quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 27 APRILE 2016
Inghilterra. I medici in sciopero. Non sono garantite neanche le emergenze. La protesta contro i tagli del governo agli stipendi e alle penalizzazioni sui turni

La protesta è per il momento concentrata solo in Inghilterra. Nelle altre parti del Regno Unito i governi locali non sembrano voler seguire la imnea dura del ministrio della Salute del governo di Cameron. Sul piatto la questione dell'H24, per sette giorni alla settimana senza aumenti di stipendio nè nuovo personale per garantire il servizio

Oggi i medici in Inghilterra, scioperano tutto il giorno. Tra la BMA (British Medical Association) e il governo, rispetto alla vertenza in corso per il nuovo contratto dei giovani medici, non si è addivenuto a nessuna soluzione. Il conflitto è aperto e non mostra alcun segno di mediazione tra i rappresentanti dei medici e Jeremy Hunt ministro della salute.
Quest’ultima ondata di scioperi segnala un’escalation senza precedenti, e questa volta i medici non assicureranno nemmeno la copertura dell’emergenza. E’ un precedente storico, è la prima volta che un attacco così forte viene sferrato dai medici in formazione nella storia del NHS negli ultimi 40 anni.
 
La maggior parte dei pazienti sostengono lo sciopero, lo dimostrano le migliaia di cittadini che partecipano con solidarietà all’evento. “ I medici lavorano sodo, dicono, e meritano un trattamento migliore di quello offerto loro dal segretario alla salute, Jeremy Hunt” dichiarano nelle interviste a BBC news. 

I medici (alcuni dei quali, nonostante il termine "junior", sono in realtà molto altro) sono arrabbiati con la proposta del ministro della salute per il nuovo contratto, soprattutto dopo che il ministro ha minacciato di imporlo per legge.

Gli scioperi sono iniziati il 12 gennaio e poi di nuovo un altro picchetto il 26 gennaio, a febbraio uno sciopero totale, che ha visto solo i medici consulenti, gli infermieri e il personale a contratto a tempo, farsi carico del trattamento delle emergenze, e poi ancora il 16 e il 17 marzo ed ora in aprile.

Un sondaggio rileva che il 66% del pubblico sostiene lo sciopero, anche se ha portato a 3.300 cancellazioni di interventi programmati. Ma lo stesso sondaggio rileva che solo il 44%, sarebbe a favore di uno sciopero che non garantisca l’emergenza.

I dettagli della controversia riguardano  l'orario di lavoro, i tassi di aumento delle retribuzioni di base, le regole del lavoro, le norme che regolano la lunghezza dei turni e la costruzione di una specie di organismo indipendente incaricato di farle rispettare. 

La BMA vuole limiti più compatibili (ad esempio, per i turni lunghi consecutivi H24, prevederne al massimo tre, piuttosto che 4 come dispone il governo); un  altro aspetto riguarda la retribuzione delle ore notturne e quelle del  fine settimana che dovrebbe essere superiore a quella prevista per la fascia oraria 07:00-19:00.  Il risultato, dice il BMA, è che un minor numero di medici dovrà garantire la copertura dei posti di lavoro necessari in tutte le branche e per tutte le ore previste dal nuovo contratto. 
 
L'obiettivo di Mr Hunt dell'H24, sette giorni su sette nel NHS è lodevole, ma ciò non si può ottenere senza maggiori risorse a meno di stressare ogni oltre ragionevole limite i medici e senza ulteriori assunzioni.

Il governo non sembra aver nemmeno tenuto conto di una ricerca che documenta i tassi di mortalità più elevati nei fine settimana. Oggi l’emergenza sarà garantita dai seniores, capi dipartimento, e vedremo domani cosa succederà.

Ciò che circonda lo sciopero, suggerisce una riflessione più profonda: l'esistenza stessa del servizio sanitario nazionale è in gioco, e non solo la retribuzione e il lavoro di una parte del suo personale.

Senza soldi in più e di fronte a pazienti sempre più numerosi, anziani e cronici, il NHS, secondo il Governo, dovrebbe stringere la cinghia e risparmiare circa 30 miliardi di sterline  entro il 2020. E' in questo contesto che Jeremy Hunt ha promesso di espandere i servizi H24 e nei fine settimana. Peccato che anche nella gloriosa patria del NHS non si possano fare le nozze con i fichi secchi ed ormai i giovani medici inglesi sono al terzo sciopero degli ultimi 3 mesi per protestare contro il rinnovo forzato del loro contratto, deciso dal governo conservatore di David Cameron, dopo il fallimento dei negoziati con l’associazione di categoria.

