quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 23 GENNAIO 2017
Roma. Al San Giovanni l’azienda sostituisce gli operatori tecnici assistenziali con gli operatori socio sanitari. Ed è protesta

Per l’Azienda si tratta di “una scelta strategica finalizzata a fornire un supporto più funzionale alle figure professionali infermieristiche e ostetriche”. Ed evidenzia l’attenzione posta nel capitolato di appalto alla tutela dei livelli occupazionali. “Ma paradossalmente oggi diventa un motivo di sostanziale fraintendimento”.

Lavoratori delle organizzazioni sindacali dell’Azienda ospedaliera San Giovanni – Addolorata in protesta contro il cambio di appalto per la fornitura del servizio di Operatore Tecnico addetto all’Assistenza (OTA). Ma l’Azienda si difende: “L’Amministrazione – spiega in una nota - ha valutato di avvalersi, in regime di outsourcing, della figura dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS) come scelta strategica finalizzata a fornire un supporto più funzionale alle figure professionali infermieristiche e ostetriche che hanno maggiormente subito gli effetti del protratto blocco del turnover per garantire un’assistenza più qualificata. Tale scelta, che si considera transitoria rispetto alla volontà dell’Amministrazione di dar seguito a una condivisa politica di assunzioni con la Regione, succede temporalmente ad altro appalto di servizi che prevedeva la figura dell’OTA”.

L’Azienda evidenzia come “pur trattandosi di una successione di appalti formalmente e sostanzialmente diversi, l’Amministrazione dell’Azienda ospedaliera San Giovanni – Addolorata, seppur non obbligata da alcun vincolo di legge, ha inserito nel capitolato di appalto una clausola sociale che contemplava l’obbligo per l’aggiudicatario di riassumere il personale della ditta uscente, allora inquadrato come OTA, purché in possesso dell’attestato OSS. Detta clausola sociale, che rappresenta la particolare attenzione manifestata dall’Amministrazione nella tutela dei livelli occupazionali, paradossalmente oggi, diventa un motivo di sostanziale fraintendimento che ha portato all’errata percezione dello stigmatizzato taglio di ore lavorative”.

L’Amministrazione sottolinea quindi come “il bando di gara quantificava espressamente il monte ore minimo annuo da garantire a cura della ditta aggiudicataria per l’espletamento del servizio pari a centoquindicimila ore (115 mila ore) lavorative, ma prima dell’aggiudicazione alla nuova ditta – evidenzia - nessuna organizzazione sindacale aveva manifestato alcuna obiezione”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA