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Lunedì 06 FEBBRAIO 2017
Se vogliamo una buona medicina dobbiamo tutelare chi la fa



Gentile Direttore,
poche altre leggi, hanno avuto come quella sulla Responsabilità Medica un percorso dove   tutte le diverse e contrapposte Ragioni hanno avuto ascolto e hanno inciso sul disegno finale. Poiché il “Come” si fa una legge è importante almeno quanto il “Cosa” una legge contiene, il percorso fatto rappresenta la prova che questo approccio non è utopia (onore al merito e al metodo degli on.li  Bianco, Gelli e Maturani).
 
Se per raggiungere un obbiettivo di utilità generale si mettono in campo: molteplici competenze, tempo e grande tenacia , la soluzione finale sarà senz’altro  di elevata qualità e non verrà percepita e quindi avversata come un corpo estraneo nella carne viva.
 
Una delle critiche più comuni alla proposta di legge presentata è che sia “una legge che salva i medici che sbagliano”.
Senz’altro è vero che questa legge tutela maggiormente il Medico dall’ormai quotidiano incubo del contenzioso medico-legale. Tuttavia se vogliamo una buona Medicina,  la tutela di chi la pratica  è una conditio sine-qua-non.
 
Il prezzo  sociale della mancanza di tutela del Medico è purtroppo la “Cattiva Medicina, che va a pesare sull’intera collettività con gli enormi costi sanitari e umani della  medicina difensiva, della chirurgia omissiva e dei contenziosi.
 
Oggi viviamo una situazione paradossale, indegna di un paese civile: è infatti lo stesso medico a dover fornire le prove della sua innocenza a fronte di un supposto reato, di un supposto danno.
 
Questo a fronte del fatto che  Il 95% delle cause penali finiscono con l’assoluzione e che solo nel 36% di quelle civili si dispone il risarcimento per un danno accertato. Tutto questo ingiustificato contenzioso, crea illegittime aspettative alle presupposte vittime di errori medici, massacra il rapporto fiduciario medico-paziente, scredita il sistema sanitario e depaupera le risorse disponibili per la Sanità,  ostruisce un sistema giudiziario già al collasso  e sicuramente ostacola o impedisce  che venga fatta Giustizia in quei pochi veri casi di Malasanità. 
 
Il fondamentale errore di partenza della situazione attuale è che la “colpa” del Medico, venga trattata alla stessa stregua della colpa di un rapinatore che accidentalmente uccide una persona durante una rapina o di un guidatore ubriaco che investe dei pedoni.  Un medico invece, ammesso e poi provato che abbia commesso un errore, lo ha commesso nel tentativo di curare quella persona.
 
Nessuno può lavorare bene con l’incubo di poter essere poi accusato di aver commesso un reato, tantomeno se di tratta di un lavoro che ha come obbiettivo quello di prendersi cura di altri esseri umani, che comporta la responsabilità di continue scelte e che spesso viene svolto in situazioni “ambientali” difficili.
 
La Medicina non può garantire a nessuno un successo del 100% al prezzo di Zero complicanze , la Medicina è un continuo divenire, ogni individuo-paziente  presenta uno spettro di infinite variabili  e altrettante possibili complicanze. Tuttavia è grazie anche e soprattutto al coraggio e all’impegno generoso di questi -oggi bistrattati- Medici che l’aspettativa di vita e di cura dalle malattie ha raggiunto in Italia traguardi eccezionali.
 
Vogliamo andare avanti partendo dai dati di realtà per migliorarla o vogliamo continuare a fare la caccia al Medico che ha sbagliato e proseguire in un’opera di screditamento  di un Sistema Sanitario già fragile?
 
Sicuramente se questa proposta diventerà legge qualcuno ne avrà un danno:  i tanti studi legali che pubblicizzano in modo martellante e un anche po’ osceno, i loro servigi  di assalto al Medico, saranno forse un po’ ridimensionati  in questa loro missione.
 
Altro punto molto discusso della Legge  è il riferimento alle linee guida (Cavicchi, Scorretti…), utilizzato come parametro per valutare l’operato del Medico e stabilirne eventuali responsabilità personali, nel caso l’agire del Medico non sia avvenuto in loro conformità.
 
Sicuramento questo è il punto della legge che più si presterà a problematiche nella sua applicazione nel mondo reale. Non esistono infatti algoritmi meccanicistici, ma si dovrà necessariamente valutare caso per caso e questo comporterà ampi margini di discrezionalità.
Le linee guida vengono elaborate da un pannello di esperti con l’obbiettivo, di dare un ordine ai saperi, costituiscono quindi un riferimento organizzato e gerarchizzato  delle evidenze cliniche relative al tempo presente.
 
Dove la Medicina viene esercitata con standard  elevati,  l’applicazione pedissequa delle linee guida, oltre a non essere quasi mai praticabile nel mondo reale, può essere recepita come riduttiva, infatti quando il contesto ambientale lo consente, il lavoro del Medico è spesso teso  a migliorare gli standard di riferimento.Potremmo dire che  se lo Chef è bravo  e la cucina attrezzata, si seguono le “regole della buona cucina” ma si riescono a fare mille piatti diversi.
 
Tuttavia nel nostro paese che si caratterizza per grande eterogeneità, spesso a fronte di molte eccellenti individualità, c’è ancora scarsa propensione alla medicina di equipe e poca uniformità a standard condivisi.  Ci si imbatte ancora, purtroppo,  in una pratica clinica  inadeguata agli standard. Raramente questo avviene per l’inadeguata preparazione di medici e infermieri, molto più spesso avviene a causa di inappropriatezza organizzativa, amministrativa e tecnologica. Su questo fronte l’applicazione di linee guida sarebbe sì di grande aiuto al miglioramento della sanità.
 
In tali contesti, la conoscenza  e la tensione a praticare e a rendere  praticabili le linee guida consentirebbe di elevare gli standard,  aiutando a bonificare, ove ancora sussista,  una medicina basata sull’approssimazione e magari spacciata per diritto intellettuale al libero arbitrio.
 
Le linee guida sono quindi il minimo riferimento da cui partire per poi motivarne la necessità o l’opportunità di scostarsene. Necessità per lo più determinata dalla crescente complessità dei pazienti:  sempre più  anziani, affetti molte patologie e sottoposti  a molteplici terapie. 
 
Se questa proposta, come tutti ci auguriamo diventerà legge, avremo finalmente una piattaforma condivisa,   in cui  sicuramente emergeranno  anche delle lacune e forse anche degli errori, che “ scopriremo solo vivendo”  quella fondamentale fase di rodaggio con cui ogni legge deve misurarsi per poi essere perfezionata.
 
Maria Christina Cox
Centro Studi Anaao-Assomed Lazio

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