle loro sconfitte, di altre epoche, abituati ad un altro tipo di guerra, e che oggi nel tempo dei droni e  delle bombe intelligenti  ma anche ahimè del terrorismo, continuano a mettersi  la feluca e a ordinare  assalti all’arma bianca .
 
Le loro battaglie negli anni passati non sono state meno belluine ma quasi sempre sono state uno strumento per oliare un sistema di accomodamenti e compromessi  e in molti casi favori.
 
Con le loro battaglie hanno appoggiato e fiancheggiato  certi partiti o certi governi, o certi ministri, avendo in cambio  rinnovi contrattuali, incarichi, leggi fatte su misura e fornendo  a loro volta  alla stessa politica un po’ di tutto: deputati, assessori, sottosegretari, direttori generali, e qualche sub commissario, tutti rigorosamente ex sindacalisti o ex qualcos’altro.
 
Oggi tutto è cambiato. Oggi fare il sindacalista è molto più difficile di ieri. Oggi non ti aiuta nessuno e il sindacato te lo devi quasi inventare di volta in volta con una controparte davanti  che non ti da mai niente senza avere  mai niente in cambio.
 
Oggi Il consociativismo  di una volta  è finito come è finito il collateralismo  dei medici in parlamento o nelle istituzioni, per cui non c’è più trippa per  gatti. E come dice sconsolato qualche generale  amico mio alcuni di loro  si sono ritrovati, da un momento all’altro,  “senza referente politico”. Quindi orfani  di madre e di padre abbandonati sotto la neve a vendere fiammiferi. Poveretti! Che pena!
 
Ma perché ho voluto scrivere questi sgradevoli articoli? Dando probabilmente un dispiacere a qualche amico mio e irritando ancora di più coloro che facendomi torto ovviamente mal mi sopportano?
 
Perché:
· non me la sento di assistere inerme allo sfascio di questa professione perché questa professione nel bene e nel male ha garantito a tutti una grande  medicina pubblica,
· come riformatore  sono stufo di prenderle,
· la situazione è grave.. non si perdono le battaglie senza conseguenze,
· ormai siamo arrivati al crepuscolo della medicina ippocratica  e quella che sembra imporsi   non mi piace.
 
Perché:
· credo  soprattutto che si possa con pazienza e intelligenza risalire la china e tornare a vincere,  
· le idee per vincere non mancano e anche di quelle buone ma  ci vuole strategia, progettualità, eserciti ben addestrati e tanta ..tanta intelligente determinazione.
 
No ...amici miei... ha ragione  il mio maestro Sunzi... non esiste un nemico invincibile  e  trovo assurdo che il vostro principale  nemico sia il cambiamento .
 
Buona fortuna
 
Ivan Cavicchi
 
 
Leggi la prima, la seconda e la terza parte

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