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Martedì 03 GENNAIO 2017
Liste d’attesa. Il Piemonte recluterà medici neo specializzati per abbatterle

La Giunta presenta gli obiettivi per il 2017. Il progetto sperimentale, “unico in Italia”, rientra in un Piano straordinario contro le liste d’attesa che sarà approvato a breve e prenderà il via insieme al nuovo Cup Unico, valido per tutto il Piemonte e per tutte le strutture pubbliche e convenzionate. Da Saitta appello ai sindaci per lavorare e “potenziare, nelle zone meno centrali, la figura degli infermieri di comunità, le forme di collaborazione tra medici di famiglia e la rete delle farmacie al servizio del territorio”.

In Piemonte “sono allo studio modalità per agire sul fronte delle prestazioni cliniche: insieme all’Università di Torino si sta definendo un progetto sperimentale unico in Italia che coinvolgerà i medici neo specializzati in progetti finalizzati esclusivamente allo smaltimento delle liste d’attesa”. L’obiettivo, per il 2017, è scritto nero su bianco nel documento che il presidente della Regione, Sergio Chiamparino ha presentato nel corso della conferenza stampa di fine anno insieme agli assessori, tra cui Antonio Saitta, titolare della sanità.

Il progetto che coinvolge i neospecializzati rientra in un Piano straordinario contro le liste d’attesa che Saitta si prepara a presentare “entro i primi mesi dell’anno” e che “partirà insieme al nuovo CUP unico, il centralino per le prenotazioni telefoniche e on line valido in tutto il Piemonte e per tutte le strutture pubbliche e convenzionate”, nell’ambito del quale sarà fornito un servizio di call center, un sistema di recall e di disdetta automatica, un servizio di prenotazione on line, una app per dispositivi mobili.

Nel 2017, ha poi annunciato Saitta, “per la prima volta da molto tempo” tornerà ad aumentare, di almeno 600 unità, l’organico del personale sanitario (medici, infermieri, operatori socio-sanitari e tecnici) e non solo a sostituire chi va in pensione.

Il 2017 sarà anche l’anno in cui verranno predisposti i bandi di gara per i due grandi poli ospedalieri e didattici che la sanità sta attendendo, il Parco della Salute di Torino e la Città della Salute di Novara, cioè “gli atti più importanti di un programma da un miliardo di euro” tra fondi pubblici e privati che prevede anche la realizzazione di nuovi ospedali a Trofarello (TO), a Verduno (CN), ad Ornavasso (VCO) ed il completamento del polo sanitario a Nizza Monferrato (AT).
 
Il rafforzamento della rete ospedaliera si accompagnerà poi a “una vera rivoluzione per l’assistenza territoriale con la nascita delle Case della Salute, centri attrezzati e aperti 24 ore al giorno, nei quali saranno ospitati ambulatori, medici di famiglia, specialisti e infermieri, punti prelievi e servizi assistenziali”. L’obiettivo è di farli diventare il punto di riferimento per tutti i malati cronici e per i pazienti non gravi, lasciando agli ospedali il compito di occuparsi delle emergenze e delle prestazioni a grande specializzazione. Evitando, allo stesso tempo, ricoveri ospedalieri impropri e i rischi di sovraffollamento nei pronto soccorso.

Da Saitta, poi, un appello ai sindaci dei tanti Comuni piemontesi. “Mi piacerebbe – scrive in un documento diffuso dall’assessorato – che comprendessero non solo lo sforzo per mantenere e migliorare il servizio sanitario regionale, ma riuscissero a ragionare con uno sguardo d’insieme che supera i confini locali per contribuire tutti insieme a difendere l’intero sistema: ora che abbiamo messo in sicurezza la sanità piemontese dal default dopo sei lunghi anni di commissariamento e piano di rientro, possiamo lavorare per la crescita”.

“Pensare o far credere ai cittadini che sia possibile smontare la programmazione regionale - che ha consentito al Piemonte di tornare ad essere considerato una Regione credibile nell’offerta sanitaria a livello nazionale - è profondamente sbagliato: non solo non rispetteremmo le normative nazionali del Patto per la salute volute dal ministro Lorenzin, ma torneremmo subito nel commissariamento nazionale”, avverte l’assessore. Che aggiunge: “Chi si impegna nella gestione della cosa pubblica sa bene come alcune scelte siano impopolari nel breve periodo, ma si rivelino poi indispensabili in un’ottica di prospettiva: la sanità in Piemonte dovrà sempre più poter coniugare l’assistenza ospedaliera improntata all’urgenza con una fitta rete di assistenza  territoriale e domiciliare, attraverso la maturazione di una mentalità nuova e forse oggi non semplice da accettare. Ma sono spesso gli stessi pazienti a dimostrarsi più pronti di noi amministratori nell’accettare le nuove modalità di cura e di assistenza, ma anche a scegliere dove farsi curare a seconda delle eccellenze e della specialità che caratterizzano la nostra rete sanitaria piemontese”.

Le nuove figure degli infermieri di comunità, le forme di collaborazione tra medici di famiglia per offrire maggiore assistenza, la rete delle farmacie al servizio del territorio - senza dimenticare il concetto generale che ci ispira, ossia garantire la sicurezza delle prestazioni”, queste alcune delle voci che Saitta, “insieme ai sindaci”, vorrebbe “potenziare nelle zone meno centrali del nostro Piemonte per garantire cure accessibili a tutti in un’ottica di sostenibilità anche economica cui ogni amministratore non può non fare riferimento”.

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