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Lunedì 07 MARZO 2016
Cgil Medici: “In 5 anni sono diminuite le donne primario. Sono solo il 15% rispetto agli uomini”

È quanto risulta da un'analisi del Sindacato, in occasione della festa dell'8 marzo, condotta sugli ultimi dati ufficiali del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato. “Il trend di un aumento in valori assoluti delle donne medico non vale per il ruolo apicale di direttore di struttura complessa”. Cozza: “Sono ancora oggi discriminate”.

Negli ultimi cinque anni sono diminuite le donne primario e sono solo il 15% rispetto agli uomini. È quanto risulta da un'analisi della Fp Cgil Medici, in occasione della festa dell'8 marzo, condotta sugli ultimi dati ufficiali del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato. Un lavoro nel quale si evidenzia come, dal 2009 al 2014, i medici sono diminuiti di ben 5.689 unità (passando da 112.817 a 107.128) ma le donne medico nel Servizio sanitario nazionale sono aumentate di 2.242 (da 41.896 a 44.138).

Il trend di un aumento in valori assoluti delle donne medico, spiega la Funzione Pubblica Cgil Medici, non vale per il ruolo apicale di direttore di struttura complessa (ex primari): a fronte di una diminuzione di 2.000 unità (da 9.691 a 7.691) negli ultimi 5 anni, c'è stata una riduzione anche delle donne di 126 unità (da 1.283 a 1.157). Nel 2014 il 41% dei medici dipendenti del Ssn è donna ma solo il 15% è direttore di struttura complessa.

La politica dei tagli nella sanità, afferma il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza, “ha colpito drasticamente anche il numero dei medici del Ssn, portando anche ad una diminuzione dei ruoli apicali delle donne, che rappresentano ancora solo il 15% rispetto al totale”. Per il dirigente sindacale “le donne medico sono ancora oggi discriminate nel raggiungimento dei ruoli gestionali apicali, con l'aggravante dei tagli in sanità. Ma il nostro impegno nel superare le diseguaglianze continua, con l'obbiettivo di eliminare gli ostacoli, a partire dall'organizzazione del lavoro, con una maggiore conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita, a partire dal  #giustOrario europeo: almeno 11 ore di riposo giornaliero, un orario di lavoro massimo di 48 ore settimanale e un giorno di riposo settimanale”, conclude Cozza.

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