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Venerdì 03 MARZO 2017
L’evidenza scientifica in osteopatia esiste. Basta documentarsi



Gentile Direttore,
in merito alla lettera di Davide Albertoni, consigliere nazionale Aifi, vorremmo precisare che l’evidenza scientifica in osteopatia esiste e i problemi metodologici sono di tutti. PubMed, il sito in cui sono censiti più di 23 milioni di pubblicazioni scientifiche, indicizza oltre 8500 risultati utilizzando la chiave di ricerca “osteopathic medicine”.
 
È importante sottolineare che le riviste indicizzate su PubMed, la banca dati biomedica sviluppata dal National Center for Biotechnology Information (NCBI) presso la National Library of Medicine (NLM), prevedono una valutazione metodologica degli articoli, attraverso il cosiddetto processo di peer-review per la valutazione dei livelli di evidenza di ciascuno studio sottomesso. Questo è il processo usato in ambito scientifico per garantire la qualità dell’evidenza scientifica e a cui sono stati sottoposti tutti gli articoli scientifici pubblicati in questi anni in osteopatia.

Le affermazioni di Albertoni sulla scarsa qualità metodologica della produzione scientifica osteopatica, in realtà non riguardano solo l’osteopatia ma tutta la Evidence Based Clinical Practice (EBCP), ossia l’evidenza scientifica basata sulle prove di efficacia della pratica clinica. Nello stesso mondo riabilitativo è in atto una discussione a livello mondiale su quale sia la metodologia più appropriata per condurre studi clinici su pazienti con differenti condizioni cliniche, che è lo stesso contesto a cui si rivolge osteopatia.

In quest’ottica, i problemi di dimensione campionaria ridotta, effetto placebo ed errori sistematici, correttamente citati dal dott. Albertoni, sono gli stessi per tutta la pratica clinica basata sull’evidenza (EBCP). Ad esempio, in ambito riabilitativo una delle  più autorevoli e influenti fonti medico scientifiche, la Cochrane, ha pubblicato una revisione sistematica in cui le conclusioni evidenziano proprio la limitata qualità delle evidenze prodotte dalla pratica riabilitativa per il dolore cronico, in gran parte dovuto alla dimensione del campione e al sottodimensionamento temporale degli studi condotti.

Mettere in discussione l’efficacia dell’osteopatia per motivi metodologici è fuori contesto. Il metodo è una questione che riguarda tutti ed in questo senso risulta ininfluente che, a parità di competenze, venga praticata da professionisti sanitari o meno. A questo punto la stessa fisioterapia avrebbe la stessa sorte, a causa dei problemi metodologici nel processo di peer-review. Infatti, ad oggi, ancora molte terapie fisiche e molte tecniche fisioterapiche sono di dubbia efficacia a causa dello scarso numero di pubblicazioni e della scarsa qualità metodologica e questo accade nonostante la fisioterapia sia una professione sanitaria riconosciuta.

Il riconoscimento di professione sanitaria andrebbe piuttosto collegato al processo in atto nella comunità osteopatica internazionale che produce evidenze utilizzando lo stesso linguaggio e la stessa metodologia che viene utilizzata nel mondo scientifico-sanitario.

In ultimo, sempre in merito alle dichiarazioni di Albertoni, un’ulteriore precisazione va fatta sull’indagine Eumetra Monterosa che il ROI ha commissionato per raccogliere informazioni e dati utili a comprendere la diffusione e la conoscenza dell’osteopatia in Italia. Per farlo, il ROI, non avendo conoscenze in campo demoscopico e di sondaggi d’opinione, ha ritenuto necessario rivolgersi a un istituto di ricerca titolato come Eumetra Monterosa che applica un metodo statistico rigoroso e in ottemperanza al regolamento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in materia di pubblicazione e diffusione dei sondaggi sui mezzi di comunicazione di massa.
 
Vorre inoltre riportare quanto dichiarato dal Professor Renato Mannheimer, Advisory board Eumetra Monterosa a chiarimento. “Come esposto nel rapporto di ricerca 'L’opinione degli italiani sull’Osteopatia', per effettuare le interviste, è stato estratto un campione di 800 casi rappresentativo dell’universo della popolazione adulta italiana, applicando i metodi statistici necessari per tale operazione. Il campione è così una fotografia in piccolo della distribuzione dell’universo per le principali caratteristiche socio-economiche. Esso può pertanto essere 'proiettato' all’universo, considerando, il consueto margine di errore che, in questo caso, è pari al 3,5%. Se pertanto il 20% del campione risponde in un modo, è del tutto corretto inferire che il 20% dell’universo (considerando naturalmente il margine di errore statistico) risponda in quello stesso modo. La numerosità dei casi adottata è sufficiente per questo tipo di inferenze”, conclude Renato Mannheimer. 

I 10 milioni di italiani sono un dato statistico in virtù della correttezza dei metodi utilizzati e la serietà della società coinvolta. Avevamo sentore che la diffusione dell’osteopatia fosse in crescita, ma il dato degli italiani ha sorpreso anche noi. A quanto pare non siamo i soli ad esserlo.

Paola Sciomachen
Presidente ROI – Registro Osteopati d’Italia

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