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Mercoledì 13 LUGLIO 2016
Lifebrain punta alla leadership nella medicina di Laboratorio: etica pubblica, efficienza privata. Intervista a Marcello Nicoloso

Il Gruppo ha investito circa 100 milioni di Euro in Italia. Già operativi oltre 60 laboratori e 50 punti prelievo per realizzare un Network di eccellenza. Questa la direttrice: acquisire laboratori convenzionati e trasformarli in altrettanti nodi di una rete più vasta in grado di assicurare il massimo dell’eccellenza e della tecnologia per esami e screening di altissima complessità in maniera assolutamente accessibile e sostenibile.

È possibile perseguire e conciliare l’eticità di un servizio pubblico con eccellenza ed efficienza da servizio privato? E soprattutto è possibile considerare l’Italia come un Paese dove investire, e non poco, per creare reti di servizi di medicina di laboratorio ai cittadini con questo valore fondante? Certamente sì e ne è più che convinta Lifebrain, società austriaca con holding di base a Vienna che ha traguardato l’Italia come luogo privilegiato dove creare il proprio network di laboratori e centri prelievo organizzati sul territorio secondo una logica di Hub e Mini-Hub.
 
Questa la direttrice: acquisire laboratori convenzionati e trasformarli in altrettanti nodi di una rete più vasta in grado di assicurare, anche dove sarebbe impossibile, il massimo dell’eccellenza e della tecnologia per esami e screening di altissima complessità (e costo), come per esempio test genetici od esami di biologia molecolare, in maniera assolutamente accessibile e sostenibile. Il tutto grazie ad una robusta logistica di trasporto certificata e, come accennato, al fulcro dei laboratori cosiddetti HUB (il primo è quello di Guidonia vicino alla Capitale) dove operano tecnologie molto sofisticate, assolutamente non utilizzabili in strutture di piccole dimensioni per costi, volume di esami necessari per utilizzarle a regime e spazio necessario.
 
Avventura impegnativa non soltanto in termini d’investimento, riorganizzazione dei processi produttivi e formazione del personale, ma anche per la consueta difficoltà che trova chiunque, in sanità, decida di investire in un Paese composto sostanzialmente da 21 repubbliche diverse con leggi regionali anche profondamente differenti.
 
“Operare su tutto il territorio nazionale” sottolinea Marcello Nicoloso, Chief Executive Officer Italy di Lifebrain “non è affatto semplice perché in Italia la situazione dal punto di vista della regolamentazione nel settore è assolutamente frammentata: ogni volta che acquisiamo un laboratorio dobbiamo confrontarci con le singole leggi/disposizioni regionali, diverse da regione a regione. Sarebbe invece auspicabile, per favorire l’ingresso di capitali e competenze, oltre che per assicurare una proiezione verso il futuro, l’adozione di una regolamentazione univoca quanto più possibile coerente, convergente e semplice su tutto il territorio nazionale, grazie ad un coordinamento delle Regioni. La frammentazione e differenziazione delle regole costringe i gruppi come il nostro, che vogliono investire per migliorare l’offerta di servizi sanitari al cittadino, ad un notevole dispendio di energie sia in termini di risorse economiche che di efficienza organizzativa. A chi giova questa situazione? Sicuramente non al territorio, non al cittadino e nemmeno agli operatori. La politica dovrebbe occuparsi del futuro del settore e pensare a come favorire l’arrivo di know how e capitali per un migliore servizio al cittadino. In questo momento, solo per fare un esempio, stiamo avendo importanti problemi in Veneto e siamo in contatto con la Direzione Generale della Sanità della Regione Veneto per trovare una soluzione sostenibile”.
 
Ma l’Importanza sociale, oltre che scientifica, della medicina di laboratorio rimane uno stimolo molto forte per accettare la sfida. Rappresenta comunque un insostituibile supporto per i clinici nei percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali. Secondo dati in letteratura, ricorda Nicoloso “circa il 70% delle diagnosi viene definito grazie ad esami di laboratorio. Per non parlare del loro utilizzo nei percorsi di screening di numerose patologie, tra cui quelle tumorali, ma anche di monitoraggio di patologie croniche di altissima diffusione come il diabete”.

Più di 100 tra laboratori e punti prelievo già operativi in 11 regioni; 8 mln di esami l’anno; più di 10.000 pazienti serviti ogni giorno, con una crescita del fatturato stimata del 70% nel 2016 e circa 100 mln di euro investiti nel bel paese. Questi alcuni numeri del network italiano di Lifebrain che, argomento sensibile e non secondario, non potrebbe avere mire così ambiziose senza oculate scelte di riqualificazione immediata, laddove necessario, del personale presente nelle strutture acquisite, grazie a corsi di formazione mirati all’acquisizione delle competenze necessarie ad operare con logiche di più ampio respiro e sofisticate tecnologie di ultima generazione.
 
“Il progresso scientifico e tecnologico in medicina di laboratorio” sottolinea in proposito Nicoloso ”è in crescita esponenziale ed in brevissimo tempo ha condotto alla produzione e all’immissione sul mercato di dispositivi diagnostici sempre più complessi e performanti nonché di kit diagnostici per la determinazione di marcatori di malattia sempre più sensibili e specifici. Per stare al passo diventa quindi indispensabile operare da un lato economie di scala e dall’altro garantire un costante aggiornamento dei professionisti. Entrambi questi elementi, peraltro, sono alla base di due fattori fondamentali: la sostenibilità economica e la qualità della refertazione diagnostica che, come ormai acclarato, aumenta proporzionalmente con il numero di esami realizzati. Il tutto a totale beneficio del paziente e del clinico per anticipare quanto più possibile la diagnosi e rendere quindi più efficace la terapia”.

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