quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 02 MARZO 2016
Question time/2. Utero in affitto. Lorenzin: “Confermo il divieto”. E annuncia: ”Il 7 maggio il primo fertility day”

Il Ministro risponde a due interrogazioni in tema di maternità surrogata: “Intendo far valere la legge attualmente in vigore in Italia, che punisce la pratica”. E sul calo delle nascite: “Dobbiamo provocare un capovolgimento della mentalità corrente, volto a rileggere la fertilità come bisogno essenziale, non solo della coppia, ma anche dell'intera società. Il 7 maggio ci sarà il fertility day”.

(Iniziative per rendere pienamente efficace il divieto del ricorso all'utero in affitto e per sostenere la maternità nei nuclei familiari di persone stabilmente sposate – n. 3-02068)
  
 
PAOLA BINETTI (AP). Sono tre i fatti che vorrei mettere in fila, uno dietro l'altro. Il primo, come è noto, è la contrazione delle nascite che c’è stata in quest'ultimo periodo, testimoniata dai dati Istat. Il secondo è la sproporzione che c’è tra persone che desiderano adottare un bambino e i bambini adottati, con tutte le complicazioni dell’iter burocratico che questo troppo comporta. E il terzo punto, esploso in questi giorni, è come, in perfetta contraddizione con la legge n. 40 sulla procreazione medicalmente assistita, è oggi possibile che tanti casi di bambini nati dalla maternità surrogata possono davvero occupare, non dico tanto le prime pagine dei giornali, quanto occupazioni, preoccupazioni e mi sembra di capire anche investimenti in questa direzione.
 
BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Ringrazio l'onorevole Binetti per aver voluto con la presente interrogazione richiamare l'attenzione di tutti noi sui dati, sempre più allarmanti, diffusi dall'Istat sul preoccupante fenomeno della denatalità in Italia, dati che certificano che siamo ormai vicini alla cosiddetta soglia di non sostituzione, dati tra l'altro che non sono dati empirici, sono dati che si basano su i nati attualmente nel nostro Paese, nati negli ultimi dieci o quindici anni e quindi noi già sappiamo quanto sarà la popolazione anziana tra quindici, venti o trent'anni e quindi possiamo dire apertamente che il tema della denatalità nel nostro Paese è un tema che dobbiamo affrontare da più punti di vista e che deve essere centrale, non solo in questo, ma probabilmente nei prossimi Governi, per cercare di invertire un trend estremamente preoccupante, non solo dal punto di vista sociale e previdenziale, ma anche dal punto di vista economico e per lo sviluppo dell'Italia. In questo senso, per quanto di mia competenza, quindi rimettendomi alle mie competenze sanitarie, ho adottato il Piano nazionale della fertilità.
 
È stato un Piano fortemente voluto, uno strumento con il quale abbiamo evidenziato con grande enfasi il pericolo della denatalità, la bellezza della maternità e della paternità, il rischio delle malattie che impediscono oggi di diventare genitori, la diagnosi precoce di malattie che possono compromettere la fertilità e l'aiuto della medicina per le donne e per gli uomini che non riescono ad avere bambini, prima che sia troppo tardi, oltre ovviamente ad un'informazione diffusa su quelli che sono i tempi biologici della maternità e i tempi biologici della fertilità. 
 
L'obiettivo è quello di provocare un capovolgimento della mentalità corrente, volto a rileggere la fertilità come bisogno essenziale, non solo della coppia, ma anche dell'intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione, basato ovviamente sui dati, sui fatti e sulla possibilità delle persone di fare delle scelte in modo libero, avendo una piena conoscenza dei dati e delle questioni legate proprio alla propria fertilità e alle malattie che la possono compromettere. 
 
In questo momento, stiamo lavorando all'organizzazione del primo «fertility day», la Giornata nazionale per l'informazione e la formazione sulla fertilità, che si svolgerà il prossimo 7 maggio, dove la parola d'ordine sarà proprio quella di riscoprire un prestigio di essere genitori e di essere madri e che diventerà un appuntamento annuale, attraverso il quale proprio formare alla consapevolezza della propria fertilità, ovviamente anche combattendo e aprendo una vera e propria campagna contro le malattie sessualmente trasmissibili che – ricordo – sono nel nostro Paese in incremento e in aumento, soprattutto tra i giovanissimi, e sono causa di molte patologie gravi, tra cui proprio patologie che impediscono la fertilità. 
 
Sull'ultimo punto che lei ha citato, quello dell'utero in affitto, come Ministro, intendo far valere la legge attualmente in vigore in Italia, che punisce la pratica dell'utero in affitto e, come Ministero, siamo già intervenuti di fronte alla Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo per difendere la legge italiana. 
 
Sul tema invece delle adozioni, so che è appena cominciata e sta per cominciare un'indagine conoscitiva proprio qui alla Camera dei deputati e questa sarà la sede opportuna per poter rivedere le norme vigenti, proprio per facilitare l'accesso all'adozione.
  
