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05 MARZO 2017
È morto Thomas Starzl, pioniere dei trapianti d’organo

E' morto a 91 anni il chirurgo americano che ha rivoluzionato la tecnica dei trapianti: nel 1963 ha eseguito il primo trapianto di fegato e tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90 ha sperimentato i trapianti di babuino all'uomo. Il ricordo di Umberto Cillo della Società italiana trapianti d'organo.

“Con la morte di Thomas Starzl il mondo della medicina perde non solo uno straordinario Chirurgo-Scienziato ed un grande Maestro ma l'icona stessa del pionierismo nei trapianti. Instancabile ricercatore dell'ignoto, ha realizzato i sogni della sua mente immaginifica attraverso il rigore scientifico, scrivendo una delle pagine più alte della Medicina moderna”, così Umberto Cillo, Presidente della Società Italiana Trapianti d’Organo ha commentato la scomparso del grande medico americano scomparso oggi all’età di 91 anni.
 
“Starzl verrà ricordato come il primo chirurgo ad effettuare il trapianto di fegato nell’uomo. Un intervento ancora oggi di enorme complessità, apparentemente impossibile nel 1963 quando Starzl ha eseguito il primo caso. Basti pensare che solo dieci anni prima nasceva l'anestesia moderna”, aggiunge Cillo.
 
Ma Starzl non è stato solo questo. “Ha formato intere generazioni di trapiantologi nel mondo – sottolinea ancora Cillo - è l’uomo con più citazioni scientifiche nella storia della medicina clinica, è colui che ha fatto determinanti scoperte nel campo dell'immunologia, dell’immunosoppressione, della preservazione d'organo e che ha aperto la via del trapianto multiviscerale e di isole pancreatiche”.
 
“Soprattutto, Starzl ha incarnato la figura del Chirurgo-Scienziato, in cui le mani e la tecnica chirurgica sono subordinate ad una mente brillante. A tutti noi lascia questo modello ed una ulteriore lezione fondamentale: non arrendersi mai di fronte all'impossibile ma trovare la forza della realizzazione dei propri sogni attraverso l'intuizione, lo studio e la ricerca scientifica. All’inizio della sua sfida sui trapianti di fegato lavorava a Denver, perse i primi 3 bambini trapiantati per complicanze dell'intervento. Un dramma umano enorme che tuttavia non fermò lo scienziato. Si trasferì a Pittsburgh e dal 1967 scrisse la storia” conclude Cillo.

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