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Lunedì 06 FEBBRAIO 2017
Quanta confusione sulle vaccinazioni



Gentile Direttore,
il dibattito sulle vaccinazioni cosiddette obbligatorie sta intrecciando problematiche diverse con una qualche, a mio parere, confusione fra le diverse tematiche che  vengono discusse, o i quesiti che la questione pone alla sanità pubblica e alle politiche regionali. Si sovrappongono così diversi problemi senza un’analisi differenziata: le epidemie (presunte) in atto, la copertura vaccinale effettiva, gli interventi efficaci, le politiche di sanità pubblica delle regioni e la loro efficacia e legittimità.
 
Penso che convenga distinguere, o quantomeno “scandire” i diversi interrogativi che le persone si pongono e a cui i “decisori” dovrebbero dare risposta. Provo quindi ad esporre, e a rispondere, alle principali domande sopra delineate.
 
Siamo di fronte ad eventi epidemici, pur limitati a qualche area del Paese? Questa sensazione può forse trapelare in alcuni organi di stampa o da un improvviso aumento di richieste di vaccinazioni in alcune aree del paese, in particolare per i casi di meningite. Siamo di fronte a una, seppur circoscritta “epidemia”? La risposta è NO. Non vi sono in atto epidemie in Italia, o in un’area del paese, seppure un incremento di casi si sia evidenziato, per la meningite di tipo C in Toscana, senza quell’andamento diffusivo che caratterizza l’elemento epidemico[1]. Analoga, e anche maggiormente puntuale, la risposta per altre malattie infettive, quali ad esempio il morbillo.
 
La copertura vaccinale in atto nel Paese è adeguata? Anche in questo caso la risposta è molto chiara. La copertura vaccinale, nel nostro Paese, per alcune rilevanti malattie infettive, è diminuita, arrivando ad un livello che è ritenuto inappropriato per assicurare una adeguata barriera, sulla base di accreditate indicazioni degli esperti internazionali.
 
Si può ovviamente discutere sulla esattezza di tali rilevazioni ed in particolare sulla idoneità della raccolta delle informazioni al ventiquattresimo mese  e se questa colga adeguatamente le variazioni della copertura vaccinale od offra una potenziale sottostima.
 
Come noto tale metodologia di temporalizzazione della rilevazione, effettuata dal Ministero della Salute, è in linea con gli standard internazionali e, seppure alcune stime regionali possano essere più precise[2], risulta indubbio che siamo di fronte a un trend di riduzione della compliance alle vaccinazioni, come evidenzia il grafico sottostante[3]:
 
grafico

 
L’andamento della copertura vaccinale è, quindi, preoccupante, specie in relazione ad una mutata situazione demografico – epidemiologica rispetto a quando l’obbligo di vaccinazioni, all’inizio degli anni novanta, è venuto meno. Siamo in un mondo globalizzato, con flussi di turismo e di migrazione rilevanti da parte di popolazioni in cui i programmi e la copertura vaccinale può essere diversa dalla nostra e meno adeguata; gli andamenti epidemiologici sono potenzialmente mutevoli ed una copertura vaccinale superiore al 95%  è strumento efficace per abbattere, o contenere, la diffusione di germi patogeni.
 
È attualmente necessaria una strategia di intervento? Si, è necessaria ed è indispensabile che sia messa in atto fin da ora. Ciò non contraddice l’assenza di epidemie in atto, ma si basa sul fatto che le strategie di sanità pubblica, volte ad incidere sul convincimento, gli orientamenti, le abitudini della popolazione, si attuano ed esplicano la loro efficacia non con la immediatezza propria di interventi “coercitivi”. 
 
Quando vi era il servizio militare obbligatorio alcune vaccinazioni – come l’antitetanica – erano, se così posso esprimermi, facilmente e capillarmente effettuate, seppure limitatamente agli uomini; e non a caso, anche oggi, il tetano si manifesta nelle donne anziane, non coperte da vaccinazione. Noi siamo di fronte ad un articolato – e assai ponderato – programma vaccinale, che si effettua sui bambini, e metodologie adeguate di incremento devono venir messe in atto rapidamente, perché il trend di copertura inverta il suo andamento decrescente e si attesti ad un livello adeguato per l’insieme della popolazione, cosa che richiederà alcuni anni.
 
Le strategie devono essere messe in atto a livello nazionale o regionale? E il controllo e l’accesso agli asili nido e scuole materne è appropriato e legittimo?  Mi sembra che si debba recuperare – e nel caso specifico sta funzionando – un corretto equilibrio e concertazione fra livello centrale e regioni. Il Piano vaccinale deve essere nazionale e a livello centrale si devono concordare gli strumenti normativi che le Regioni posso mettere in atto. Vi è poi una autonomia regionale, che non è solo un elemento costituzionale nella gestione dalle sanità, ma anche un dato politico di sussidiarietà, finalizzato a modulare gli interventi rispetto alle esigenze e strategie dei diversi territori.
 
Se una Regione – per fare un esempio estremo - non attua una campagna di sensibilizzazione, i professionisti sanitari non svolgono una funzione attiva, l’accesso alla vaccinazione è complicato, gli asili nido e scuole materne sono poco presenti, la “barriera” di accesso a tale servizio per i non vaccinati sarebbe priva di senso, di efficacia.
Se una regione attua un ampio programma di vaccinazione e di sensibilizzazione e inserisce il controllo dello stato vaccinale per l’accesso ad asili-nido e scuole materne, non solo mette in atto un ulteriore strumento di monitoraggio, ma attiva un momento di confronto e di orientamento rispetto alle famiglie, che è – o dovrebbe essere - uno dei compiti non secondario del sistema scolastico.
 
Ed infine una norma, quale quella che richiede la certificazione vaccinale, non ha anche un forte valore civile e culturale, indicando che quando si entra in una comunità si vengono ad assumere doveri, e che i doveri che riguardano la salute degli altri sono fondamentali?
 
Funzionerà? Incrementerà la copertura vaccinale? Io penso – e spero – di sì. Ma credo, in particolare, che le politiche di sanità pubblica si devono – o si dovrebbero - basare su una serie di elementi: i principi scientifici, le valutazioni epidemiologiche, l’adeguato utilizzo di strumenti normativi e legislativi e… il buon senso.
 
Marco Geddes da Filicaia
Medico
 
 




[1]
http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Meningite_10.01.2017.pdf

[2]
Massimo Vallecchi. Occhio ai dati del Veneto. http://www.saluteinternazionale.info/2017/02/obbligo-vaccinale-occhio-ai-dati-del-veneto/

[3]
Pier Luigi Lopalco. Niente asili senza vaccino: guelfo o ghibellino? http://www.saluteinternazionale.info/2017/01/niente-asilo-senza-vaccino-sono-guelfo-o-ghibellino/

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