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Mercoledì 18 MAGGIO 2016
Croce rossa. Lorenzin: “Non sussistono condizioni né per accelerare né per interrompere il processo di privatizzazione”

Il Ministro ha risposto così in Aula a Montecitorio all’interrogazione del deputato Monchiero sul processo di privatizzazione della Cri, che chiedeva anche di valutare l'opportunità di procedere al suo commissariamento.

“Non sussistono all'evidenza le condizioni né per accelerare né al contrario per interrompere il processo di privatizzazione dell'Associazione della Croce Rossa, già in fase molto avanzata”. Parole del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin oggi alla Camera durante il question time rispondendo ad un’interrogazione sul processo di privatizzazione della Croce Rossa Italiana, anche valutando l'opportunità di procedere al suo commissariamento – n. 3-02263. Qui di seguito il resoconto dell'interrogazione.
  
GIOVANNI MONCHIERO (SCPI). Il problema della Croce Rossa Italiana è un problema annoso, conosciuto; la sensazione che abbiamo è che si stia trascinando lentamente e che il processo di cambiamento in atto non giunga mai a termine. Questo provoca due situazioni avverse: il mancato contenimento dei costi e la mancata soluzione delle problematiche del personale, che sono piuttosto gravi. In questo contesto, la rielezione del presidente della Croce Rossa a noi pare un evento da prendere in seria considerazione, in quanto fornisce l'occasione per un intervento su questa questione, che riteniamo ineludibile.
 
BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante, perché mi consente di riferire sulle molteplici iniziative avviate e in gran parte già concluse nel segno della privatizzazione della Croce Rossa Italiana. Sono consapevole che tale privatizzazione, originariamente prevista a far data dal 1 gennaio 2014, ha subito ben due rinvii annuali, ma ritengo che il predetto differimento abbia consentito alla Croce Rossa Italiana di risolvere una serie di rilevanti criticità, il che ci consente oggi di poter affermare che tale percorso è ormai avviato verso la sua definizione. 
 
Come è noto, dal 1 gennaio 2016 le funzioni già esercitate dall'ente pubblico CRI sono state trasferite all'Associazione della Croce Rossa Italiana, di diritto privato. Il decreto di riordino ha previsto, inoltre, che l'ente pubblico assuma del 1 gennaio 2016 e fino alla sua liquidazione la denominazione di ente strumentale alla Croce Rossa, mantenendo la natura di diritto pubblico. Gli organi dell'ente strumentale sono già stati nominati con mio decreto del 29 dicembre 2015. Lo statuto dello stesso ente è già stato predisposto e condiviso con gli altri Ministeri vigilanti ed è ormai in fase di adozione. Aggiungo, inoltre, che alla registrazione della Corte dei conti con il DPCM adottato il 25 marzo 2016, recante i criteri e le modalità di equiparazione del personale militare al personale civile della Croce Rossa, trattasi di provvedimento di fondamentale importanza ai fini dell'applicazione del predetto personale delle procedure di mobilità, già avviato dal Dipartimento della funzione pubblica e riferita, come è noto, anche al personale delle ex province, il che consentirà di ricollocare i laboratori dell'ente strumentale alla Croce Rossa, il cui numero, peraltro, ammontava al 31 dicembre 2015 a 2.371 e non a 4 mila unità, come è stato detto. 
 
Quanto poi al procedimento elettorale per il rinnovo dei consigli direttivi locali, regionali e nazionali dell'Associazione della Croce Rossa Italiana, che si è appena concluso con l'elezione del presidente, evidenzio che esso rappresenta un momento imprescindibile nel processo di privatizzazione, in quanto consente all'Associazione CRI, Croce Rossa, di muovere finalmente i primi passi in ambito privatistico. Posso pertanto concludere affermando che, alla luce di quanto appena illustrato, non sussistono all'evidenza le condizioni né per accelerare né al contrario per interrompere il processo di privatizzazione dell'Associazione della Croce Rossa, già in fase molto avanzata, con l'obiettivo ovviamente di garantire la presenza di questa istituzione storica in Italia e nel mondo e che nel nostro Paese ha offerto e continua ad offrire grandi prove di solidarietà, di competenza e di capacità di intervento in tutti i momenti più difficili del Paese, quando ci sono calamità naturali o problematiche legate alla necessità di garantire interventi sul suolo nazionale. 
 
Penso anche alla cooperazione e al coordinamento dei volontari di Croce Rossa insieme alle forze dell'ordine, all'Esercito e al Ministero della salute, per quanto riguarda le attività di accoglienza degli immigrati e anche gli interventi sui barconi: hanno dimostrato in questi anni una grande capacità legata alla propria storia. Stiamo accompagnando questo difficile processo di riorganizzazione, che speriamo possa venire finalmente alla luce nel modo più appropriato.
 
GIOVANNI MONCHIERO (SCPI). Presidente, ho apprezzato molto la chiarezza dell'intervento del nostro Ministro. Soltanto due questioni mi trovano decisamente dissenziente, la prima è la situazione personale del presidente della Croce Rossa: non riesco a concepire, essendo il medesimo anche direttore generale di un importante istituto di ricerca e di cura, che la presidenza della Croce Rossa possa essere assimilata ad una sinecura, specie in un momento come questo, ma su questo punto prendo atto che il Ministero ha una valutazione diversa; sul secondo punto, invece, direi che, al di là dei numeri, che possono anche essere ballerini, le cronache ci riferiscono del disagio di un numero rilevante di dipendenti della Croce Rossa, il cui processo di trasferimento ad altri enti è totalmente inattuato. Lei mi ha corretto, ha detto che sono 2.371: prendo atto che sono 2.371, mi sembrano tanti e credo che questo problema debba essere al più presto risolto. Grazie comunque, signor Ministro.

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