quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 12 MAGGIO 2016
Lazio. Cappellano (CoSiPS) a Regione: "Sanità non si garantisce con comunicati, ma con buona amministrazione, che ora latita"

Per Coordinamento Sindacale Professionisti della Sanità (CoSiPS) gli Stati generali della Sanità promessi dal Governatore Zingaretti sono solo promesse.. Il Sindacato denuncia quello che considera il continuo disfacimento della sanità pubblica e segnala l'episodio del San Camillo come esempio negativo

"Altro proclama  - dichiara Ernesto Cappellano, Coordinatore CoSiPS), pochi giorni fa, del Presidente Zingaretti “ Entro l’anno Stati generali della Sanità” , faremo, avvieremo, procederemo, insomma promesse, promesse e promesse, intanto i cittadini del Lazio, che già hanno il non invidiabile primato dell’addizionale regionale Irpef media più alta (€470 per contribuente), osservano il continuo disfacimento della sanità pubblica a partire dalla disastrosa gestione dell’emergenza, alla stessa gestione della sicurezza all’interno delle strutture sanitarie come gli ultimi episodi al San Camillo hanno potuto mettere in evidenza. Ma la Regione latita soprattutto nelle politiche del personale, personale sempre più vecchio, spremuto con orari di lavoro che superano abbondantemente i limiti previsti dalla normativa europea e sempre più demotivato e soprattutto con altissimi tassi di precariato".

"Anche in questo caso - prosegue il Coordinatore -, oltre i proclami iniziali e gli accordi bluff con alcune Organizzazioni Sindacali, da cui questa Organizzazione Sindacale aveva preso le distanze, non è mai partito il piano dei concorsi con le modalità definite dal DPCM per la stabilizzazione e solo piccole assunzioni spot sono state effettuate continuando a tradire le lecite attese di tanti operatori. Soprattutto nella Prevenzione non c’è stata nessuna assunzione di medici  e altro personale, denotando la scarsa attenzione della Regione verso questo Settore della Sanità".

"E’ infatti dimostrato - prosegue Cappellano - come la Prevenzione sia il settore più penalizzato. La Regione Lazio, come rilevato Rapporto Osservasalute 2015, non riesce a rispettare lo standard sulla prevenzione fissato dal Ministero della Salute. Maglia nera assegnata al Lazio e alla Sicilia ove il punteggio calcolato per il monitoraggio dei LEA per la prevenzione, si attesta, rispettivamente a 50 e 47,5, mentre il valore limite stabilito dalla normativa deve essere superiore o uguale a 80.  Gli obiettivi di copertura prefissati per diverse vaccinazioni anche in ambito pediatrico sono ancora troppo lontani dall’atteso.  Contro morbillo, parotite e rosolia, ad esempio, la Regione non raggiunge l’obiettivo di copertura vaccinale del 95% e la copertura vaccinale in prima dose entro i 24 mesi risulta pari a 88,5%, 6,5 punti percentuali in meno rispetto all’obiettivo prefissato. I dati sono ancora più allarmanti se si considerano i tassi di copertura in seconda dose che vedono vaccinarsi l’81,0% dei bambini tra i 5 ed i 6 anni, che rappresenta - 14 punti%  dell’obiettivo prefissato".

"E’ un dato nazionale ormai accertato - conclude il Coordinatore - che l’aumento della speranza di vita abbia invertito la tendenza. Nel 2015 la speranza di vita per gli uomini è 80,1 anni, 84,7 anni per le donne. L’Italia destina alla prevenzione in media solo il 4,1 per cento della spesa sanitaria totale contro il 5 previsto, percentuale che ci piazza tra gli ultimi posti d’Europa e la Regione Lazio è in linea con questo dato. La correlazione tra riduzione dell’aspettativa di vita e la scarsità di risorse destinate alla Prevenzione ed il rispetto dei LEA è stato anche confermato dal Prof. Ricciardi Presidente dell’ISS . Una quota rilevante degli oltre 11.000 decessi osservati in Italia ogni anno per carcinoma mammario sarebbe prevenibile se nel nostro Paese i LEA fossero garantiti equamente in tutto il territorio".
 
Lorenzo Proia

© RIPRODUZIONE RISERVATA