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Sabato 03 SETTEMBRE 2016
Fertility Day. De Biasi (Pd): “Non basta dire che c’è stato errore di comunicazione. Serve progetto globale su salute riproduttiva”. E sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale: “Investire su sistema e personale”

Così la presidente della commissione Sanità del Senato è intervenuta ieri alla Festa dell'Unità di Milano che ha messo al centro il tema della sanità e della sostenibilità del Ssn. Tra i presenti anche il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, che, insieme ai presenti, ha rilanciato il tema della riforma del Titolo V a pochi mesi dal referendum: "Sarà uno strumento di grande aiuto per superare le differenze ancora esistenti tra le diverse regioni”

Sostenibilità del Servizio sanitario nazionale e qualità delle cure hanno tenuto banco ieri sera a Milano nel corso della Festa dell’Unità del Pd. Ad animare il dibattito, alla presenza di esponenti di spicco del partito quali la presidente della commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi, il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, e l’assessore alla Salute del Piemonte Antonio Saitta, è stato il responsabile sanità del Pd, Federico Gelli nell’inedita veste di moderatore. Tra i presenti anche la presidente della Fnomceo Roberta Chersevani. La grande assente per motivi istituzionali è stata la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, impegnata in queste ore a rifare da zero la campagna riguardante il Fertility Day dopo la pioggia di polemiche scatenatasi in questi giorni.

A chiarire ancora una volta la posizione del PD sulla vicenda, dopo la nota congiunta rilasciata nei giorni scorsi dai responsabili Sanità e welfare del partito, è stata la ‘padrona di casa’. “Io non mi accontento di dire che c’è stato solo un errore di comunicazione. Al di là della possibilità di licenziare l’agenzia ideatrice di quella campagna, dobbiamo anche dire che qualcuno l’input sul cosa dire l’avrà dato. Io tornerei a lanciare al ministro Lorenzin un invito caduto nel vuoto più volte: forse è arrivato il momento di fare un progetto obiettivo sulla salute riproduttiva delle donne, perché è questo quello che manca”, ha spiegato De Biasi.
 
“Oggi un ragazzo o una ragazza quale luogo di confronto hanno per conoscere la propria sessualità? Perché è da lì che bisogna partire. Siamo ancora indietro di secoli sulla consapevolezza di cosa voglia dire contraccezione, sulla consapevolezza di cosa voglia dire un atto sessuale, non c’è un luogo in cui si possa discutere della propria sessualità rispetto al controllo del proprio corpo. In questo senso i consultori sono servizi da rilanciare sul territorio”, ha aggiunto la senatrice dem.
 
“Non si può parlare del problema della sterilità riducendo il tutto all’immagine di una donna che tiene in mano una clessidra, senza affrontare tutte quelle tematiche di diversa natura alla base di questo problema di salute – ha aggiunto la presidente della XII commissione -. Perché quando si parla di infertilità e sterilità non si parla della legge 40? Perché non si dice che c’è una legge in Italia che ha fatto male alle donne ed alle coppie? E ancora, sulla relazione al Parlamento riguardo la legge 194, ci è stato detto che in fondo gli obiettori di coscienza non sono così tanti. Ma se andiamo a monitorare la situazione regione per regione ci renderemo conto che ci sono interi ospedali in cui una legge dello Stato non può essere applicata, e questa è una vergogna. Insomma, il tema è serio e va affrontato a 360° in tutte le sue sfaccettature”.

Tornando al tema vero e proprio del dibattito, gli interventi dei protagonisti si sono snodati su una questione lanciata da Gelli: c’è bisogno di una vera e propria riforma del settore o sono sufficienti una serie di interventi spot per salvaguardare la sostenibilità e l’universalità del Ssn?
 
Per il sottosegretario De Filippo ad oggi, seppur senza un’opera generale di riforma, “il Governo sta mettendo mano ad un insieme di problematiche decisive per la salvaguardia della sostenibilità del sistema: dal ddl sulla responsabilità professionale con il relativo contrasto alla medicina difensiva alla legge sugli Ordini professionali e sulle professioni sanitarie fino ai nuovi Lea ed al nuovo nomenclatore, senza dimenticare le norme sulle nomine dei DG, ed il superamento storico di vergognose questioni come quelle legate agli Opg”.
 
