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Sabato 16 APRILE 2016
“Nessun buco nell’assistenza notturna. Altro che licenziamenti, ci saranno più ore per i pazienti”. Intervista a Tommasina Maio della Fimmg dopo le polemiche sul nuovo Atto di indirizzo

La responsabile nazionale dei medici di Continuità assistenziale (ex guardia medica) del sindacato spiega l’assenso al nuovo Atto d'indirizzo per il rinnovo della convenzione e risponde alle critiche sul nuovo modello che prevede l'assistenza dei medici di famiglia per 16 ore al giorno con la notte affidata al 118. “I cittadini avranno più assistenza. Avremo più ore e si promuoverà la medicina di iniziativa. Agitare il rischio di licenziamenti è veramente paradossale”

“Oggi i medici di Continuità assistenziale (l'ex guardia medica) operano nel totale isolamento strutturale e funzionale” rispetto al sistema. Un isolamento che “questo Atto di indirizzo intende superare con lo spostamento definitivo della Continuità assistenziale dai sistemi di emergenza-urgenza a quelli delle cure primarie”. Così, Tommasina Maio, segretario nazionale Fimmg Continuità assistenziale (Ex guardia medica) spiega in quest’intervista i lati positivi (e perché è favorevole) del nuovo modello di assistenza territoriale (studi medici di famiglia in rete aperti 7 giorni su 7 dalle 8 alle 24 e assistenza notturna affidata al 118) approvato dal Comitato di Settore Regioni-Sanità e su cui si dovrà cotruire la nuova convenzione dei medici di famiglia.
 
E alle critiche sul’H16 con l’assistenza notturna affidata al 118 risponde: “Credo che in realtà alcuni soggetti siano contrari all’H16 perché portatori di interessi diversi da quelli dei medici di continuità assistenziale; alcuni ad esempio si preoccupano più del carico di lavoro degli infermieri del 118 che di quello dei medici impegnati in questo settore. Cosa assolutamente corretta, ma lo si dichiari e soprattutto non si alterino le informazioni”. E poi sul futuro occupazionale a rischio per i medici: “Le ore di incarico da assegnare ai medici di medicina generale a rapporto orario (ossia gli attuali medici di continuità assistenziale) non scompariranno, anzi cresceranno. Insomma agitare il rischio di licenziamenti è veramente paradossale”.
 
Dottoressa Maio perché dite sì all’atto d’indirizzo?
Il nostro progetto parte da lontano e si fonda sulla valorizzazione della professionalità di quelli che io preferisco chiamare “i medici di famiglia della notte”. Una valorizzazione che l’attuale modello, fermo a 30 anni fa, non ha consentito. Il nostro è un sistema a scatola chiusa ma questo Atto di indirizzo contiene molti elementi positivi sui quali si potrà lavorare. Per esempio quello di spostare definitivamente il sistema della continuità assistenziale dall'emergenza-urgenza a quelli delle cure primarie.
 
In che senso critica il modello odierno?
I medici di continuità assistenziale oggi operano nel totale isolamento strutturale e funzionale. Questo danneggia sia i medici che i pazienti poiché determina due conseguenze: la prima e più evidente è che la nostra incolumità personale è costantemente messa a rischio nell’indifferenza generale. Come dimostrano anche recentissimi avvenimenti di violenza e aggressione, non c’è sicurezza.

Cioè?
Sono veramente indignata per le strumentali polemiche di questi giorni, in cui anche alcuni sindacalisti dimenticano che la sicurezza quotidiana dei medici che operano in questo campo, nel 60-70% donne, e che questo è un problema non risolto. Continuano ad essere compiuti contro questi colleghi atti gravissimi, tutti documentati in un report che purtroppo siamo periodicamente costretti ad aggiornare, atti violenti che l’isolamento delle ore notturne, l’approccio occasionale e l’anonimato rendono di facile esecuzione.
 
Mi diceva che c'è pure la questione della scarsa strutturazione del servizio.
Sì è il secondo elemento di criticità. Oggi non c'è informatizzazione e collegamento (e quindi di condivisione di informazioni) con i medici di famiglia e gli altri sistemi assistenziali, con la conseguente impossibilità di contribuire in modo più efficace alla presa in carico  del paziente, ovvero ad un progetto assistenziale mirato per quel paziente e le sue esigenze. Tutto questo non ci permette di offrire la qualità assistenziale che invece potremmo offrire lavorando in squadra. Poi io non conosco sistemi che possano migliorare in assenza di ritorno di informazioni su quanto operato, come la condizione attuale determina: spesso il medico di continuità assistenziale non sa come è andato a finire il suo intervento (o il suo non intervento) con il risultato di una valutazione autoreferenziale che non permette nemmeno di far valere il valore del proprio operato, ecco perché siamo convinti che occorra guardare avanti.
 
