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Venerdì 08 APRILE 2016
Sicilia. Movimento per la Salute dei Giovani: “La Cardiochiurgia pediatrica deve tornare a Palermo, trasferimento a Taormina è stato più che dannoso”

Nel 2010 vi fu il trasferimento che il presidente del Movimento, Fabrizio Artale, giudica del tutto incomprensibile “per la conosciutissima inadeguatezza del Presidio Ospedaliero ospitante, che è innegabilmente privo di reparti pediatrici”. E propone di riportare il reparto nel capoluogo siciliano, in particolare presso “il considerevole e stimato Ospedale Pediatrico Di Cristina con le sue eccellenti divisioni specialistiche”.

Nel 2010, il funzionante ed operativo Reparto di Cardiochirurgia Pediatrica, ubicato presso l’Ospedale ARNAS/Civico di Palermo, veniva trasferito temporaneamente nel Presidio Ospedaliero provinciale “S. Vincenzo” di Taormina (decreto del 3 maggio 2010 n. 1188). “Questa discutibile decisione disponeva – ricostruisce, in una nota, il ‘Movimento per la Salute dei Giovani’ - in aggiunta, una onerosa ristrutturazione di 10 milioni di euro e la convenzione con l’Ospedale Pediatrico capitolino Bambino Gesù di 8 milioni di euro all’anno. Purtroppo, dal 7 novembre 2010 ad oggi, si può constatare che la scelta praticata non è stata consona alle aspettative di tanti sofferenti che, loro malgrado, continuano a recarsi verso altri centri di cure specialistiche in altre regioni, non per carenze professionali ma per la conosciutissima inadeguatezza del Presidio Ospedaliero ospitante, che è innegabilmente privo di reparti pediatrici”.

Il presidente del Movimento, Fabrizio Artale, osserva che “finalmente, in questi giorni è tornato alla ribalta questo annoso problema che necessita di una urgente soluzione per il bene di tanti bimbi e giovani cardiopatici siciliani che non devono più essere le vittime sacrificali di decisioni scellerate”. Le varie interrogazioni, interpellanze, audizioni in commissione sanità ed appelli vari hanno prodotto, prosegue, “il deplorevole effetto ‘scaricabarili’”. E, fa notare, la Ministra Beatrice Lorenzin ha dichiarato pubblicamente: “spetta esclusivamente alla regione siciliana assicurare l'effettiva operatività del servizio cardiologico pediatrico presso la struttura che secondo le valutazioni della stessa regione sia meglio in grado di assicurare la massima assistenza dei pazienti” (Question/Time presso la Camera dei Deputati del 2 marzo 2016).

Per Artale è quindi inammissibile constatare come “questa assurda situazione si è tramutata in una desolante ‘partita a dadi’ tra i vari detentori della gestione sanitaria siciliana e nazionale. Ogni cosa non può andare avanti con vergognose ‘dietrologie’ fuorvianti, supportate da ostinate prese di posizioni. E’ inaccettabile che il delicato argomento si impantani in una ottusa disputa campanilistica. Non si deve subordinare la delicata problematica ad un fattore di logistica, di distanze, di permanenze costose o alla mancanza di una pista di elisoccorso e tant’altro ancora. L’intollerabile controversia non può divenire una vergognosa battaglia di fazioni politiche. Non è possibile demandare ai posteri la soluzione ridefinendo il rinnovo di una “ombrosa” convenzione al ribasso. Si abbia la maturità di considerare la realtà dei fatti come una questione di coscienza che impone una profonda e seria riflessione, senza escludere intenzionalmente la verità”.

Anche perché, spiega il Movimento, non sono necessarie grandi nozioni medico-scientifiche per comprendere che una eccellente e seria attività cardiochirurgica pediatrica è inscindibile da tutte le altre specializzazioni mediche infantili. “Sovente – evidenzia - durante un intervento a cielo aperto, i piccoli pazienti vengono sottoposti ad arresto cardiaco, attraverso le delicatissime e complesse procedure di ipotermia e cardioplegia, pertanto non sono rare le molteplici complicanze che possono sopraggiungere. Per fronteggiare e risolvere le difficili problematiche, è necessaria la cooperazione multidisciplinare di professionisti esperti in sede ospedaliera, che possono intervenire prontamente per evitare conseguenze che altrimenti diverrebbero fatali”.

E, ragiona Artale, contestualmente a questa “inefficace imposizione sanitaria” l’assistenza di 3° livello ai giovani/adulti con cardiopatie congenite, dopo i 18 anni, riconosciuti con la sigla “GUCH” (Grown Up Congenital Heart), è stata azzerata. “Si stima che in Sicilia questi pazienti siano oltre 12.000. Di essi circa la metà presenta patologie di complessità medio/grave che, in base a tutte le linee guida internazionali, necessitano di regolare follow-up presso Centri altamente specializzati. Attualmente, quando questi ammalati devono essere sottoposti, per esempio, ad un cateterismo cardiaco o ad un intervento cardiochirurgico sono costretti a recarsi al di fuori della nostra Isola. Il problema diventa particolarmente critico quando l’intervento deve essere assicurato in urgenza”.

Oltretutto, in Sicilia non si possono eseguire trapianti cardiaci pediatrici presso l’unico eccellente “Centro Trapianti Siciliano” - IS.ME.TT (Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione) di Palermo, “perché non c’è nessun provvedimento di autorizzazione a praticare questa vitale attività sanitaria, così come avviene già per tutti gli altri organi solidi”.

Di conseguenza Artale sostiene che “per onestà morale verso tanti piccoli ammalati, con le loro famiglie, si deve necessariamente prendere atto che per ritrasferire le attività transitorie di Cardiochirurgia Pediatrica da Taormina a Palermo non occorre aspettare la definizione dei lavori edili dell’IS.ME.P (Istituto Mediterraneo di Eccellenza Pediatrica) perché nel Capoluogo della Regione Siciliana, già dal 1882, esiste il considerevole e stimato Ospedale Pediatrico Di Cristina con le sue eccellenti divisioni specialistiche”.

E’ quindi doveroso, conclude, che le istituzioni preposte “si impegnino, senza altri indugi e rinvii, ad emanare disposizioni urgenti e risolutive. E’ una incombenza istituzionale la riorganizzazione della Cardiochirurgia Pediatrica e le attività regionali di 3° Livello per i ‘GUCH’ nel Capoluogo siciliano, che non è manchevole di requisiti appropriati a queste delicatissime attività cliniche”.
 

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