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Mercoledì 05 OTTOBRE 2016
A Granozzo con Monticello convegno Ecm sulla paura della follia e dello straniero

Appuntamento i prossimi 8 e 22 ottobre per “Exilium per un’antropologia dell’esclusione”. Il Convegno si propone come “momento di confronto interdisciplinare sulla dimensione dell’esilio”. Perché, spiegano gli organizzatori, “la resistenza ad accogliere l’altro, il ‘diverso’, non è che la resistenza ad accogliere l’altro, il ‘diverso’, che sta dentro di noi”. Il programma

Sabato 8 ottobre e sabato 22 ottobre si svolgerà al centro congressi Hotel Novarello di Granozzo con Monticello a Novara, il convegno “Exilium, dal folle allo straniero per un’antropologia di esclusione”.

L’evento, che vede la partecipazione di numerosi relatori, è promosso e organizzato da Domenico Nano che ne è anche il responsabile scientifico. Molti gli argomenti che verranno trattati nel corso della due giorni di lavori.

“La figura della follia – spiegano una nota che annuncia l’evento -, in cui l’inconscio irrompe con il magma incandescente dei suoi contenuti irrazionali, è figura inquietante e tutti noi cerchiamo, più o meno coscientemente, di eliminare ciò che ci inquieta, ciò che ci spaventa. Come ci inquieta e ci spaventa lo straniero che infrange il miraggio di considerare se stessi come ‘norma’ e che, accanto al folle, straniero alla ragione, è oggetto di potenti e similari dinamiche di esclusione da parte di una società che, in tal modo, cerca di esorcizzare le sue paure. Ma il pericolo che crediamo provenire dall’esterno e da cui tentiamo invano di difenderci è un pericolo che, in realtà, proviene dall’interno e la paura del folle e dello straniero è paura di questo mondo interno che può diventare alterità minacciosa nel momento in cui non trova riconoscimento. Così la resistenza ad accogliere l’altro, il ‘diverso’, non è che la resistenza ad accogliere l’altro, il ‘diverso’, che sta dentro di noi”.

Il Convegno si propone quindi come “un momento di confronto interdisciplinare sulla dimensione dell’esilio, in un’epoca come l’attuale in cui la società fatica a riconoscersi, travolta da un processo di trasformazione anche etnica e pervasa da una ‘paura liquida’, una paura libera, disancorata, fluttuante e che, proprio per questo, fa sentire più profondi i suoi artigli. Con la possibilità, da una parte, del radicalizzarsi di meccanismi di scissione e proiezione di ciò che viene percepito come negativo e pericoloso, con un’esclusione che può diventare allora anche cancellazione della pietas e perdita del senso della comunità; ma con la speranza, dall’altra, del prevalere invece di soluzioni antropoculturali centrate sulla cura e sulla responsabilità e, come tali, sull’accoglimento del ‘diverso’”.

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