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Giovedì 20 OTTOBRE 2016
Un premio agli uomini #afiancodelcoraggio delle donne col tumore

Il tumore visto da un altro angolo. Quello della famiglia, di chi sta accanto ad una donna con un tumore. Un riflettore che si accende sul mondo silenzioso degli uomini, sul ‘dietro le quinte’ di chi assiste una compagna, una figlia o un’amica malata. A questi uomini è dedicato il premio letterario #afiancodelcoraggio, promosso da Roche e presentato ieri a Roma, con la partecipazione attiva del ministro Beatrice Lorenzin.

Si parla tanto di tumore, per fortuna con parole sempre più improntate alla speranza e all’ottimismo. Grazie ai risultati dei nuovi farmaci, alle promesse della ricerca, all’esercito dei ‘sopravvissuti’, che solo in Italia conta ormai milioni di persone.
 
Ma la dimensione più intima del tumore, quella vissuta all’interno della famiglia, sfugge del tutto alla luce dei riflettori e ai dibattiti pubblici. Al più, viene rappresentata en passant dagli economisti alla voce ‘costi indiretti’, che peraltro ancora non si è ancora imparato a calcolare con precisione. Come se assistere un familiare malato di tumore fosse solo una questione di deficit di produttività e di giornate lavorative perse.
 
Il tumore è molto più di questo. Il tumore, e anche solo la notizia della sua presenza, è uno tsunami che travolge le famiglie. Quella che per i medici è solo una ‘paziente’, nel contesto del focolare domestico è una madre, una moglie, magari anche una figlia che assiste la madre anziana. E da ultimo, sì, forse anche una lavoratrice in malattia. Ma questo per una creatura di pochi anni che vede la madre trasformarsi, soffrire, nascondere le lacrime (esercizio inutile, ai bambini non sfugge mai niente!) è un dettaglio da nulla. Semmai riguarda di più il compagno, costretto a sbarcare il lunario ormai solo col suo stipendio (quante sono nel nostro Paese le donne non ‘in regola’?), ad indossare un sorriso sulla sua maschera di disperazione perché in quel momento la sua donna, i suoi figli devono sapere di poter contare di lui. E le lacrime di rabbia e di dolore non rassicurano nessuno.
 
E’ a questi uomini, trasformati in ‘eroi per caso’ dalla malattia della compagna, dalla gestione emotiva e concreta dei figli, dalla vita quotidiana e da quella vissuta in ospedale, stando anche attenti a non trascurare troppo il lavoro, che Roche dedica il premio #afiancodelcoraggio.
Un’azienda questa con una tradizione importante di terapie innovative in oncologia (basti pensare al trastuzumab), che si è scelta un ‘motto’ ispirato agli unmet need dei pazienti (Doing now what patients need next). Ma soprattutto un’azienda guidata da Maurizio de Cicco, uomo illuminato, grande nella sua sensibilità e capace di commuoversi anche di fronte alla platea delle grandi occasioni, mentre racconta di quella donna con il cancro dell’ovaio che si aggrappava alla vita strappando alla malattia una tappa dopo l’altra: la promessa di poter assistere alla nascita della nipotina, poi al suo battesimo, poi alla sua prima vacanza al mare, poi chissà…
 
Perché curare il tumore, alla fine è proprio questo. Dare ad una madre la possibilità di veder crescere i propri figli, ad una nonna la gioia di ricevere un disegno con dedica (‘alla nonna più bella del mondo!’) dalla  nipotina, ad un marito veder rifiorire alla vita la propria compagna.
 
“Chi fa ragioneria – afferma il Ministro Beatrice Lorenzin, intervenuta alla presentazione del premio – non si rende conto di cosa significhi cronicizzare una malattia come il cancro. Gi anni strappati al tumore sono fondamentali nella vita di una madre. Spingere il progresso scientifico e l’innovazione dunque è un must. Oggi abbiamo a disposizione tante terapie innovative, ma dobbiamo governare il processo”.
“Avere accanto una persona nella malattia – ricorda Gianni Letta, presidente della giuria di #afiancodelcoraggio – è molto importante. Si chiama terapia della speranza, importante quanto quella medica e farmacologica per uscire da questa vicenda”.
 
E’ la capacità di guardare avanti, il convincersi di avere un futuro. E avere un uomo accanto durante la malattia, “qualcuno che parla al plurale della tua malattia (‘ce la faremo!’) – ricorda Melania Rizzoli, medico, politica, scrittrice e lei stessa unasurvivor – ti dà una grande forza, ti infonde coraggio. Avere una persona che cerca di tenerti dentro la vita è fondamentale”.
 
“E’ molto bello – afferma Nicoletta Cerana, presidente di Acto (Alleanza Contro il Tumore Ovarico) onlus - che a questi uomini si dedichi finalmente la giusta attenzione con un concorso letterario dedicato alle loro storie. Storie vere. Storie da raccontare. Belle storie per noi donne che amiamo i nostri mariti, belle per i nostri figli che imparano a confrontarsi con la malattia anziché fuggirla. Perché come scriveva Tagore, nel mondo il dolore esiste, ma a noi è consentito di trasformarlo in gioia”.
 
#afiancodelcoraggio è un premio dedicato agli uomini (mariti, compagni, padri, figli, amici) che abbiano vissuto la malattia al fianco di una donna malata di tumore. Chi desidera partecipare è invitato a raccontare la propria storia sotto forma di un breve racconto; ci si può candidare collegandosi al sito www.afiancodelcoraggio.it, fino al 15 gennaio 2017. Il racconto vincitore, scelto da una giuria indipendente (composta da Paola Binetti, Nicoletta Cerana, Emilia Grazia De Biasi, Stefania Gori, Annamaria Mancuso, Myrta Merlino, Federica Pontremoli, Alberto Ricciuti, Carlo Rossella, Maria Sole Tognazzi e presieduta da Gianni Letta) sarà trasformato in uno spot e trasmesso nelle sale cinematografiche ad ottobre 2017, grazie ai produttori e distributori cinematografici Lotus (Leone Film Groups), Circuito Cinema e Massimo Ferrero Cinemas. Altri partner del progetto sono ACTO onlus, Attivecomeprima onlus e Salute Donna onlus.
 
Maria Rita Montebelli

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