“A volte –ha sottolineato De Filippo - penso si debba strutturare meglio la comunicazione per far meglio comprendere l’importanza dei temi sui quali il Governo è intervenuto e sta intervenendo”.
 
Infine, quanto al possibile aumento del Fondo sanitario nazionale nella prossima legge di bilancio, De Filippo ha spiegato: “L’auspicio è che il Fsn venga aumentato nonostante gli interventi che dovranno essere messi in campo per il terremoto e i dati riguardanti la crescita economica”.
 
La presidente De Biasi, prendendo la parola, ha poi richiamato quanto scritto nel parere della XII commissione del Senato sull’indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Ssn ricordando che: “Un sistema sanitario è sostenibile finché noi decidiamo che è sostenibile. Noi oggi abbiamo il dovere morale di sostenerlo non solo organizzativamente ma anche economicamente”.
 
Riguardo le possibili difficoltà economiche richiamate precedentemente dal sottosegretario De Biasi ha sottolineato: “E’ vero, ci saranno variabili molto pesanti, ma senza la salute non c’è tutto quanto il resto. Non è tagliando il Fsn che le cose andranno meglio, anzi, le cose andranno ulteriormente peggio. Bisogna evitare di fare sprechi, smettere di rubare e lucrare sulla sanità, c’è poi il tema dei 21 sistemi sanitari differenti che va assolutamente affrontato”.
 
Da qui un richiamo alla riforma del Titolo V ed al prossimo referendum costituzionale: “Non possiamo più tollerare che una persona viva o muoia a seconda della regione in cui viene assistito. C’è una regione, ad esempio, che non fornisce cure per la fibrosi cistica, questo non è civile, non possiamo tollerare che ognuno si faccia la sua sanità, le Regioni non sono Stati autonomi . Il cuore della riforma, e più in particolare della modifica del Titolo V è questo, come far sì che tutti possano essere curati, che ci sia qualità per tutti”.
 
Della stessa opinione anche De Filippo: “La riforma Titolo V, cancellando la materia concorrente, sarà uno strumento di grande aiuto per superare le differenze ancora esistenti tra le diverse regioni”.

E le Regioni cosa ne pensano? L’assessore piemontese alla Sanità, in tema di sostenibilità, è molto chiaro: “Prima di iniziare ogni ragionamento dobbiamo partire da una domanda: il denaro investito in salute è ben speso? Io mi sento di rispondere no”, ha rimarcato Saitta.

“Per fortuna oggi - ha proseguito - siamo nelle condizioni di capire se i soldi destinati alla salute sono stati buttati fuori dalla finestra. A questo punto, facendo un passo avanti, dobbiamo proseguire e chiederci: l’organizzazione ospedaliera attuale risponde alle esigenze della cittadinanza? Ancora una volta io dico di no. Il perché della mia risposta è semplice, abbiamo ancora troppe strutture che fanno pochi interventi l’anno. Queste sono uno spreco di denaro e non garantiscono sicurezza ai pazienti. E’ qui che si misura la capacità delle politiche. Noi oggi siamo chiamati a garantire la sostenibilità futura del sistema. Quando abbiamo chiuso in Piemonte reparti pericolosi, ci siamo rivolti all’opinione pubblica e abbiamo trovato comprensione, il tema della qualità è dunque fondamentale”.
 
A chiudere i lavori la presidente Fnomceo che ha ribadito ancora una volta come l’universalismo sia “qualcosa a cui non possiamo rinunciare, è una conquista raggiunta che dobbiamo preservare”. “La salute è cambiata, il tipo di malato è cambiato, la longevità oggi aumenta anche per la qualità dei servizi offerti. Sostenere il sistema è particolarmente difficile se non si tenta di rendere sostenibile il sistema non solo a livello economico ma anche qualitativo, in termini di servizi offerti. Lo stesso medico – ha concluso - non può più essere colui che fa solo la ricetta al paziente, ma deve essere il tramite per un percorso virtuoso che metta sempre al centro la salute degli assistiti senza dimenticare la savaguardia generale del sistema”.
 
Giovanni Rodriquez

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