Il dott. Malawana presidente della BMA giovani medici afferma: “È un lavoro stressante, duro e il nostro segretario di stato alla salute ci dice che noi non vogliamo fare sforzi e che anche se non siamo d’accordo col contratto nazionale proposto, il ministero lo imporrà ugualmente. In tutta la mia carriera non ho mai sentito così tanti medici che volessero partire e lasciare il Paese per andare a lavorare da qualche altra parte, i junior doctors lavorano soprattutto la notte e sono una categoria sottopagata, incroceranno ancora le braccia per 48 ore. Si tratta dell’agitazione più lunga indetta da quando è iniziata l’agitazione”.

Ci sono anche due sfide legali, 2 ricorsi,  che sono state avanzate presso la corte di giustizia inglese contro il governo, sul concetto di imposizione contrattuale per legge, una della British Medical Association e l’altra da parte di un folto gruppo di giovani medici, che non sono quelli appena laureati, ma coloro che hanno più di un decennio di esperienza in prima linea.

Lo stipendio di partenza di un giovane medico è attualmente poco meno di  23.000 sterline all’anno, ma con pagamenti extra per sostituzioni o straordinari possono arrivare a  30.000 sterline all’anno.

I medici stabilizzati arrivano a guadagnare circa 70.000 sterline, all’anno,  sono responsabili di equipe, prendono decisioni per la realizzazione di un intervento chirurgico, sono di un gradino solo, sotto i consulenti seniores, capi dipartimento.

In totale, ci sono 55.000 giovani medici in Inghilterra, che rappresentano un terzo della forza lavoro medica.  Il contratto che dovrebbe prevedere un aumento del 13,5% della retribuzione di base per allinearsi all’aumento di tutti gli altri contratti, in base all’inflazione, prevede un aumento del solo 1%. Ma ciò che è più grave è che i premi aggiuntivi che vengono offerti per i turni di notte e il resto del fine settimana sono inferiori a ciò che è attualmente pagato.
I nuovi medici che iniziano la loro carriera nel NHS, in virtù della volontà d’imposizione da parte del Governo del  nuovo contratto, si troveranno peggio di coloro che hanno iniziato con il contratto precedente.

Cosa sta accadendo nel resto del Regno Unito?
La disputa sul contratto non è un problema di tutta l’Inghilterra. La Scozia e il Galles hanno entrambi detto che rimarranno ancorati ai loro contratti esistenti, mentre l'Irlanda del Nord deve ancora prendere una decisione. Ciò è dovuto al fatto che non hanno fatto promesse sull’abbattimento dei costi e su  servizi sette giorni su sette, H24.

Jeremy Hunt avrebbe potuto fermare lo sciopero dei medici, ma appare distratto, assente, non sa cosa succederà nel rimpasto post-referendum, sulla Brexit, e perciò rimane nel suo quartier generale asserragliato sotto l’apparente durezza del “solo contro tutti”. Sia che rimanga lui o ci sia un nuovo ministro della salute, il tema è fino a quando si vorrà continuare questo scontro inutile e controproducente?
 
Quello di cui il NHS ha bisogno è  una governance di sistema, in cui il cambiamento non può che essere guidato da una logica di investimenti, comprese nuove risorse umane in più salute e non in austerity da perenne emergenza. Dio non voglia che sul NHS incomba l’idea del conflitto permanente come fu per lo sciopero dei minatori di tatcheriana memoria. In sanità non si può riformare nulla senza l’apporto, il sostegno dei medici tanto più di quelli che stanno in prima linea come nelle emergenze urgenze tutti i giorni, di notte e nei fine settimana.

Una lezione che vale anche per noi, dopo anni di blocco delle assunzioni, di carenza di personale, di rinnovo contrattuale, in cui accanto ai principi regolativi serve quantificare le risorse necessarie e lo sviluppo futuro delle professioni mediche e di quelle non mediche, se si vuole raggiungere efficienza ed efficacia nella qualità delle cure.

Grazia Labate
Ricercatore in economia sanitaria

© RIPRODUZIONE RISERVATA