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Venerdì 25 NOVEMBRE 2016
La sicurezza in sanità è un affare di “testa”. E il fattore umano resta fondamentale per evitare l’errore

Sono le mani ed i piedi del chirurgo ciò che gli permette di operare un paziente sul lettino della Sala Operatoria, sia che lo faccia con dei bisturi oppure attraverso i trocker di un robot di ultima generazione. E le “macchine”? Ciò che ci offre la tecnologia è importantissimo e assolutamente indispensabile. Ma è sempre l’uomo colui attorno al quale devono orbitare le strategie di Efficacia, Efficienza e Sicurezza

“Essere umano” e sicurezza del paziente, un binomio vincente o un ossimoro intrinseco? In quest’ottica è emblematico ed interessante notare come Renè Amalberti (1) descriva esattamente come l’essere umano sia costantemente impegnato a lavorare concentrandosi principalmente "non" sull’aspetto dell’operare “senza commettere errori” quanto piuttosto a raggiungere risultati migliori e soddisfacenti in termini di produzione, di volumi, di efficienza produttiva (tempo perso, attività inutili, etc.), con l’obiettivo principale di fare meglio e di più, rimanendo concentrati sulla propria attività.
 
La consapevolezza dell’agire in sicurezza, dell’agire in un ambiente ad altissima complessità, la sanità, la percezione di lavorare in un ambiente con un livello di affidabilità sempre migliorabile (2) dovrebbe essere patrimonio quotidiano dell’agire di ciascun professionista sanitario: acquisire e consolidare la percezione di lavorare in un ambiente molto pericoloso per il paziente dovrebbe essere patrimonio imprescindibile di ciascun professionista della sanità.
 
La sicurezza tocca ed abbraccia la sfera emotiva dell’ umano: la percezione e la consapevolezza sono aspetti “soft” della psiche umana che in sanità devono essere focalizzati quotidianamente e costantemente verso l’agire in sicurezza e per la sicurezza, perché come detto l’ambiente sanitario può  essere estremamente pericoloso ed insicuro (3) se confrontato con organizzazioni ad altissima affidabilità quali l’aviazione e l’industria nucleare. Non bisogna cercare solo soluzioni “hard” tecnologiche, di innovazione della tecnica, di speciali procedure tecniche e/o operative, di apparecchiature tecnologicamente avanzatissime, quanto piuttosto elevare e focalizzare l’attenzione sull’ intrinseca natura dell’essere umano, per sua peculiarità fallibile e quindi non scevro dal commettere errori, inserito per di più in un ambiente certamente non tra i più sicuri (4).
 
Di fatto, c’è un fattore in comune tra l'aviazione, l'industria nucleare e la sanità. Questo fattore è il fattore umano! Infatti più della metà degli incidenti in qualunque delle tre industrie è legata ad errori umani. Tra il 70% e l’80% per l'aviazione (5), nell’80% per il nucleare (6), ed è considerata la terza causa di morte negli Stati uniti (7) per la sanità.
 
Ma i risultati a valle sono completamente diversi. Infatti, le probabilità di morte o di rimanere feriti dovute ad errori umani sono quasi nulle per il nucleare e l'aviazione, dove gli errori umani risultano generalmente gestiti senza conseguenze. Gli effetti sono molto più critici per la sanità. In Italia non esistono stime ufficiali, ma negli Stati Uniti si stima che circa 440.000 morti all'anno siano dovuti ad errori medici (7)(8).
 
Nel Regno Unito, con una popolazione simile all'Italia, le morti per errori medici (preventable deaths) sono stimate a circa 1000 al mese (9) (10). E’ chiaro quindi come il fattore umano sia un fattore imprescindibile quando si parla di sicurezza. Più passa il tempo, più esperienza lavorativa maturiamo, più abbiamo a che fare con la sicurezza, con l'efficacia e l’efficienza e più ci convinciamo che la Sicurezza è squisitamente un affare di testa. E ciò è indipendente dal tipo di organizzazione che analizziamo.
 
Affermazione scontata? Per alcuni probabilmente sì, ma per quanto vediamo e continuiamo a vedere, ci sembra che invece la realtà non sia proprio questa e che il concetto di Sicurezza non sia poi così chiaro e scontato per molti. Infatti sempre più studi dimostrano come nella sanità, troppi errori umani conducano a conseguenze che si sarebbero potute evitare (11).
 
Eppure il primo punto del giuramento di Ippocrate, che fa parte del codice deontologico dei medici, è quello di non recare danno: primum non nocere. Ed allora lo ripetiamo: la Sicurezza è, di fatto, un affare di testa. D' altra parte, se ci pensiamo bene, è il cervello che comanda le mani ed i piedi che riescono a pilotare un aeroplano, sia che questo venga condotto attraverso una cloche, un joystick o uno yoke oppure la tastiera alfanumerica del computer di bordo.
 
Sono le mani ed i piedi del chirurgo ciò che gli permette di operare un paziente sul lettino della Sala Operatoria, sia che lo faccia con dei bisturi oppure attraverso i trocker di un robot di ultima generazione. Sono le mani di una squadra di tecnici altamente specializzati che riescono a far funzionare il reattore Nucleare di una Centrale in grado di fornire l’elettricità elettrica ad una città di grandi dimensioni. E sono le teste dei piloti che sono nella cabina di pilotaggio di un aereo, o dei dottori ed infermieri e tutto il personale sanitario di un ospedale, o ancora dei lavoratori di una centrale nucleare, che garantiscono il buon funzionamento ed il successo dei loro obiettivi.
 
