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Giovedì 15 SETTEMBRE 2016
Piemonte. Al via il riordino della Salute Mentale. Previsti fondi per non gravare su famiglie e Comuni

Per l’assessore Saitta “l’assenza di un compiuto sistema di regole ha determinato carenze che si sono tradotte in gravi irregolarità” che “la ha il dovere di correggere”. Annunciato l’inserimento, nell’assestamento che la Giunta regionale ha appena approvato, di 20 milioni di euro per gli anni 2016-2017-2018.

“Il Piemonte non può più attendere il riordino di un importante segmento del servizio sanitario regionale che è quello della residenzialità psichiatrica: per troppi anni, l’assenza di un compiuto sistema di regole (per classificare e qualificare le funzioni, per valutare i pazienti, per autorizzare e remunerare le attività) ha determinato carenze che si sono tradotte in gravi irregolarità. La Regione Piemonte aveva da tempo, ed ha oggi più che mai, il dovere di intervenire per correggerle”.
 
Ad affermarlo è stato l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta, che in una nota risponde alle polemiche legate alla DGR in materia, la n. 30, il cui esame prosegue da molti mesi nella IV Commissione sanità, e  precisa: “Non ci sarà alcuna compartecipazione alla spesa né da parte delle famiglie dei pazienti psichiatrici né da parte dei Comuni perché la Regione Piemonte ha già inserito nell’assestamento che la Giunta regionale ha appena approvato, la somma di 20 milioni di euro per gli anni 2016-2017-2018 proprio per garantire le stesse somme destinate fino allo scorso anno”.

“Ricordo – prosegue Saitta nella nota - anche che la regolamentazione del sistema della residenzialità psichiatrica costituisce per la Regione Piemonte un preciso adempimento richiesto dai ministeri della Salute e dell’Economia attraverso il piano di rientro dal debito sanitario che la Giunta Chiamparino ha ereditato. I pazienti e le loro famiglie non dovranno decidere se aderire o meno a percorsi di cura per loro costosi perché non dovranno pagare nulla, ed è infondato, oltre che inutilmente allarmistico, far prevedere l’aumento dei trattamenti sanitari obbligatori o dei ricoveri ospedalieri”.

“La delibera - conclude l’assessore - dalla prima versione approvata nel 2015 ha già subito significative modifiche da parte nostra, proprio per tener conto delle tante osservazioni raccolte e per corrispondere, per quanto possibile, alle innumerevoli e spesso discordanti esigenze dei soggetti che abbiamo consultato più volte”.

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