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Giovedì 16 MARZO 2017
Cosa avrei detto, se avessi potuto rispondere alla senatrice Silvestro



Gentile Direttore,
ieri QS ha informato i nostri lettori di un intervento fatto in Senato dalla senatrice Silvestro teso a stigmatizzare la decisione assunta dall’ordine dei medici di Bologna che ha predisposto la sospensione di un proprio iscritto i cui comportamenti professionali sono stati giudicati difformi dal codice deontologico. Nel merito di questa decisione non intendo fare commenti ma il discorso della senatrice, per i motivi che dirò, mi ha reso tanto sgomento da indurmi ad immaginare, nella sede prestigiosa del Senato, un controcanto, cioè la possibilità di una risposta.
 
Signore senatrici e signori senatori
Ho appena letto (non senza stupirmi) l’intervento della vostra collega l’onorevole Annalisa Silvestro che con la sua ben nota sensibilità verso le grandi questioni del paese e in particolare verso i drammatici problemi della sanità pubblica, ha voluto sottoporvi come questione prioritaria la decisione dell’ordine dei medici di Bologna di sospendere un proprio iscritto.
 
Lo stupore, come potete immaginare, nasce dall’enorme scarto che oggettivamente esiste tra l’inconsistenza del problema denunciato dalla senatrice e quelli davvero drammatici in cui versa la nostra povera sanità pubblica e sui quali, probabilmente per conformismo governativo, la senatrice tace senza muovere un dito.
 
Mi riferisco al governo che finanzia con i soldi della collettività, quindi contro la sanità universale, i fondi sanitari integrativi, ai tagli recentemente imposti al fondo sanitario nazionale, alla presa in giro dei Lea, ai tagli odiosi imposti al settore socio-sanitario e a quello della non autosufficienza cioè imposti ai soggetti più deboli di questa società.
 
Non si offenda l’ordine di Bologna, ma possibile mai che le priorità della senatrice Silvestro nei confronti di questi problemi che, anche la sua professione sta vivendo, insieme alle altre, siano davvero così terribilmente ridicole?  Il sospetto che viene è che, ad onta del ridicolo, la nostra senatrice, abbia approfittato strumentalmente della decisione di Bologna per mettersi in mostra e riproporsi agli infermieri come al solito contro i medici i suoi nemici di sempre. Così la nostra senatrice rischierebbe di apparire come quei personaggi che nelle riprese televisive si mettono dietro il giornalista che fa la cronaca dei fatti, semplicemente per farsi vedere, magari facendo finta di prendere appunti, o di mordicchiare la penna, cioè studiandosi di apparire ma senza apparire e solo per dirci, in modo decisamente sartriano, “io esisto”.
Che la senatrice, per dimostrare la sua esistenza politica, abbia bisogno di questi espedienti, a mio parere, è davvero singolare.
 
In fin dei conti la decisione dell’ordine di Bologna non è altro che la conseguenza della sua esistenza cioè del suo scellerato tentativo di rubacchiare con il comma 566 un po’ di competenze ai medici. Chi pensa di arruffianarsi una professione, quella degli infermieri, facendo le scarpe ad un’altra professione, quella medica, in barba a qualsiasi ragionevole coevoluzione, non può poi lamentarsi se qualche ordine interviene per mettere i famosi puntini sulle i.
 
Se il comma 566 è morto e tutti i suoi fautori se la sono squagliata, dissolti come neve al sole, i problemi che esso ha causato non sono morti ma si sono moltiplicati decentrandosi nei territori, nei servizi, negli ospedali. La prima vera responsabile politica di questo sfascio è senza dubbio la senatrice Silvestro. Non è forse lei che lanciò pubblicamente contro i medici col cipiglio del conquistatore folle la “guerra delle competenze”?
 
Appurato che, hai noi, la senatrice Silvestro esiste e non solo in senso sartriano e che a suo modo nella sanità ha lasciato il segno, la cosa che più non digerisco del suo intervento è il suo ipocrita grido di dolore per le sorti della deontologia. Accusando l’ordine di Bologna arriva a parlare di “uso improprio della deontologia”, imputandogli l’infamia di “macchiare l’immagine di tutti gli Ordini e Collegi”.
 
A fronte di tanta, troppo, semplice impudenza, sento il dovere di far sapere a tutti voi, senatrici e senatori, intanto che la vostra collega è stata la responsabile, in qualità di presidente Ipasvi, della peggior deontologia che gli infermieri abbiano mai avuto negli ultimi 40 anni. Una deontologia che non solo non è stata in grado di fronteggiare i tempi difficili che ha incontrato questa professione favorendone la decadenza, ma che l’ha svenduta agli abusi, allo sfruttamento, alla dequalificazione.
 
Il riferimento è ad un ignobile articolo, l’art 49, che è stato oggetto, fino a poco tempo fa, di una vasta contestazione da parte di tutti gli infermieri fino a costringere il collegio Ipasvi di Pisa a deciderne per protesta la sospensione e la federazione dei collegi a ritirarlo mettendo a punto una riedizione del codice che dire misera è oltremodo un complimento.
 
Ma siccome si parla di “macchie” vorrei informare le senatrici e i senatori che, in dispregio dei più elementari principi di incompatibilità, la senatrice Silvestro, nonostante appartenga ad un partito. il PD. ed ad uno schieramento politico di governo, quindi sia indubitabilmente di parte, abbia imposto all’Ipasvi e alla sua arrendevole presidente, il suo personale coordinamento proprio sulla commissione deputata a definire una nuova proposta deontologica con l’intento deliberato di difendere, blindando il nuovo codice, da qualsiasi innovazione.
 
Mi chiedo, signore senatrici e signori senatori, se a “macchiare” gli ordini e i collegi sia l’ordine di Bologna che si attiene ad un codice comunque deciso liberamente dalla propria professione o una senatrice della Repubblica che, imponendo strumentalmente ad una intera professione i suoi scopi personali, di fatto annulla la condizione senza la quale nessuna deontologia è tale, vale a dire la sua autonomia.
 
Quindi vi chiedo: quale deontologia per chi mostra di non avere deontologia?
 
Mi auguro che le autorità del Senato intervengano e che il Pd poveretto apra gli occhi su chi alla fine con le sue guerre di religione gli rovina la piazza e che gli infermieri e soprattutto chi li rappresenta abbiano un sussulto di dignità per liberarsi dai propri tiranni.
 
Ivan Cavicchi

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