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Mercoledì 08 FEBBRAIO 2017
Quella “strana” Fondazione degli Ordini dei medici siciliani



Gentile Direttore,
il recente “caso” della costituzione di una Fondazione degli Ordini dei medici siciliani può e deve rappresentare un’occasione per interrogarsi sul futuro degli Ordini professionali di riferimento per medici, odontoiatri e per tutte le professioni che rappresentano il vero motore della sanità italiana.
 
Giova in premessa richiamare brevemente i fatti. I consigli direttivi degli Omceo siciliani hanno avvertito l’esigenza di esternalizzare la gestione di alcune tra le principali prerogative degli Ordini professionali (la formazione e l’aggiornamento continuo, il perfezionamento tecnico-scientificodegli iscritti, l’organizzazione di manifestazioni ed attività culturali nel campo delle materie di competenza degli iscritti agli Ordini Professionali), nonché di evolverle (promuovere attività di studio e ricerca scientifica, sovvenzionare borse di studio e di ricerca scientifica, accedere a finanziamenti agevolati, promuovere la costituzione e sovraintendere alla gestione di circoli, club e strutture analoghe dirette a supportare e sostenere esigenze ed istanze, anche culturali, degli operatori della Sanità, acquisire enti senza scopo di lucro e società di capitali, favorire lo sviluppo di istituzioni, partecipazioni ed enti, ecc.), demandando nei fatti ad un soggetto terzo l’organizzazione e l’erogazione di servizi destinati agli iscritti Omceo.
 
Le motivazioni addotte a sostegno di tale decisione si riferivano tanto alla necessità per gli ordini provinciali di fare sistema su base regionale, superando gli attuali confini amministrativi provinciali, quanto alla possibilità di accedere, attraverso lo strumento della fondazione, ai fondi pubblici e, in particolare, agli ingenti finanziamenti europei destinati alla formazione dei professionisti ed al sostegno all’esercizio della libera professione.
 
Sembra che si tratti di una partita in cui sono in ballo diversi milioni di euro. Tale fondazione, che avrebbe la pretesa di estendere il proprio raggio di azione anche alle altre professioni sanitarie, a dire di alcuni dei presidenti degli Omceo siciliani, potrà essere modello e fonte di ispirazione per gli altri Omceo italiani.
 
Al di là delle legittime opinioni a favore o contro tale iniziativa, quello che ha destato clamore, non solo tra gli iscritti e gli “addetti ai lavori”, ma anche nell’opinione pubblica, al punto da essere oggetto delle attenzioni degli organi di stampa, sono le modalità con le quali si sarebbe addivenuti a tale decisione e si sarebbe concretizzata la costituzione della fondazione in parola, definita “ente acchiappasoldi”, la cui governance è stata affidata, come si può constatare da una lettura attenta dei rimandi statutari, agli attuali presidenti degli Omceo siciliani, non nella loro qualità pro tempore, bensì nominalmente e fisicamente intesi, almeno sin quando questi non saranno “venuti a mancare”.
 
In altre parole, anche laddove questi dovessero perdere lo status attuale di presidente Omceo o (per assurdo) di semplice iscritto ad un ordine siciliano, essi continuerebbero a “controllare”, in qualità di soggetti fondatori, una fondazione che si fregia del nome degli Omceo siciliani e che si pone quale rappresentativa degli interessi degli iscritti a tali ordini.
 
Infatti, la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione della fondazione, costituita dal presidente della fondazione e da 4 componenti di sua nomina (il mandato di tali figure ha durata quinquennale ed è rinnovabile senza la previsione di limite alcuno), sarà individuabile all’interno della rosa dei fondatori, e, solo in caso di sopraggiunta indisponibilità di questi ultimi, i presidenti pro tempore degli Omceo (in atto presenti nella loro qualità soltanto in numero minoritario pari a tre) potranno prendere le redini della fondazione, “restituendo” così il controllo della fondazione agli iscritti Omceo, per il tramite dei loro presidenti eletti.
 
