quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 11 OTTOBRE 2016
Cancro. Chi è povero e si ammala muore prima. Uno studio del Pascale e dell’Università di Napoli

Un quarto dei pazienti, che riportava difficoltà  economiche, aveva un rischio del 35% in più di avere un peggioramento della qualità di vita rispetto a chi non aveva problemi finanziari. In un altro 22% i problemi economici aumentavano durante la chemioterapia e il rischio di morte aumentava del 20% rispetto a chi non riferiva problemi.

Chi è povero ovvero ha problemi economici e si ammala di tumore muore prima. La correlazione tra povertà e aspettativa di vita in caso di malattia l’avevano scovata all’inizio di quest’anno i giapponesi con uno studio i cui risultati sono stati illustrati sul quotidiano Yomiuri Shimbun. Alle stesse conclusioni giunge uno studio presentato a Copenhagen, durante il Congresso annuale della Società europea di oncologia (Esmo), condotto da Francesco Perrone, direttore dell’unità sperimentazioni cliniche dell’Istituto dei tumori di Napoli Fondazione Pascale, in collaborazione con la cattedra di Statistica medica della Seconda Università di Napoli.

Lo studio, i cui risultati verranno a breve pubblicati sulla rivista Annals of Oncology, è stato condotto  mettendo insieme i dati di 16 sperimentazioni cliniche condotte in Italia tra il 1999 e il 2015, coordinate dall’Istituto dei Tumori di Napoli. Nel complesso, hanno partecipato a queste sperimentazioni 3670 pazienti affetti da cancro del polmone, della mammella e dell’ovaio. Tutti gli studi prevedevano l’uso di un questionario di qualità della vita (Eortc C30) che chiedeva ai pazienti, alla domanda 28, se nell’ultima settimana avevano avuto difficoltà economiche legate alla malattia, assegnando uno di quattro possibili gradi, da “per niente” a “moltissimo”.

Già all'inizio dello studio è stato constatato che un quarto dei pazienti riportava difficoltà  economiche di grado variabile e che queste persone avevano un rischio del 35% in più di avere un peggioramento della propria qualità di vita rispetto a chi non aveva problemi finanziari.
Inoltre, in un altro 22% di pazienti, i problemi economici aumentavano durante il trattamento chemioterapico e in queste persone il rischio di morte aumentava del 20% rispetto a chi non riferiva problemi.

“Riteniamo che siano risultati importanti per almeno due motivi. – dice Franco Perrone – Sono i primi dati di uno studio prodotto per la prima volta in un paese europeo e sono, purtroppo, coerenti con quanto è stato già segnalato negli Stati Uniti dove però non esiste Servizio sanitario nazionale. La dimensione, inoltre, dell’effetto negativo sulla sopravvivenza della “tossicità finanziaria” è simile alla dimensione dell’effetto benefico di alcuni nuovi farmaci.

Quindi l’impatto di una “cura” contro la tossicità finanziaria avrebbe un effetto molto rilevante, e ovviamente senza effetti collaterali. In realtà ci aspettavamo che i pazienti con problemi economici avessero un peggioramento della qualità di vita più in generale, perché è intuitivo che questi due concetti siano collegati. Ci ha sorpreso, invece, trovare che il rischio di morte aumenta per i pazienti che peggiorano i problemi economici durante il trattamento”.

“Il dibattito in sanità negli ultimi anni – continua Perrone - è notevolmente concentrato sul problema del costo dei farmaci, che aumenta in maniera irragionevole e sottrae risorse rilevanti. I nostri dati sono un campanello d’allarme e spingono a riflettere sul fatto che buona sanità non significa mettere solo farmaci a disposizione dei medici e dei pazienti. Esiste altro su cui si può e si deve migliorare, all'interno di un sistema pubblico che rappresenta (e i nostri dati lo confermano) una solida base, per soddisfare i bisogni di assistenza degli ammalati di cancro. Inutile dire che le difficoltà economiche dello Stato e i tagli alla sanità non aiutano”.   

Et. Mau.

© RIPRODUZIONE RISERVATA