Va bene, ma i sindacati minoritari (ricordiamo che la Fimmg è il primo sindacato della medicina generale con il 63% delle deleghe) criticano fortemente il nuovo Atto. E la questione è l’H16 e la fine che faranno proprio i medici della continuità assistenziale. Dal vostro punto di vista non è così. Ma come rispondete?
Guardi alcune critiche mi sembrano proprio strumentali e, talvolta, voluta disinformazione. Spostando l’attività durante le ore diurne, aumenteranno le ore di assistenza offerte ai cittadini da questi medici (la copertura dell’assistenza territoriale passerà dalle attuali 108 ore a settimana a 112) e quindi le ore di incarico da assegnare ai medici di medicina generale a rapporto orario (ossia gli attuali medici di continuità assistenziale) non scompariranno, anzi cresceranno. A questo si aggiunge che il monte ore su cui si baserà la trattativa sarà quello del 2010 e conseguentemente recupereremo le risorse/ore perse a causa dei tagli di posti di lavoro che in diverse regioni sono stati effettuati negli ultimi 6 anni. Insomma agitare il rischio di licenziamenti è veramente paradossale.
 
Nello specifico come risponde a chi avversa il nuovo sistema H16?
Credo che in realtà alcuni soggetti siano contrari all’H16 perché portatori di interessi diversi da quelli dei medici di continuità assistenziale; alcuni ad esempio si preoccupano più del carico di lavoro degli infermieri del 118 che di quello dei medici di questo settore. Cosa assolutamente corretta, ma lo si dichiari e soprattutto non si alterino le informazioni e si portino queste rivendicazioni sui tavoli appositi, ovvero quelli della dirigenza sanitaria, che non sono quelli della convenzione almeno fintanto che non ci saranno infermieri convenzionati nel 118. Mi permetta poi di ricordare che è stato già chiarito dalla Sisac stessa che, anche se l’H16 della Medicina Generale sarà il punto di riferimento del modello assistenziale esso non sarà  rigidamente ed asetticamente applicato poiché saranno considerate le specifiche esigenze dei territori e potranno esistere realtà in cui potrà essere utile mantenere l’H24.
 
Lei non ha paura che ci si troverà di fronte ad un sovraffollamento dei Pronto soccorso di notte?
Mi sembra che la paura di eccessi al Pronto soccorso (Ps) e di carichi di lavoro sul 118 non rispetti la qualità del lavoro offerta dagli operatori delle Centrali operative e dai sistemi di Triage dei PS, che a nostro avviso fanno un lavoro efficace ed efficiente e che con schede di triage valuteranno la richiesta del cittadino e, se di competenza del ruolo unico, la rimanderanno (come è normale che sia) alle attività del ruolo unico della aggregazione funzionale territoriale (AFT) di competenza che si svolgeranno dalle 8.00 del mattino. Oppure stiamo affermando che le centrali operative del 118 e i triage non sono il sistema più adatto a verificare l’appropriatezza di una richiesta? Allora saremmo gli unici in Europa a sostenerlo e dovremmo mettere in discussione (e non per le indifferibilità ma per le urgenze e le emergenze) l’efficacia stessa di un servizio 118 così organizzato. E poi vorrei ricordare anche come il numero maggiore di accessi al Ps è concentrato nelle ore diurne. E’ quello dunque l’arco temporale nel quale il territorio deve essere in grado di dare risposte qualificate nei luoghi di vita del paziente. E anche per quanto riguarda il 118 invito a confrontare i dati sulle attivazioni inappropriate del sistema di emergenza nelle ore diurne e notturne: anche in questo caso vedrete che gli accessi impropri sono per lo più di giorno.
 
A prescindere da ciò il timore è che nelle ore notturne i cittadini avranno in ogni caso meno assistenza. Da ‘medico di famiglia della notte’ c’è questo rischio?
No. I medici di medicina generale saranno comunque disponibili per tutte le richieste di assistenza fino alle 24 e il modello di intensità assistenziale proposto durante le 16 ore grazie alla somma dell’attività fiduciaria con quella oraria – modello che, va ricordato, promuoverà medicina di iniziativa ovvero è il medico che si attiva per prevenire il problema e non aspetta di essere attivato dal cittadino dopo che il problema è insorto - sarà di per se lo strumento capace di determinare livelli di soddisfazione degli utenti tali da evitare che esigenze realizzatesi durante le ore di attività del ruolo unico  vadano a scaricarsi su quelle notturne. Se poi vogliamo garantire modelli di assistenza inappropriati ovvero garantire risposte pronte da emergenza urgenza a bisogni differibili allora forse il contratto avrà bisogno di un altro finanziamento e chi critica si appresti a cercarlo.
 
Altra critica è che questo ruolo unico della medicina generale creerà invece delle disparità tra gli attuali medici della continuità e i medici di famiglia.  
I medici di famiglia e di continuità assistenziale entreranno nel Ruolo Unico della Medicina Generale con pari dignità. Ci saranno dei professionisti, accomunati dalla medesima scelta vocazionale, che lavoreranno in squadra sui medesimi obiettivi assistenziali, con il medesimo approccio relazionale e metodologico, operando in sinergia e con le stesse informazioni e gli stessi strumenti a disposizione. Mi sembra che chi fa questa critica non abbia letto la legge 189 dove è chiaro che tutto si svolgerà nel rispetto delle specifiche retribuzioni: da sindacalista mi permetto di ricordare che questo significa autonomia stipendiale;  inoltre, come giurisprudenza insegna, è chiaro che se un soggetto con contratto convenzionato non subisce il potere autoritativo della Azienda Sanitaria men che meno potrà subirlo da un collega. E’ quindi evidente, ma a qualcuno incapace di progetti è necessaria la facile cassetta demagogica sindacale, che nell’interesse di tutti funzioneranno solo modelli di coordinamento.

 
Luciano Fassari 

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