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Venerdì 10 MARZO 2017
Pfas. Regione veneto si costituisce parte offesa anche per il reato di disastro ambientale

L’annuncio da parte dell’assessore all’ambiente Bottacin, che ribadisce come la Regione, appena emersa quest’emergenza ambientale nel 2013, si sia “immediatamente attivata per la messa in sicurezza delle acque, in particolare con i filtri. Tutte le carte, inoltre, sono state sempre trasmesse anche alle Procure interessate, con cui si sta collaborando”.

“In relazione alla problematica dell’inquinamento da sostanze perfluoro-alchiliche (Pfas), la Giunta veneta ha già adottato un provvedimento con cui si costituisce parte offesa nei procedimenti relativi ad ogni ipotesi di reato che dovesse emergere dalle indagini in corso da parte delle Procure, anche per i reati di più recente introduzione nel codice penale come quello di inquinamento ambientale e di disastro ambientale”. Lo comunica una nota della Regione riferendo della risposta data dall’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin, nel corso di una conferenza stampa.

“L’assessore Bottacin – spiega la nota - ha ribadito che da quando è emersa quest’emergenza ambientale nel 2013, la Regione si è immediatamente attivata per la messa in sicurezza delle acque, in particolare con i filtri. Tutte le carte, inoltre, sono state sempre trasmesse anche alle Procure interessate, con cui si sta collaborando. Parallelamente la Regione, d’intesa con enti gestori degli acquedotti, sta procedendo all’individuazione della soluzione tecnica strutturale per l’approvvigionamento idrico alternativo dell’area interessata dall’inquinamento, a cui saranno destinati anche gli 80 milioni annunciati dal Ministero dell’ambiente”.

Con un altro provvedimento recentemente adottato la Regione ha incaricato Arpav di approfondire, in tempi rapidi, con una indagine di massimo dettaglio, lo stato della contaminazione di tutte le matrici ambientali coinvolte nell’area in cui insiste l’azienda Miteni a Trissino (Vicenza). “All’ Arpav – ha detto Bottacin - saranno riconosciuti tutti i costi aggiuntivi che eventualmente dovessero esserci. E’ chiaro che una cosa è intervenire per contenere gli effetti dell’inquinamento, come nel caso dei filtri, una volta individuata la fonte. Altra cosa è rimuovere la cause dell’inquinamento e rivalersi su chi lo ha provocato: questo è molto più complicato. In ogni caso la priorità è la sicurezza dei cittadini. A tal fine sono stati avviati anche piani di monitoraggio sanitario sulla popolazione esposta”.

“Da parte sua – conclude la nota - il direttore generale dell’Arpav, Nicola Dell’Acqua, illustrando le modalità degli interventi attuati e di quelli in corso, che ammontano ad una spesa stimata di circa 500 mila euro l’anno dal 2013, ha fatto presente che l’agenzia ambientale del Veneto è l’unica in Italia che si è dotata anche di macchinari specifici per questo tipo di analisi sulle acque con un costo di 1,2 milioni di euro”.  

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