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Lunedì 14 NOVEMBRE 2016
Gli italiani in crisi vanno sempre di più dallo psicologo (ma anche da “motivatori” e life coach). Boom spesa: più del 600% in 20 anni

Da anni il mercato della Psicologia è in significativa e costante crescita, tanto che il reddito annuale prodotto dalle prestazioni psicologiche nel
libero mercato Italiano è cresciuto da 110 milioni a circa 800 milioni di euro negli ultimi 20 anni. Ma ci sono ancora spazi di intervento poco esplorati. E la sfida principale è quella di aiutare le persone ad affrontare “i problemi normali”. L'INDAGINE DELL’ENPAP


Da anni il mercato della Psicologia è in significativa e costante crescita. Ma al contempo salgono in auge figure professionali nuove che si propongono in posizione concorrenziale agli psicologi, offrendo anche loro servizi di matrice psicologica, come i counselor, i motivatore e i life-coach. Mentre si espandono e si modificano i potenziali ambiti di intervento. La Psicologia professionale, oggi, è infatti chiamata a confrontarsi sono in buona parte temi di ordine non prettamente clinico, ma anche ai “i problemi normali”, cioè alle trasformazioni - a volte evidentemente drammatiche, a volte apparentemente banali - che ogni giorno sono di fronte a ciascuno e che corrispondono a cambiamenti costitutivi degli assetti sociali, a trasformazioni epocali, tra l’altro, nella organizzazione delle famiglia, delle relazioni amicali, del lavoro.

È quanto emerge dalla prima "Indagine di mercato sulla Psicologia professionale in Italia: nuovi bisogni, nuovi ambiti, nuovi ruoli" presentata dall’Enpap (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi). La ricerca è una ricognizione sulle opportunità e sui vincoli prospettati alla psicologia professionale oggi, sul posizionamento dell’offerta professionale degli Psicologi rispetto alle richieste attuali delle persone e su quali indirizzi possono essere presi alla luce delle indicazioni che vengono dai cittadini. Ma è anche una interessante fotografia della società italiana oggi.

Gli italiani giudicano gli psicologi affidabili ed efficaci. Ma hanno ancora difficoltà ad accettare di avere bisogno di aiuto
 “Specialista della mente” con un lungo background formativo, al quale ci si rivolge per risolvere un problema di natura emotivo-mentale. Con una credibilità e autorevolezza nettamente superiori a quelle riferite a professioni non riconosciute e afferenti all’area psicologica quali counselor, motivatori e life coach. Allo psicologo psicoterapeuta vengono attribuite capacità di “equilibrare” (57%), “curare” (49%), “guarire” (48%) e “migliorare” (44%) ben più alte che a figure quali Counselor (22%, 9%, 9%, 23%), Life Coach (21%, 10%, 10% e 34%) e Motivatore (23%, 11%, 13% 3 40%).
 
È questo il quadro che emerge dall’Indagine. Perché, allora, il ricorso a certe professioni non riconosciute e afferenti all’area psicologica è ancora così alto? Per l’Enpap il fatto è che figure quali il life coach o il motivatore, e in minore misura il counselor – “il cui profilo percepito – spiega l’Enpap - appare sbiadito e scarsamente caratterizzato” – hanno trovato la propria legittimazione in aree di latenza dello psicologo. Dai dati emerge infatti che sono posizionati nella polarità dell’ottenimento di una condizione di benessere e di soddisfazione, con attribuzioni connesse all’”empowerment” quali: valorizzare, potenziare e ottimizzare.

La percezione generalizzata, in sintesi, è che la figura dello psicologo/psicoterapeuta interviene in una situazione di malessere, si prende cura del danno mentre le nuove figure si prendono cura della salute, dello stare bene.

“C’è da dire, però, che buona parte del campione ritiene plausibile se non auspicabile un’estensione ed un adeguamento della figura dello psicologo ai bisogni sociali di oggi, in particolare nell’aiutare a reagire alla situazione di precarietà diffusa creatasi nella società contemporanea”. Ma a limitare le possibilità di azione dello psicologo/psicoterapeuta, evidenzia l’Enpap, c’è ancora oggi la necessità di “una pregressa accettazione del problema da parte del soggetto che vi si rivolge e questo lo rende potenzialmente meno accessibile”. Per l’Enpap appare dunque evidente come occorra “rendere più avvicinabile lo psicologo affinché risponda ai bisogni manifesti che nascono dalla precarietà contemporanea”.

