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Sabato 11 MARZO 2017
“Non solo medici nel Ddl sul biotestamento, si parli di équipe”. Intervista  a Annalisa Silvestro 

La senatrice del PD, anche componente del Comitato centrale Ipasvi, sollecita l'inserimento in diversi punti dell'articolato del riferimento all' "équipe assistenziale" e ai "componenti dell'équipe assistenziale", attualmente mai citati nel testo del Ddl sul biotestamento che parla solo del ruolo del medico. In questa intervista, pubblicata oggi sul sito web dell'Ipasvi, la senatrice spiega cosa andrebbe cambiato nel ddl che andrà in Aula alla Camera la prossima settimana.

Camera e Senato si confrontano sul biotestamento. Un confronto informale in vista del prossimo passaggio in Aula alla Camera tra alcuni componenti della Commissione Affari sociali della Camera e della Commissione Sanità del Senato. L’incontro è servito per fare il punto sulle possibili criticità del testo.
 
Tra queste la senatrice Annalisa Silvestro (PD), che è anche componente del Comitato Centraole dell'Ipasvi, ha sollevato la questione della mancanza di riferimenti ad altre figure professionali, oltre al medico ampiamente coinvolto nel testo attuale del ddl.
 
Nello schema di provvedimento l'unica figura citata è infatti solo il medico, stante la sua relazione peculiare con il paziente nel momento in cui deve indicare la diagnosi, la prognosi e le possibilità terapeutiche a cui le scelte del paziente possono essere collegate.
 
Ma accanto al malato, osserva Silvestro, non ci sono solo medici: l’assistenza è effettuata da una serie di figure professionalmente importanti, che lo prendono in carico dal momento della diagnosi e per tutto l’iter correlato alla patologia e ai bisogni che ne derivano, fino alle cure palliative.
 
Oggi sul sito web dell'Ipasvi è stata pubblicata una intervista ad Annalisa Silvestro che qui di seguito abbiamo ripreso integralmente.

Senatrice Silvestro, e gli infermieri?
Durante l'incontro ho annunciato e motivato l'invio alla relatrice, Donata Lenzi di alcune integrazioni per meglio completare alcune parti dell'articolato proprio in questo senso.
 
Ci spieghi 
Dato atto della relazione peculiare del medico con il paziente per dare compiute informazioni sulla diagnosi, la prognosi, le terapie e i conseguenti effetti, ho chiesto:
• di inserire in diversi punti dell'articolato il riferimento all' "équipe assistenziale" e ai "componenti dell'équipe assistenziale" altrimenti mai citati nel testo;
• di completare l'indicazione generica di "formazione del personale" inserendo la dizione  "formazione del personale sanitario e del personale di supporto all'assistenza sanitaria"; 
• di prevedere che anche "il tempo della comunicazione tra paziente e componenti dell'equipe assistenziale costituisce tempo di cura" come già indicato nel testo per il tempo della comunicazione tra medico e paziente.
 
Tutti assolutamente coinvolti …
Si, la particolarità della situazione richiede l'impegno e il coinvolgimento di tutti i componenti dell'equipe assistenziale pur se con funzioni e peculiarità diverse. Il ddl sulle disposizioni anticipate di trattamento, inoltre, pretende una partecipata attenzione al proseguo dell'iter legislativo di tutti i professionisti sanitari, infermieri e medici in primis, in quanto anche chiamati a dare concreta coerenza alle loro norme deontologiche.
 
Quindi sul testo c’è ancora da lavorare.
Il testo risente già di una serie di mediazioni, può essere sostenuto ma sarebbe auspicabile venisse integrato. Una vera criticità, a mio parere, è quella che ho detto: l'unica figura citata è unicamente quella del medico. Cosa corretta quando dobbiamo riferirci al suo ruolo precipuo, ad esempio nell'informare il paziente e riceverne il consenso, ma non in ogni momento del percorso assistenziale. È indubbio che, e senza togliere nulla alla sua figura, non opera da solo ma con altri professionisti che, come gli infermieri, definiscono autonomamente il piano assistenziale correlandosi a diagnosi, prognosi è prescrizioni terapeutiche.
 
Cosa andrebbe modificato secondo lei?
È auspicabile che il testo venga completato con quanto prima ho indicato e venga decisamente integrato nel punto in cui si scrive che il tempo della comunicazione tra medico e paziente è tempo di cura. Credo sia ineludibile che tale buona affermazione venga allargata anche ai componenti dell'equipe assistenziale. Di quale umanizzazione e importanza della relazione di tutte le figure sanitarie parliamo altrimenti? Allora, ho proposto alla relatrice che si aggiunga che anche il tempo tra paziente e componenti dell'equipe assistenziale "costituisce tempo di cura". Ritengo che la stessa attenzione debba essere mantenuta lì dove si parla della pianificazione delle cure. Il testo prevede che qualora si debba pianificare il proseguo delle cure ci debba essere la condivisione tra il paziente e il medico. Tale pianificazione a cui il medico - ed io aggiungo: i componenti dell'équipe assistenziale - è tenuto ad attenersi se il paziente si trova nella condizione di non poter esprimere il proprio consenso o in una condizione di incapacità, deve prevedere anche la presenza del coordinatore dell'equipe assistenziale.
 
D’altra parte sono funzioni che gli infermieri già svolgono
Certo. Fanno parte della loro struttura professionale e sono specificamente indicate sia nel Codice deontologico attuale, sia nella bozza del nuovo Codice deontologico: L'infermiere assiste qualunque sia la condizione clinica e fino al termine della vita all’assistito, riconosce l'importanza della palliazione e del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale, spirituale. Ma non solo. Secondo il Codice deontologico, l'infermiere tutela la volontà dell’assistito di limitare interventi che non siano proporzionati alla sua condizione clinica e coerenti con la sua visione di qualità di vita; quando l’assistito non è in grado di manifestare la propria volontà, tiene conto di quanto da lui chiaramente espresso in precedenza e documentato. Affermazioni che trovano riscontro nel Ddl.
 
Ha trovato consensi alle sue richieste, fermo restando che tutto sarà deciso in Aula?
Ho mandato le puntualizzazioni alla relatrice che mi ha ascoltato con molta attenzione. So bene che non dipende solo da lei.  Ma so anche che un mondo come quello delle professioni sanitarie, infermieri in testa, non può non partecipare al dibattito e far sentire la propria voce. Altrimenti le attuali riflessioni deontologiche non sarebbero altro che semplici esercitazioni semantiche.

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