Insomma, è vero che c'è ancora tempo per superare i problemi, ma al momento, secondo le stime elaborate dalla Fimmg, solo i medici della Lombardia e dell'Emilia Romagna sembrano 'informatizzati’ e davvero pronti a partire. Nelle altre regioni la percentuale dei camici bianchi connessi in rete non supera infatti il 65-70%. Per risolvere questo e altri problemi, tra 15-20 giorni i segretari regionali della Federazione si riuniranno per analizzare la situazione. “Noi – ha spiegato Milillo - vogliamo favorire lo sviluppo dell'informatizzazione. È vero che esistono ancora dei problemi da risolvere e il timore di non avere gli strumenti adeguati, ma questa paura – ha precisato - a volte viene strumentalmente alimentata». Per il numero uno della Fimmg, la percentuale dei medici tecnologicamente impreparati è abbastanza compatibile con la distribuzione in Italia della banda larga. “Anche su questo punto - ha precisato il segretario nazionale - stiamo lavorando per cercare di trovare altre soluzioni, ad esempio il centralino telefonico. Comunque – ha concluso Milillo - il vero banco di prova del sistema sarà il collaudo, a cui parteciperà sia la Fnomceo (Federazione nazionale ordini dei medici) che i sindacati di categoria”.
Le varie sigle sindacali, pur condividendo in linea di massima l'ammodernamento del sistema, hanno però mostrato qualche perplessità. Per la
Fp Cgil medici, ad esempio, “la nuova circolare del ministro Brunetta da sola è insufficiente a far partire realmente tutto il sistema”. Per il segretario e il coordinatore nazionale della
Fp Cgil medici di medicina generale,
Massimo Cozza e
Nicola Preiti, “è necessario un coinvolgimento dei sindacati rappresentativi di tutti medici interessati, insieme alle Regioni, per poter risolvere tutte le gravi criticità presenti, dalla imperante disinformazione alla mancanza delle adeguate risorse, dai problemi tecnici di software alla mancanza di linea Adsl”.
Per il Sumai-Assoprof "il rispetto dei tempi per adempiere a questa nuova normativa non dev’essere solo una preoccupazione dei camici bianchi. Sono infatti le istituzioni, attraverso le Regioni che devono fornirci per tempo gli strumenti per lavorare su questa nuova procedura”. Sostengono il segretario generale del Sumai-Assoprof, Roberto Lala e Mauro Martini, Sumai-Assoprof Mg. Secondo lo
Snami (
Sindacato nazionale autonomo medici italiani), il nuovo sistema di certificazione medica online, “così come viene proposto”, è addirittura “sgradito al
90% dei medici”. Lo
Snami, pur evidenziando di non avere “preclusioni per le nuove tecnologie”, si dice contrario a “innovazioni tecnologiche 'improvvisate’ che non funzionano e che rallentano addirittura il lavoro dei camici bianchi”. Ad auspicare un coinvolgimento delle organizzazioni sindacali è, infine, anche il segretario generale dello
Smi,
Salvo Calì, che nelle scorse settimane ha invitato il ministro Brunetta “ad aprire un confronto senza compiacenze, affinché si possa concorrere costruttivamente al processo di innovazione tecnologica della sanità pubblica italiana”.