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Venerdì 24 GIUGNO 2016
Ristabilire la verità sul servizio di emergenza territoriale in Sicilia



Gentile direttore,
leggendo la risposta del dr. Di Gesù alle osservazioni del collega Morello, mi preme fare delle precisazioni.
Chi scrive è un anestesista-rianimatore catanese che lavora in Rianimazione da 15 anni e svolge attività 118 da 16 anni.
 
Anche Catania dice addio ai medici Rianimatori sulle ambulanze del 118 Sicilia, sostituiti da colleghi spesso in possesso di specialità non pertinenti (Dermatologi, Oculisti, Endocrinologi…), ricollocati nell’assistenza extra-ospedaliera dopo un corso di riqualificazione di sei mesi (300 ore), come conseguenza del ridimensionamento della rete territoriale di assistenza medica di base.
 
Alle accuse di scarsa competenza nella materia i colleghi hanno risposto con veemenza ribadendo l’adeguatezza della loro formazione e la loro professionalità. Non è però sulla formazione e sulla professionalità che si concentrano le perplessità dei Rianimatori, ma sulle abilità pratiche.
 
La maggior parte dell’attività delle ambulanze del 118 mira a prestare soccorso in situazioni di urgenza, che oggi sono gestite da medici, infermieri o soccorritori senza grandi difficoltà. La recente creazione delle reti per l’infarto miocardico acuto e per l’ictus, basate sulla trasmissione wireless dei dati, consente di avere in tempo reale un consulto specialistico. Vi sono tuttavia delle condizioni, come i gravi incidenti stradali, i danni da ustioni estese, gli stati di peri-arresto o l’arresto cardiaco nel bambino, che configurano lo stato di emergenza, dove le manovre che si definiscono di “rianimazione” devono essere condotte direttamente sul posto ed in modo efficace.
 
Il legislatore in Sicilia ha stabilito che un corso teorico di sei mesi possa sostituire una formazione specialistica in Rianimazione di 5 anni ed una pratica quotidiana con i casi più gravi svolta negli ospedali, dove esistono Medici d’Urgenza di grande competenza ed esperienza che non si sognerebbero mai di gestire i casi più complessi senza l’ausilio delle abilità (gli inglesi le chiamano skills) del Rianimatore.
 
Manovre salva-vita come l’intubazione difficile (non quella ordinaria), la rianimazione sul neonato o sul bambino, la diagnosi e il drenaggio di uno pneumotorace iperteso o di un tamponamento cardiaco, la tracheostomia, l’accesso venoso centrale, l’infusione intraossea o il pacing esterno, solo per citarne alcune, sono tutte abilità che fanno parte del quotidiano del medico Rianimatore, certificate e non millantate, che poi vengono messe in pratica sulla strada negli scenari di emergenza che si presentano volta per volta. Cito queste procedure volutamente, perché sono queste le manovre inderogabili che salvano la vita nell’immediato e di queste la quasi totalità dei colleghi ai quali si vorrebbe affidare interamente la gestione delle ambulanze del 118 non ha alcuna competenza. Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario, esibendo casistiche personali certificate, non semplici partecipazioni a corsi di simulazione su manichini di scenari d'emergenza costruiti ad arte. Non ha senso saper eseguire un buon massaggio cardiaco esterno (spesso praticato in modo adeguato anche da civili) o un'intubazione ordinaria se non si rimuovono le cause che l’hanno determinato e che necessitano della padronanza delle abilità rianimatorie sopra citate.
 
Siamo ben consapevoli che di fronte alla gravità di certi casi anche le abilità del Rianimatore non possono salvare la vita alle sfortunate vittime ma con altrettanta consapevolezza affermiamo che la loro assenza in determinati scenari vanifica l’intervento urgente ed il primo soccorso. Ormai è ampiamente dimostrato dalla letteratura che iniziare la rianimazione già sulla scena aumenta la probabilità di salvare la vita del paziente rispetto a raggiungere il più vicino Pronto Soccorso nei tempi più brevi possibili. Questo spiega perché pochi giorni fa la Regione Lombardia per coprire i turni sui mezzi di soccorso ha assunto 72 nuovi medici, non Medici d’Urgenza o di Guardia Medica ma Anestesisti-Rianimatori.
 
Quali possibili soluzioni? Inserire l’attività del 118, come suggerito dal collega Morello, nei turni di servizio degli Anestesisti Rianimatori che lavorano negli ospedali, dunque non in regime straordinario o d'incentivazione, per avere almeno nelle aree metropolitane un’ambulanza di rianimazione o un'automedica da utilizzare solo ed esclusivamente per i casi di emergenza salvavita, delegando l’urgenza ai medici non Rianimatori, che così troverebbero collocazione e diventerebbero lo stesso la figura di riferimento del nuovo sistema 118 siciliano. Sarebbe un sacrificio modesto in termini di personale per le singole aziende ospedaliere ma un grosso guadagno per la collettività, il tutto a costo zero.
 
Se poi si deciderà di proseguire secondo la linea già tracciata, noi Rianimatori ne prenderemo atto e continueremo a svolgere le nostre mansioni all’interno degli ospedali con la dedizione e la competenza che da sempre ci contraddistinguono.
 
Dr. Alessandro Conti
Medico Anestesista – Rianimatore
Ospedale Vittorio Emanuele di Catania
118 Catania  

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