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Giovedì 17 MARZO 2016
XIV Congresso Siprec. L'allarme dei cardiologi: “Smartphone, computer e tablet creano dipendenza come droghe e alcol”

In alcune persone sarebbero riscontrabili gli stessi sintomi di chi abusa di sigarette o alcolici, crisi di astinenza e euforia. In Italia l'81 per cento dei tredicenni si collega a internet tutti i giorni. Per il 12% accedere a un social network è la prima attività dopo il risveglio e per il 35% l'ultima prima del sonno. Quanto alle donne: "Si staccano difficilmente dal computer e cercano risposte per affrontare meglio ansia, depressione, difficoltà sentimentali e diete".

In Italia l'81 per cento dei tredicenni si collega a internet tutti i giorni. Per il 12% accedere a un social network è la prima attività dopo il risveglio e per il 35% l'ultima prima del sonno. Sempre più giovani e giovanissimi sono preda di un uso eccessivo e scorretto delle nuove tecnologie (da smartphone a tablet e pc) con conseguenti rischi sul fronte dello sviluppo cognitivo, della salute psichica (sbalzi di umore e tendenza all’isolamento), ma anche del comportamento e di tipo più prettamente fisico, soprattutto problemi ortopedici, di postura, di vista e sovrappeso, quest’ultimo causato dalla sedentarietà.
 
Ogni giorno otto ore al tablet: “Per i piccoli è una droga”. L’allarme arriva dai cardiologi e medici internisti italiani, fino al 19 marzo riuniti a Napoli per la XIV edizione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC), presieduta da Bruno Trimarco.

“Il 71% dei tredicenni si collega alla rete con il proprio telefonino – afferma Grazia Modena, professore ordinario di Cardiologia e membro del Comitato Scientifico della Siprec - e lontano dal controllo dei genitori. Il 46% degli adolescenti passa da 1 a 3 ore al giorno sul web e il 26% supera le 3 ore. Per 6 giovani su 10 internet è 'irrinunciabile' e quasi uno su 4 senza i suoi amici virtuali 'si sente solo'. Non è tutto: 88 ragazzi su 100 riconoscono nelle tecnologie la prima causa di comportamenti di abuso, non correlati a sostanze. Una dipendenza, quella da apparecchi tecnologici, che oltre a scatenare alterazioni dell’umore (nell’uso dello strumento si prova un aumento dell’eccitazione o maggiore rilassatezza) è alla base di numerosi rischi per la loro salute. Tra questi: sovrappeso, causato dalla vita sedentaria, difficoltà nell’apprendimento scolastico dovuta al poco tempo dedicato allo studio e alla scarsa concentrazione, perché distratti dal gioco, isolamento e tendenza all’introversione. Sempre più i videogiochi, infatti, sostituiscono i rapporti personali e le relazioni sociali. Tocca ai genitori inventare attività e giochi per staccare i loro figli dagli schermi, anche se proprio i genitori sembrano aver ormai abdicato al loro ruolo di controllo: due su tre non impongono neanche una regola sull'uso di tablet, tv, telefonini e videogiochi”.

“In alcune persone - dichiara Bruno Trimarco, presidente della Siprec e Direttore del Dipartimento di Cardiologia, Cardiochirurgia ed Emergenze Cardiovascolari Università Federico II di Napoli - sono riscontrabili gli stessi sintomi di chi abusa di sigarette o alcolici: crisi di astinenza e euforia. Basti pensare alle persone che si incontrano in treno o in metropolitana, quindi per tragitti brevi, compagni di scuola o colleghi di lavoro che invece di parlare si accaniscono sui loro smartphone”.

Tra gli adulti, invece, a rischio “dipendenza da cellulare e pc” sono soprattutto le donne. “Si staccano più difficilmente dal computer – sottolinea Modena - perché nella 'rete' cercano risposte per affrontare meglio ansia, depressione, difficoltà sentimentali, diete. Tentano di trovare l’elisir di lunga vita ma in realtà rinunciano al movimento a favore di una cattiva abitudine: la sedentarietà. Per non parlare della 'salute sul web': ormai la metà degli italiani, in questo tra uomini e donne non c’è differenza, cerca attivamente on line informazioni su malattie, sintomi, cure e medicinali da assumere. Uno su 4 utilizza blog e forum, in particolare tra i più giovani. Un fenomeno preoccupante che deve far riflettere”.  
 
Lorenzo Proia

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