Se poi le teste sono delle “belle teste”, allora il prodotto che ne verrà fuori sarà maggiormente efficiente, efficace, ma soprattutto sicuro. Il fatto è che la Sicurezza, quella totale, è un risultato asintotico, a cui noi tendiamo con tutte le nostre forze ma che mai riusciremo a raggiungere come vorremmo: al 100%.
 
Ci hanno provato in molti, alle volte in maniera ostinata, caparbia, testarda, utilizzando varie tecniche, metodologie, strumenti. lo “zero error state” è stato il mantra per molti anni, in special modo da coloro che erano convinti che attraverso i computer e la tecnologia si potessero eliminare le stesse limitazioni umane. Per poi ritrovarsi punto a capo ed ammettere che la Sicurezza al 100% non esiste e che solo l’uomo ci si può avvicinare efficacemente.
 
Se ci pensiamo non può essere diverso: è la natura di per sé, che ce lo impone. La natura, per sua definizione, è mutevole, incostante, spesso bizzarra. La natura difficilmente si ripete, si replica; per viverla ed affrontarla, servano adattabilità, flessibilità, duttilità, soprattutto mentale. D’altra parte è anche vero, che il mondo richiede sempre più efficienza ed efficacia e soprattutto velocità. Come combinare questi aspetti, così diversi e, per certi versi opposti, con la Sicurezza?
 
Parafrasando A.M.Turing (12) lo scienziato affermava che “[…] in una ‘High Reliable Organization’, la tecnologia e la struttura organizzativa assicurano una elevata affidabilità che però ‘paga’ con la rigidità. L’elemento umano assicura la flessibilità necessaria, che però ‘paga’ con la sua fallibilità..[…]”. Crediamo che in questa affermazione risieda il nocciolo della questione. Il cervello dell’uomo è ciò che consente di reagire in maniera sicura e pronta a qualunque tipo di situazione, soprattutto a quelle anomale o straordinarie che talvolta la natura ci presenta, quasi a sfidarci.
 
E le “macchine”, i computers, i robots? Ciò che ci offre la tecnologia è importantissimo e assolutamente indispensabile. Le “macchine” sono velocissime e di una precisione sempre più straordinaria, in grado di ripetere all'infinito operazioni che noi umani non potremo mai eseguire. Ora poi saranno collegate tra di loro, in rete (Industry 4.0) e sono sempre piu’ capaci di “imparare”, ma sempre limitatamente, almeno per ora. E’ sempre l’uomo colui attorno al quale devono orbitare le strategie di Efficacia, Efficienza e Sicurezza. L’uomo con le sue capacità Tecniche, ma anche e soprattutto, con le sue capacità Non Tecniche.
 
Qui sta il “busillis” attorno al quale ruota quel concetto di Sicurezza che il mondo richiede sempre con più forza, al cui limite ci avviciniamo, asintoticamente, ogni giorno di più. E proprio questo, è quello su cui si sono concentrate sia l'industria nucleare che l'aviazione, con l'obiettivo di minimizzare e limitare le conseguenze di errori dell’ essere umano. E questo è ciò che ha portato il mezzo aereo ad essere il mezzo di trasporto più sicuro al mondo e l’industria nucleare ad essere così affidabile! Ma come è stato possibile? E in sanità cosa si sta facendo?
 
 
Dott. Matteo Migliorini
Risk Management e Sicurezza del Paziente
 
Com. Gianluigi Zanovello
Pilota Comandante Aviazione Civile
 
Ing. Riccardo Chiarelli
Ing. Nucleare Responsabile Sicurezza Impianti Nucleari
 
 
Note:
(1) “Navigatin Safety” Springer ed. 2013 – Renè Amalberti
(2) “Becoming a High Reliability Organization” AHRQ Publication No. 08-0022 April 2008
(3) “Transforming healthcare: a safety imperative” L. Leape et. al. Qual Saf Health Care 2009;18:424–428
(4) “Millions harmed each year from unsafe medical care” September 18/2013, Todd Datz - tdatz@hsph.harvard.edu – Harvard T.H.Chan
(5) https://www.faa.gov/data_research/research/med_humanfacs/oamtechreports/2000s/me dia/0103.pdf http://www.asasi.org/papers/2004/Shappell%20et%20al_HFACS_ISASI04.pdf
(6) DOE, Human Performance handook, 2009 http://energy.gov/sites/prod/files/2013/06/f1/doe-hdbk-1028-2009_volume1.pdf
(7) “Medical error—the third leading cause of death in the US” BMJ 2016;353:i2139
(8) “Estimating deaths due to medical error: the ongoing controversy and why it matters” Shojania KG, Dixon-Woods M. BMJ Qual Saf 2016;0:1–6.
(9) “Preventable deaths due to problems in care in English acute hospitals: a retrospective case record review study, Hogan et al. 2012, BMJ, BMJ Qual Saf 2013;22:182
(10)“Deaths due to medical error: jumbo jets or just small propeller planes?“ Kaveh G Shojania - BMJ Qual Saf 2012;21:9 709-712 Published Online First: 24 July 2012
(11)“Relationship between preventable hospital deaths and other measures of safety: an exploratory study” Int J Qual Health Care. 2014 Jun; 26(3): 298–307
(12) Alan Mathison Turing (Londra, 23 giugno 1912 – Wilmslow, 7 giugno 1954) è stato un matematico, logico e crittografo britannico, considerato uno dei padri dell'informatica e uno dei più grandi matematici del XX secolo.

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