quotidianosanità.it

stampa | chiudi


10 APRILE 2016
Cervelli in fuga. Non bastano semplici palliativi



Gentile Direttore,
leggiamo in cronaca che la Cina festeggia l’aumento del numero dei cervelli rientrati in patria grazie a politiche sociali di grande impatto. Gli Haigui, le tartarughe di mare, ovvero come sono definiti i laureati all’estero rientrati in Cina, ammontano oramai a circa 2 milioni e 200.000 e rappresentano un incredibile, oltre che pregiatissimo, patrimonio per l’economia in espansione del gigante orientale.

Lo stesso presidente Xi Jin Ping considera tale fatto di una tale portata ed importanza da ritenerlo uno dei maggiori e più riusciti investimenti della sua gestione. Essere in grado di poter contare sulla formazione e sull’esperienza di cervelli - avvenuto in paesi stranieri e con impulsi di conoscenza sicuramente superiori al contesto ancora fondamentalmente operaio del mondo cinese - ha apportato e continuerà ad apportare un’ infinita serie di benefici in termini economici e addirittura culturali.

Qualche settimana fa fummo ospitati cortesemente tra le pagine del Suo giornale - a proposito della triste storia della valente collega Luana Ricca – trattando la problematica, ancora non risolta, delle difficoltà lavorative dei laureati e persistenti anche tra chi aveva deciso di tornare in Italia dopo esperienze lavorative all’estero.

Intendiamo pertanto sottolineare l’impegno del fratello Francesco, capace attraverso i social network di creare in ricordo della sorella un gruppo denominato “Con e per Luana”, diventato via via più numeroso ed arricchito di giovani che raccontano le difficoltà di crescita professionale per le lobby e i nepotismi radicati e protratti nel tempo in Italia.

Tali forze di resistenza spingono gli specializzandi e i giovani laureati i a fughe lontano dal proprio paese e alla nascita di comunità virtuali per lo scambio di consigli e il supporto morale, come http://www.airicerca.org/attivita/opportunita-lavoro/, fondata dal medico Lorenzo Agoni con l’intento di creare network tra i soci che vivono in Italia, Nord Europa, Stati Uniti ed Australia oppure di siti web e di internet come Eures.

Dal 2010 al 2020,secondo dati recenti, l’Italia perderà circa 30mila ricercatori, costati agli italiani una cifra pari a 5 miliardi, che all’estero andranno a contribuire allo sviluppo economico dei paesi che li ospiteranno.

Perciò, ben altro che non siano semplici palliativi, necessitano i giovani cervelli in fuga ed i giovani laureati in perenne attesa di opportunità lavorative.
“Tutta una generazione di giovani è senza lavoro", diceva Papa Francesco dall'Aula del Sinodo, già quasi due anni fa ricordando che nei Paesi sviluppati si parla di 75 milioni di giovani dai 25 anni senza lavoro e dove si stava operando - de facto - lo scarto occupazionale di una intera generazione.
 
In sanità, questo problema risulta ancora più sentito, dovendosi confrontare - oltre che con logiche economiche particolarmente astringenti – anche con il persistere di familismi e di lobby baronali.

Perciò ci chiediamo, ancora una volta e con più forza, cosa intende fare il nostro Governo per permettere alle nostre “tartarughe di mare” di tornare, nuovamente e con serenità, sulle nostre spiagge lavorative per cogliere il frutto di tanto studio e tanto impegno? Possono mai essere solo misure di decontribuzione fiscale a far tornare le eccellenze o va rivisto il sistema “meritocratico” in Italia, inserendo ad esempio norme ad hoc, in grado di garantire percorsi lavorativi e carriere professionali?

Dott.ssa Maria Ludovica Genna
Dott Domenico Crea
Osservatorio Sanitario di Napoli 

© RIPRODUZIONE RISERVATA