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Martedì 19 APRILE 2016
Sindrome coronarica acuta. Clopidrogel aumenta i rischi

Aumenta il numero di decessi a 30 mesi legati a eventi cardiovascolari nei pazienti con ACS trattati solo medicalmente che al momento del ricovero già assumono clopidogrel. È quanto emerge da una sottoanalisi del trial TRILOGY ACS pubblicata su Heart.

(Reuters Health) – Tra i pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS) trattati medicalmente, quelli che già assumono clopidogrel sembrano mostrare eventi cardiovascolari maggiori. “Abbiamo scoperto che tra i pazienti che sono stati ricoverati per ACS e non sono stati sottoposti a rivascolarizzazione coronarica, i pazienti che stavano già assumendo clopidogrel avevano un rischio maggiore di manifestare un successivo evento cardiovascolare, rispetto ai pazienti che non assumevano il farmaco al momento del ricovero”, ha riferito Chee Tang Chin, National Heart Centre Singapore, autore dello studio.
 
Lo studio
Lo studio è una sottoanalisi del trial TRILOGY ACS ed è apparso sulla rivista Heart. Dei quasi 9.000 pazienti esaminati, il 73% non assumeva clopidogrel prima della presentazione in ospedale ma ha iniziato a prenderlo tutti i giorni fino al momento della randomizzazione con clopidogrel o prasugrel (più aspirina). Il restante 27% stava assumendo clopidogrel già prima del ricovero e ha continuato la terapia tutti i giorni fino alla data di randomizzazione. Nel corso di 30 mesi, quelli che già assumevano clopidogrel hanno mostrato una frequenza di decesso legata a motivi cardiovascolari significativamente più alta dell’altro gruppo (20,8% vs 18,3%, p = 0,002). Non vi era alcuna differenza significativa invece nella frequenza di eventi emorragici.

“Questo eccesso di rischio è stato in gran parte rappresentato dall’elevata presenza di comorbidità – ha sottolineato Chin – come il diabete nei pazienti del gruppo che già assumevano clopidogrel. Tuttavia, in linea con i risultati generali dello studio TRILOGY ACS, l’uso di un agente antipiastrinico più potente come il prasugrel non ha modificato questo rischio”. “Questi risultati”, ha concluso Chin, “sono importanti in quanto implicano che tra i pazienti con ACS trattati solo dal punto di vista medico le strategie farmacologiche devono essere considerate per le future ottimizzazioni di trattamento”.

Fonte: Heart 2016
 
David Douglas
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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