Insicurezza, solitudine, diffidenza verso l’altro. Gli italiani nell’era della precarietà
La crisi degli assetti economici e geopolitici che ha contraddistinto l’ultimo decennio ha provocato la rottura di equilibri consolidati e ritenuti ormai acquisiti, provocando l’insorgere di conflitti, tensioni sociali e generando instabilità, inquietudine, smarrimento, e nuove fragilità. Ne derivano, di conseguenza, insicurezza, solitudine, diffidenza verso l’altro. È questo il quadro della società italiana tracciato nella "Indagine di mercato sulla Psicologia professionale in Italia: nuovi bisogni, nuovi ambiti, nuovi ruoli" dell’Enpap.

Salute, lavoro, sicurezza economica e famiglia sono gli ambiti nel quale emergono le maggiori preoccupazioni, anche se a livelli differenti a seconda dell’età degli intervistati. Pur preoccupando ad ogni età, la salute è infatti motivo di timore soprattutto per le fasce più adulte, mentre tra i giovani tra i 18 e i 24 è la fiducia in se stessi a costituire una fonte di preoccupazione.

Ma le determinanti che influenzano la sensazione di benessere non sono questi i fattori presi singolarmente. Lo “Star bene” che emerge dall’indagine è un concetto articolato ed aspirazionale, assimilato alla condizione di equilibrio emotivo. È nel raggiungimento dell’equilibrio emotivo, per gli intervistate, che si può parlare di benessere personale. E per il campione intervistato “l’equilibrio emotivo della persona è il principale dominio socialmente riconosciuto allo psicologo e la sua funzione sociale riconosciuta è sostenere ed aiutare la persona nella ricerca del proprio equilibrio attraverso un’azione emotiva che implica la comprensione della psiche del soggetto. In questa maniera aiuta a reagire alla situazione precaria creata dalla società”, spiega l’Enpap.

“Non ci pensare. Meglio il piacere, subito”. Italiani più edonisti che eudemonisti
Equilibrio emotivo come liberazione e ricerca di un “altrove” di agio e gratificazione. Sono gli edonisti e rappresentano il 62% del campione intervistato dall’Enpap per la prima "Indagine di mercato sulla Psicologia professionale in Italia: nuovi bisogni, nuovi ambiti, nuovi ruoli". Sono soprattutto uomini, tra i 18 e i 24 anni, con una condizione socio - economica medio – elevata. Per loro l’equilibrio emotivo assume una connotazione vitalistica, centrata sull’agire: ricercano momenti e stati di piacere e si allontanano da quanto di negativo si frappone al godimento di ciò che è desiderato o che lo preclude. Un cluster che ha la sua focalizzazione nel lavoro e nelle relazioni interpersonali e sociali e aspira soprattutto a soddisfazione, realizzazione e successo.

E’ il profilo più favorevole a rivolgersi, anche solo per un consulto iniziale, a una figura professionale per le proprie esigenze di equilibrio emotivo. Ma non solo allo psicologo o al psicoterapeuta. Anzi, pur essendo il più favorevole a rivolgersi a una figura professionale, per le proprie esigenze e focalizzato sull’equilibrio emotivo come liberazione dalla negatività, gli edonisti sono i più refrattari rispetto all’eventuale ricorso allo psicologo, in caso di necessità.

Agli edonisti si contrappongono gli eudemonisti, il 38% del campione dell’indagine Enpap, che perseguono l’equilibrio emotivo come beneficio, come conquista e sviluppo armonico del proprio sé. Per costoro, l’equilibrio emotivo è un processo evolutivo, un percorso di crescita che muove dalla comprensione interiore e dal rispetto dei propri bisogni profondi, alla ricerca di serenità, sicurezza, calma, armonia. Questo cluster ha la sua focalizzazione nell’introspezione, nell’affettività, nella famiglia e aspira soprattutto alla salute e alla stabilità.
Sono soprattutto donne, di età superiore a 55 anni, con una condizione socio - economica media. Ed è questo il cluster più propenso a rivolgersi allo psicologo e allo psicoterapeuta per le proprie esigenze di equilibrio e benessere emotivo.

Ma le chiavi d’accesso, nei diversi mondi che rappresentano la natura umana, non sono uniche. Per questo l’impegno dell’Enpap è costruire un’offerta e una proposta di servizi psicologici adatti alle diverse esigenze. Per “non mancare le occasioni e gli obblighi che le contingenze storiche di quest’epoca pongono alla Psicologia professionale”.
 
Lucia Conti

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