PAOLA BINETTI. Ministro, come la sua risposta lascia supporre, c’è un'attenzione reale a quella che è la prevenzione dell'infertilità attraverso anche il Piano nazionale fertilità, che dovrebbe in modo preventivo ridurre, perlomeno per le coppie eterosessuali, il ricorso all'utero in affitto. Non c’è dubbio che ricorrano a questa pratica persone che, desiderando avere un figlio, non sono in condizioni di poterlo avere; agire sulle cause a monte può essere un buon modo per ridurre questo ricorso. Questa è una condizione necessaria, ma non sufficiente; il quesito che noi poniamo è chiedere una applicazione stringente della legge n. 40. Sappiamo tutti quanti che la legge n. 40 ha in qualche modo irritato molte parti politiche e ha irritato anche molte parti sociali, per cui c’è stato un tentativo di smantellarla punto per punto; oggi come oggi, quello che resta fortemente in vigore di quella legge è il «no» esplicito al ricorso all'utero in affitto, cioè alla maternità surrogata. È opinione, che si sta facendo come dire dilagante, perché in qualche modo evoca suggestive immagini di amore, di relazione di cura e di presa in carico quella che trascura il fatto dominante, che è la strumentalizzazione del corpo femminile, che è l'abbandono doppio a cui questo bambino viene in qualche modo esposto e che poi è tutto un processo di educazione successivo che consegna questo bambino a un'educazione, in questo caso, omogenitoriale, che non può non avere conseguenze su quello che è il suo sviluppo successivo. 
Noi è su questi punti che chiediamo un'attenzione particolarmente attenta e particolarmente vigilante. Poi, ben venga la rimozione delle cause che, perlomeno per quanto attiene alle coppie eterosessuali, conduce all'infertilità di coppia.
 
 
 (Iniziative normative volte a prevedere che il divieto del ricorso all'utero in affitto possa essere perseguito anche nel caso di maternità surrogata realizzata all'estero – n. 3-02069)
  
GIAN LUIGI GIGLI (DES-CD). Grazie, Presidente. Signora Ministro, io riprendo la discussione da dove l'ha appena lasciata con l'onorevole Binetti, ovviamente. La discussione attorno alle unioni civili e ai recenti fatti di cronaca, che hanno riguardato anche note figure della politica, hanno riproposto all'attenzione dell'opinione pubblica la pratica aberrante della maternità surrogata. 
 
È una pratica, come è stato già detto, vietata in Italia dalla legge n. 40, per la quale, tuttavia, l'entità della pena prevista non consente l'automatica perseguibilità del reato se questo è stato commesso all'estero. Quindi, noi vogliamo riportare alla sua attenzione la rilevanza sanitaria del problema, auspicando che ci sia un raccordo, da parte del suo Ministero, anche con il Ministero della giustizia perché ci sia un intervento, così come oggi consente il codice penale, del Ministro della giustizia per perseguire, a richiesta, questi reati in attesa di nuove leggi.
 
BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Grazie. Ringrazio l'onorevole Gigli per all'interrogazione, che mi consente, anche dopo quella dell'onorevole Binetti, di ribadire ancora una volta la mia più ferma condanna nei confronti di una pratica, quella della cosiddetta maternità surrogata, che non ho esitato a definire un vero e proprio abominio; pratica che, ricordo, come avete detto anche voi, essere proibita dalla legge in Italia e, quindi, attualmente è illegittima. 
 
In questi giorni moltissimi esponenti della politica delle più diverse provenienze ed appartenenze e della stessa società civile hanno preso posizione contro la cosiddetta maternità surrogata e anche il nostro Presidente del consiglio si è espresso in tal senso. Per quanto riguarda la domanda postami dall'onorevole Gigli, io ritengo di considerare le forme e i modi più opportuni per raggiungere questo obiettivo comune in sede parlamentare. Quindi, credo che ci sarà l'opportunità in sede parlamentare di poter cercare e trovare un largo consenso su questo tema.
 
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, signor Ministro. Io sono certo della sua sensibilità, così come sono certo che lei si rende conto di tutta la rilevanza, dal punto di visto proprio della tutela della salute, di questo tema, che, come è stato detto dalla collega Binetti poc'anzi, riguarda anche, purtroppo, numerose coppie eterosessuali. Allora, io credo che il tema della commercializzazione, dell'uso commerciale del corpo umano, che riguardi il sangue, che riguardi gli organi o che riguardi, appunto, la donazione di gameti o che riguardi l'utero in affitto, è un tema che è qualificante per la sanità di questo Paese. Noi ci vantiamo di essere un Paese nel quale queste pratiche non sono oggetto di mercimonio e tanto meno sono oggetto di sfruttamento del prossimo. 
Allora, io, da un lato, apprezzo la sua sensibilità per un'azione di tipo parlamentare, come è stato detto, le rinnovo l'invito a farsi portavoce presso il Dicastero della giustizia perché ci sia la perseguibilità, a richiesta del Ministro intanto, dei reati commessi e, per il resto, non posso altro che auspicare che da parte dell'insieme del Governo ci sia una sensibilità perché questo reato del turismo riproduttivo – vogliamo chiamarlo così ? – sia perseguito internazionalmente, così come avviene per il turismo sessuale a danno dei minori. In questo caso è un turismo riproduttivo a danno della donna e dobbiamo, analogamente al turismo sessuale a danno dei minori, renderlo un reato perseguibile anche se commesso all'estero.

© RIPRODUZIONE RISERVATA