Altro elemento che ha destato perplessità negli iscritti è il fatto che gli Omceo siciliani abbiano stabilito di conferire, annualmente, delle somme alla fondazione in questione, e che i rispettivi consigli direttivi Omceo abbiano demandato la decisione sull’entità del conferimento all’assemblea dei soci della fondazione medesima, limitandosi ad sancire il principio di una corresponsione proporzionale al numero di iscritti (prerogativa quest’ultima parimenti sottratta al controllo degli iscritti).
 
Tale costrutto statutario sembrerebbe essere stato condiviso, in ogni sua parte e senza opposizione o eccezione alcuna, dai rispettivi consigli direttivi degli Omceo siciliani, in ciò “compulsati” dai presidenti - almeno così si dedurrebbe dalla ricostruzione dei fatti e dalla lettura degli atti a corredo dell’atto costitutivo della fondazione - nell’ipotesi che il rispettivo Omceo potesse rimanere fuori dalla costituzione di tale soggetto, cui si apprestavano ad aderire tutti i rimanenti Omceo siciliani.
 
Tutto ciò sarebbe avvenuto ad opera di consiglieri a favore dell’adesione a tale fondazione al punto da fidarsi ciecamente dell’operato dei propri presidenti, con altri distratti poiché assenti ed altri ancora presenti che, invece, affermerebbero di non ricordare di avere avuto la possibilità di prendere visione ed esprimersi nel merito del contenuto dello statuto della fondazione.
 
E’ quindi evidente il fatto che pochissimi soggetti siano stati chiamati ad assumere una decisione con implicazioni rilevanti sul piano politico ed economico per gli Omceo, senza che gli iscritti siano stati preliminarmente interpellati in sede di assemblea generale.
 
Ne discende che, tanto della volontà di costituire una fondazione, quanto dei passaggi prima richiamati, gli iscritti all’Omceo non avrebbero avuto possibilità di esserne resi edotti, se non fosse stato per l’iniziativa assunta da un gruppo di iscritti all’Omceo provinciale di Palermo, la cui attenzione era stata richiamata da una specifica voce di spesa dedicata ad una Fondazione degli Omceo siciliani, pari a 159mila euro (verosimilmente da conferire alla fondazione), inserita nel Bilancio di previsione sottoposto all’approvazione dell’assemblea  annuale degli iscritti.
 
In altri termini, gli iscritti sarebbero stati chiamati a legittimare tale iniziativa in maniera “indiretta”, attraverso l’approvazione di un bilancio riportante un capitolo di spesa riconducibile alla fondazione. Sembrerebbe, quindi, che qualche “problema di comunicazione” all’interno del consiglio direttivo dell’Omceo provinciale di Palermo ci potrebbe essere stato, salvo dedurre che tutti i consiglieri presenti fossero consci di assumersi e condividere la responsabilità di tale iniziativa. E sembrerebbe che similari dinamiche abbiano interessato anche gli altri Omceo provinciali.
 
Su questi ed altri aspetti riconducibili all’esistenza di una Fondazione degli Omceo siciliani, gli iscritti all’Omceo provinciale di Palermo (e con essi tutti gli iscritti degli Omceo siciliani) sono in attesa di ricevere risposte formali a delle legittime domande, poste al Presidente ed al Consiglio Direttivo in occasione dell’assemblea generale, tenutasi in data 16 gennaio 2017, e rimaste, ad oggi, del tutto inevase.
 
A queste andrebbero aggiunte delle ulteriori domande circa le determinazioni assunte, ad oggi, dalla fondazione (incarichi statutari attribuiti, eventuali assunzioni di personale, ecc.), se non fosse per il fatto che una fondazione è un ente di diritto privato e, come tale, non è tenuta agli adempimenti sulla trasparenza degli atti amministrativi.
 
Il “caso” Fondazione Omceo siciliani fa del resto emergere tutte le contraddizioni dell’attuale sistema di rappresentanza ordinistica, articolato su confini amministrativi provinciali, ormai troppo stretti, e limitato nelle possibilità di azione, al punto da indurre i presidenti Omceo siciliani a sostenere l’opportunità di affidarsi ad un ente terzo, rappresentativo di un bacino regionale.
 
