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Lunedì 13 FEBBRAIO 2017
Obesità. Primo studio al mondo valuta gli effetti dell'obestatina nella circolazione umana 

Una nuova molecola potenzialmente in grado di prevenire l'aterosclerosi è stata identificata dai ricercatori dell'Università Tor Vergata di Roma e della Università Cattolica del Sacro Cuore in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica americana Diabetes, realizzato anche grazie al supporto della Fondazione Roma.

Le malattie cardiovascolari (soprattutto infarto cardiaco e ictus cerebrale) sono in continuo aumento, sia per l'invecchiamento della popolazione che per un'inefficace prevenzione. In particolare, l'epidemia di obesità diffusa a tutto il pianeta, con il conseguente aumento di diabete, ipertensione e dislipidemia, ha reso vani i progressi fatti negli ultimi decenni con la scoperta di farmaci estremamente efficaci.

Una nuova molecola potenzialmente in grado di prevenire l'aterosclerosi è stata identificata dai ricercatori dell'Università Tor Vergata di Roma e della Università Cattolica del Sacro Cuore in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica americana Diabetes, realizzato anche grazie al supporto della Fondazione Roma.

La sostanza in questione è l'obestatina, il cui nome deriva dalla contrazione tra obeso (dal latino obedere, 'Che significa divorare) e statina (dal greco stosis, che significa arresto). Tale nome le è stato attribuito perché, al momento della sua scoperta risalente a circa un decennio fa, l'obestatina era sembrata In grado di sopprimere il senso di fame aumentando di quello dì sazietà, attraverso un rallentato svuotamento dello stomaco. Anche se questo effetto anoressizzante dell'obestatina rimane controverso, lo studio dei ricercatori romani, il primo ad averne testato gli effetti nella circolazione umana, ne dimostra chiaramente quelli positivi a livello delle arterie.

E' noto da tempo che un danno dell'endotelio, lo strato più interno della parete arteriosa a diretto contatto con il sangue che vi scorre, rappresenta il primo stadio di un processo che nel corso degli anni può portare alla formazione delle placche aterosclerotiche, con le conseguenti malattie cardiovascolari. Tale danno si manifesta con una ridotta produzione endoteliale di sostanze ad azione vasodilatatrice, in particolare dell'ossido nitrico, ed un aumentato rilascio di sostanze dannose, come l'endotelina, un potente vasocostrittore. Nello studio in questione, l'obestatina si è mostrata in grado di aumentare la produzione arteriosa di ossido nitrico, sia in soggetti magri che obesi; in quest'ultimo gruppo, l'obestatina ha anche diminuito il rilascio di endotelina, dimostrando pertanto una duplice azione benefica. Questo effetto favorevole dell'obestatina nelle arterie dei pazienti obesi assume particolare rilevanza alla luce di altri dati che evidenziano un suo effetto anche nel migliorare il metabolismo degli zuccheri e dei 'grassi, correggendo pertanto quelle anomalie metaboliche di frequente riscontro nell'obesità ed alla base della comparsa di diabete.

“L’obestatina è una molecola di grande interesse biologico, in quanto origina, prevalentemente nell'apparato gastro-intestinale, da un precursore comune ad un'altra sostanza, la grelina, che al contrario aumenta il senso di fame inducendo ('ingestione di cibo. E' possibile quindi ipotizzare — sostengono Manfredi Tesauro e Nicola Di Daniele dell'Università Tor Vergata - che modificando il rapporto tra queste due sostanze a favore dell'obestatina sia possibile ottenere nei soggetti obesi anche un calo ponderale".
 
"Questo studio - conclude Carmine Cardillo, che insieme alla dottoressa Francesca Schinzari ha coordinato il gruppo dell'Università Cattolica - ha l'indubbio merito di aver dimostrato che, intervenendo in fase precoce, è possibile prevenire ii danno vascolare indotto dall'obesità, purché si utilizzino strategie terapeutiche mirate, efficaci sulle anomalie specifiche che concorrono a determinarlo". 

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