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Lunedì 07 MARZO 2016
Lombardia. Cgil: “Alle donne che lavorano nele funzioni pubbliche non sono roconosciuti pieni diritti”

E' l'allarme lanciato dal sindacato alla vigilia della festa della donna. Proprio per invertire il trend, verrà presentata una Carta dei diritti universali del lavoro “per estendere i diritti alle persone a prescindere dalla loro tipologia lavorativa o contrattuale. Per estendere i diritti a partire dalle fasce più deboli. E le donne sono tra queste”.

Le donne, anche quelle che operano nelle funzioni pubbliche, ancora mancano del riconoscimento pieno di diritti. E su loro gravano sempre più compiti, con i tagli al welfare che complicano il loro tempo di vita, oltre che di lavoro. Quando ce l’hanno e se ce l’hanno in genere è in condizioni di disfavore rispetto a quello degli uomini. E’ l’allarme lanciato dalla Fp Cgil Lombardia in vista della festa della donna.

“Quest’anno vogliamo accompagnare l’8 marzo – sottolinea una nota - con la Carta dei diritti universali del lavoro: una sfida che la Cgil lancia al paese intero, con tanto di raccolta firme per farne proposta di legge di iniziativa popolare, per estendere i diritti alle persone a prescindere dalla loro tipologia lavorativa o contrattuale. Per estendere i diritti a partire dalle fasce più deboli. E le donne sono tra queste”.

La Carta vuole essere il nuovo Statuto delle lavoratrici e lavoratori. “E si chiama Carta perché rimanda alla nostra Carta Costituzionale e a suoi principi considerati appunto inderogabili e universali. Carta, ancora, è femminile. Come tanti diritti che devono poter essere davvero esigibili per le donne: dal diritto alla conciliazione tra vita familiare e vita professionale, al diritto a non essere discriminate nell’accesso al lavoro e nel suo esercizio. Dal diritto alla tutela delle invenzioni e delle opere del proprio ingegno al diritto ad una adeguata tutela pensionistica. Dal diritto a un lavoro decente e dignitoso al diritto a lavorare sicure, senza minacce, violenza, intimidazioni. Libere di esprimere se stesse, il proprio pensiero e il proprio corpo. Diversamente – conclude - da come purtroppo succede nelle cronache, sempre più insanguinate dai femminicidi”.
 

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