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Venerdì 01 LUGLIO 2016
Al Meyer più attenzione ai pazienti adolescenti. Inaugurata oggi la “TeeN Room”

Il nuovo spazio, a cui è legata tutta una serie di attività, risponde alla volontà di aiutare gli adolescenti che ricevono una diagnosi a non rinunciare ai loro bisogni di incontro, socializzazione ed esperienziali. Ma anche alla necessità di rendere gli adolescenti protagonisti attivi del loro processo di cura.

La pediatria sta cambiando. Il progresso complessivo delle terapie, sia sotto il profilo farmaceutico che tecnologico ha migliorato la qualità della vita e la sopravvivenza dei pazienti. Ma è anche cambiata “la natura stessa della popolazione pediatrica e la malattia cronica è diventata più complessa e articolata da gestire dal punto di vista medico-sanitario, ma anche da quello psicologico e sociale”. Ci si trova così “di fronte a ‘nuovi pazienti’: bambini che sono cresciuti con la malattia e stanno diventando adolescenti. Ragazzi che nel pieno del loro sviluppo ricevono una diagnosi che rischia di interrompere drasticamente la loro progettualità e che probabilmente dovranno affrontare la sfida di diventare adulti con una patologia”. All’interno di questa complessità “il problema più urgente da affrontare è quello della ‘transizione’, ovvero l’accompagnamento del ragazzo verso le cure del mondo adulto, evitando quella zona grigia di frammentazione e dispersione della presa in carico del paziente”. Nonché rendere “l’adolescente è protagonista attivo del suo processo di cura”.

È partendo da queste considerazioni che l’ospedale Meyer di Firenze ha avviato un progetto che “oltre ai percorsi di sostegno psicologico già presenti in ospedale, offre ai ragazzi “un contesto di esperienze su cui l’adolescente possa investire positivamente, incrementare le conoscenze e competenze, esercitare la sua autonomia, sentirsi attivo e parte di un gruppo, esperienze in grado di alimentare la fiducia e la prospettiva in un futuro positivo e desiderabile”.

Il programma adolescenti, sostenuto dalla Fondazione Meyer, coinvolgerà tutto l’ospedale e sarà articolato in varie fasi e iniziative assistenziali, ludiche e culturali. Il primo passo è avvenuto nel reparto di l’Oncoematologia Pediatrica, dove oggi si è inaugurata la TeeN Room, una stanza dedicata proprio agli adolescenti  ai loro bisogni di incontro, socializzazione, amicizia, attività laboratoristiche ed esperienziali, realizzate anche grazie all’aiuto dell’Associazione Nicco Fans Club”. La “TeeN Room” è affrescata con i graffiti del writer Francesco Forconi, meglio conosciuto come Skim.

Sempre in Oncoematologia è già stata avviata un’esperienza che, spiega l’ospedale in una nota, “si è rivelata importante per i ragazzi ricoverati in reparto o in DH”. Si tratta del progetto “Doppio sorriso”, il corso di doppiaggio, attività ludico-formativa, durante la quale i ragazzi hanno prestato la propria voce ai beniamini del piccolo e grande schermo. “In particolare hanno dato vita ai protagonisti di vari film e quindi a quel patrimonio di emozioni contrastanti presenti nei ragazzi che si trovano ad affrontare il tumore, con tutto il carico che questo comporta”.

A settembre poi, annuncia la struttura, “partirà anche il laboratorio di scrittura autobiografica, uno spazio utile per far emergere l’invisibile, quello che è sempre taciuto, per rivisitare, ricomporre e ripatteggiare con se stessi, per ripensare e narrare il proprio vissuto in modo diverso e con uno sguardo verso il futuro”.

Ma sul Programma adolescenti il Centro Studi della Fondazione Meyer rilancia con un’esperienza senza precedenti. Dopo il docu-film del regista Duccio Chiarini, dedicato agli adolescenti con diabete, si propone la ora mostra dello scrittore e illustratore inglese Edward Carey che al Meyer sarà anche ospite. “Le sue opere letterarie sono molto amate dai teenager per le sue atmosfere cupe, gli Iremonger e il suo mondo parallelo”, spiega la nota dell’ospedale. Il Centro Studi della Fondazione Meyer insieme alla Milanesiana ne ripropongono la rassegna dal 2 al 19 luglio presso Tornabuoni Arte Contemporary Art, via Maggio 58R.

Come spiega Gianpaolo Donzelli, Presidente della Fondazione, c’è un parallelismo fra lo scoprire e sorprendere attraverso l’opera d’arte e l’arte medica. Non è un caso che con questa mostra abbia deciso “di specchiarsi nella realtà del vissuto di malattia del bambino e dell’adolescente, superando quindi la concezione organistica per abbracciare una dimensione olistica, solo modo di comprendere l’intensa esperienza di fragilità psico-emozionale conseguente alla scoperta della malattia e del ricovero in ospedale. Il Centro Studi della Fondazione Meyer è fortemente convinto che la contaminazione del pensiero scientifico con quello umanistico e l’integrazione con altri soggetti culturali rappresentino strumenti significativi di lavoro per gli operatori della sanità e del sociale e siano alla base della crescita dell’attività assistenziale e formativa di tutti coloro che operano nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza”.

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