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Mercoledì 08 GIUGNO 2011
Per le donne memoria migliore con il testosterone

La somministrazione cutanea dell’ormone consente di migliorare le abilità di apprendimento verbale e la memoria nelle donne in postmenopausa. Per i ricercatori “la scoperta offre una potenziale terapia per rallentare il declino cognitivo nelle donne”.

Per le donne basta l’assunzione quotidiana di testosterone per sei mesi per rallentare il declino cognitivo, secondo uno studio presentato nel corso del meeting annuale dell’Endocrine Society' americana tenutosi nei giorni scorsi a Boston.“Le donne hanno un più alto rischio di sviluppare demenza rispetto agli uomini”, ha affermato Sonia Davison la coordinatrice dello studio. “Questa scoperta offre una potenziale terapia, in un campo in cui attualmente non ne esistono: rallentare il declino cognitivo nelle donne”.
I ricercatori hanno confrontato un gruppo di controllo di 30 donne con 9 donne tra i 47 e i 60 anni che avevano ricevuto somministrazioni di spray cutaneo al testosterone. Una dose sufficiente, secondo il team, a restituire alla donna livelli di ormone pari a quelli che possedeva in età riproduttiva.Le donne sono state quindi sottoposte, all’inizio e alla fine delle 26 settimane di durata dello studio, a test tesi a rilevare la funzione cognitiva.
Mentre all’inizio dello studio i due gruppi non presentavano alcuna differenza significativa, alla fine del periodo di osservazione le differenze erano notevoli. Le donne appartenenti al gruppo di controllo non mostravano variazioni di rilievo nelle capacità cognitive, mentre il gruppo trattato con lo spray al testosterone mostrava un miglioramento delle abilità di apprendimento verbale e nella memoria. “È entusiasmante”, ha aggiunto Davison convinta che la scoperta possa aprire la porta a nuovi trattamenti. “Il testosterone potrebbe avere un ruolo protettivo contro la demenza”, ha affermato.
Certo, i numeri di questa sperimentazione sono così piccoli che i risultati costituiscono poco più di un’ipotesi di ricerca. “Serve la conferma di trial clinici controllati randomizzati”, ha aggiunto la ricercatrice. Ma la strada intrapresa, per ora, sembra valida. 

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