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Venerdì 24 FEBBRAIO 2017
Caso San Camillo. Romani (Idv): “Legge dello Stato in ostaggio dell’obiezione”

"Al centro della discussione dovrebbe essere l'elevato tasso di obiezione di coscienza diventato sistemico nelle strutture pubbliche. Come può un ospedale garantire quel servizio garantito da una legge dello Stato in presenza del 90% di obiettori di coscienza? Di questo bisognerebbe discutere". Questo il commento del vicepresidente della commissione Sanità del Senato.

"Ma di cosa stiamo parlando? Sono letteralmente allibito dal clamore che ha suscitato il bando per l'assunzione di due ginecologi non obiettori presso l'ospedale San Camillo di Roma". Così il senatore Maurizio Romani (Idv), vicepresidente della commissione Sanità.
 
"Partiamo dal presupposto - spiega - che da quando è stata approvata la legge 194, le interruzioni di gravidanza sono scese del 60%, altro che 'istigazione all'aborto', poiché, poi, legge dello Stato, va da sé che deve anche essere rispettata e applicata. Quanto è stato deciso dall'ospedale San Camillo - continua - non avrebbe avuto alcun risalto mediatico se non fossero immediatamente intervenuti gli antiabortisti. Piuttosto, al centro della discussione dovrebbe essere l'elevato tasso di obiezione di coscienza diventato sistemico nelle strutture pubbliche, fino a far sì che chi fa richiesta della pillola del giorno dopo, ha difficoltà a farsela prescrivere; non una pillola abortiva, ma un farmaco che serve ad evitare un'eventuale fecondazione!" 
 
"Purtroppo, per garantire un servizio tutelato da una legge dello stato siamo dovuti arrivare a questo - aggiunge il parlamentare - Sappiamo tutti, infatti, che i medici che accedono ad un reparto di ostetricia e ginecologia guidato da un primario obiettore o diventano obiettori a loro volta, o non hanno nessuna chance di far carriera. Come può un ospedale garantire quel servizio in presenza del 90% di obiettori di coscienza? Di questo bisognerebbe discutere. È un tema di cui mi sono occupato presentando un disegno di legge che prevede che nei reparti di ostetricia e ginecologia pubblici ci siano almeno il 70% di ginecologici non obiettori, la decisione del Presidente Zingaretti va dunque, finalmente, nella giusta direzione".  

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