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13 MARZO 2016
Meglio il ‘politichese’ che il demansionamento



Gentile Direttore,
non si può rimanere che sorpresi nel leggere il paradossale invito rivolto dal presidente del Comitato Infermieri Dirigenti a Ivan Cavicchi e a quanti in qualche modo si trovino d’accordo con le sue analisi, di abbandonare il politichese. Come se, avvicinare gli infermieri italiani alla politica usando la riflessione e la metafora per analizzare i problemi che attanagliano questo mondo professionale dal di dentro, anziché schioccare abilmente la frusta della minaccia e del ricatto usando a proprio piacimento il codice deontologico, non servisse finalmente a prendere coscienza dei meccanismi perversi che ci inchiodano lì, al demansionamento (tipica espressione in politichese) e all’ipertecnicismo, per chi salvandosi da mansioni minori si illuda con esso di essersi elevato e reso decisionalmente autonomo.
 
Politichese….rivolto a chi, per ripensarsi, usa un linguaggio che vuol essere di proposito rottura con quanto la mal politica di questi saggi dirigenti ha saputo fino ad oggi costruire intorno agli infermieri italiani: una tale misura di pragmatismo da trovarsi per molte ore della loro giornata, nelle corsie degli ospedali, delle RSA e al domicilio degli assistiti a rifare i letti, l’igiene, le pulizie, in qualche caso gli elettricisti, gli idraulici, i portantini, i tecnici informatici…con in mano una laurea che è costata fatica intellettuale, spesa economica per le famiglie e per i cittadini di questo stato. Come se, esprimere il proprio disagio, denunciarlo…quasi declamarlo, significasse renderci improduttivi, illuderci di una realtà che non sarà mai! Mi spiace veramente. La distanza tra i Dirigenti Infermieristici e gli Infermieri è assoluta! Venire qui su questa testata a fare annunci per contrattazioni separate e infine voler liquidare con la parola “politichese” riflessioni che sono entrate molto più in profondità di quanto il freddo e calcolatore sguardo aziendale dei “nostri” dirigenti abbia saputo fare è finalmente la ciliegina sulla torta.
 
All’indomani dell’accordo tra i “soli” sindacati medici e il governo, appaiono ancora più lampanti le posizioni dei nostri dirigenti, di fatto così discoste dalla realtà e dal corpo degli oltre quattrocentomila professionisti che dovrebbero dirigere! Spiace veramente trovare consolidata in queste parole l’impressione che la filosofia ed il modus operandi di qualche Dirigente Infermieristico sia in realtà un fatto consolidatamene generale e che ancora una volta, la nostra Federazione, è piuttosto espressione di questa parte che della maggioranza degli infermieri. Non credo sarà mai possibile una saldatura tra questi due mondi se non passando per un seria e profonda rivoluzione riformatrice.
 
In molti hanno chiesto l’abolizione, almeno la ridiscussione dell’Art. 49 del codice deontologico, in molti chiedono da tempo gli stati generali sella professione. Ma, saldi sulle proprie poltrone, dirigenti della federazione e dirigenti aziendali, sorretti da un potere che gli discende da un obbligo di affiliazione sempre più discutibile e da sempre più flebili meccanismi di tutela sindacale, si mostrano assolutamente sordi a questi richiami anche solo sul piano della discussione, etichettando questo livello di riflessione col termine “politichese”.
 
Luca Sinibaldi 
Infermiere di medicina generale (Pisa)

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