Inoltre, il combinato disposto dell’assenza di limitazione alcuna sia nella durata mandato ordinistico, tanto per i presidenti che per gli altri ruoli, sia nel cumulo di cariche politiche, sindacali o di altra natura, oltre che della deregulation che caratterizza il governo degli Omceo, nonché della scarsa partecipazione degli iscritti alla gestione degli Omceo, offre a considerare una non adeguata capacità degli stessi a farsi interpreti delle istanze degli iscritti, limitandone la rappresentatività presso le altre istituzioni di riferimento per i professionisti.
 
In relazione a quanto richiamato, mi sia consentito condividere alcune riflessioni coi lettori e di rivolgere al contempo un appello distinto su due livelli.
Ai presidenti ed ai membri dei consigli direttivi degli Omceo siciliani, il cui operato ha destato e continua a destare notevoli perplessità che attengono tanto al piano della politica professionale, quanto a quello procedurale e della compartecipazione democratica degli iscritti, rivolgo un appello affinché tornino indietro sui propri passi e rimettano in discussione l’attuale progetto di Fondazione degli Omceo siciliani, riscrivendo, laddove tale esigenza fosse realmente condivisa dagli iscritti agli Omceo, che vanno prima interpellati, uno statuto che consenta il controllo, da parte degli iscritti medesimi, dell’utilizzo del nome degli Omceo.
 
Tuttavia, in chi scrive permangono seri dubbi circa le motivazioni addotte a supporto della costituzione di una fondazione di diritto privato. Infatti, gli Omceo, come è noto, sono organi ausiliari dello Stato ed Enti di Diritto Pubblico non economici, dotati di una propria autonomia gestionale e decisionale.
 
Sebbene, da una parte, una sentenza della Corte di Cassazione abbia chiarito che gli Omceo, gestendo risorse private derivanti dalla corresponsione di una quota di iscrizione da parte dei propri iscritti, siano posti sotto la vigilanza del Ministero della Sanità e coordinati nelle loro attività istituzionali dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, dall’altra, ciò non esclude che gli Omceo possano ricevere finanziamenti pubblici di qualsivoglia natura, venendo in tal caso sottoposti al controllo della Corte dei Conti.
 
Certamente, il ricorso al supporto di una fondazione, come nel caso siciliano, che, come ricordato, è un ente di diritto privato e che, come tale, sfugge alle vigenti normative sulla trasparenza degli atti, non solo consente di “sfuggire” alla vigilanza della Giustizia Contabile, ma priva altresì gli iscritti agli Omceo di ogni potere di controllo su una entità che utilizza il nome (ma anche le risorse) degli Omceo. Tale situazione appare ancora più inopportuna, laddove sembra che uno degli obiettivi che si sarebbero prefissati i fondatori e gestori “a vita” della fondazione sia quello di drenare ingenti finanziamenti europei, e non solo.
 
A tutti i medici ed odontoiatri italiani, invece, va un invito ad una riflessione corale e di più ampio respiro. Da ormai troppo tempo è all’attenzione del legislatore una ipotesi di riforma degli ordini professionali, che cerca di risolvere alcune delle criticità prima richiamate.
 
Tuttavia, ci apprestiamo ad affrontare la seconda stagione di rinnovo della rappresentanza ordinistica senza che tale disegno di legge trovi una finalizzazione, mancando quindi la politica di farsi interprete delle nuove sfide cui sono chiamate le istituzioni di riferimento per le professioni dell’ambito sanitario. E, probabilmente, il fatto che in Parlamento siedano dei rappresentanti di diretta espressione dell’attuale sistema ordinistico non aiuta ad ampliare gli orizzonti ed a superare gli schemi e gli assetti attuali.
 
Orbene, in una visione globale della sanità e delle professioni, che apre alla possibilità ai singoli di contribuire al dibattito sulla scorta dei modelli partecipativi, superando la logica delle parti, della intermediazione e della delega ad oligarchie professionali autoreferenziali, è dunque giunto il momento di fare sistema per farsi parte in causa senza più demandare a terzi la responsabilità della rappresentanza, in modo da avviare una stagione di riforme che sappiano recepire e tradurre in pratica quanto necessario al rilancio delle professioni che reggono le sorti del sistema salute italiano.
 
Walter Mazzucco
Iscritto all’Omceo provinciale di Palermo
Presidente Associazione Italiana Medici

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