quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 20 MARZO 2017
Pediatria. Legame tra apnee nel sonno e ridotta materia grigia cerebrale

Nei bimbi che soffrono di apnea ostruttiva del sonno è stata osservata una ridotta massa delle aree del cervello legate al pensiero e al problem solving. Così si evince da uno studio pubblicato su Scientific Reports. Rimane da capire se questi cambiamenti del cervello possano effettivamente causare problemi ai bambini a casa o a scuola.

(Reuters Health) - Nei bambini con apnea ostruttiva del sonno (OSA), le aree del cervello coinvolte con il pensiero e il problem-solving sembrano avere dimensioni ridotte rispetto a quelle dei bambini senza disturbi del sonno. Questo quanto rilevato in uno studio statunitense pubblicato su Scientific Reports. Secondo Paul Macey e colleghi della University of California della Los Angeles School of Nursing, fino al 5% di tutti i bambini è affetto da OSA, una patologia molto comune della prima infanzia che può condizionare lo sviluppo cerebrale dei piccoli. 
 
Lo studio
Per approfondire la questione i ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica per analizzare il volume della materia grigia di 16 bambini con OSA e 200 bambini senza questo problema, tutti di età compresa tra 7 e 11 anni. Si è visto che i bambini con OSA avevano una diminuzione del volume della materia grigia in tutte le aree del lobo frontale superiore e del prefrontale e della corteccia parietale superiore e laterale.
 
Altri siti interessati dall’anomalia erano il tronco cerebrale, la corteccia prefrontale ventrocentrale, e del lobo temporale superiore, soprattutto nell’emisfero di sinistra. I ricercatori sottolineano che la OSA era certamente legata al comportamento e ai problemi cognitivi, tuttavia lo studio non può dimostrare che i cambiamenti del cervello potessero effettivamente causare problemi ai bambini a casa o a scuola.
 
"Così - scrivono i ricercatori - i soggetti in età pediatrica con OSA mostrano ampie riduzioni di volume della materia grigia a livello regionale, delimitate nelle aree che controllano le funzioni cognitive e l’umore, anche se tali perdite sono apparentemente indipendenti da deficit cognitivi. Dal momento che la durata della malattia OSA nei nostri soggetti era sconosciuta, questi risultati possono derivare da uno ritardato sviluppo neuronale, o da processi di danno neuronale, o da una loro combinazione, e potrebbero entrambi riflettere un’atrofia neuronale o riduzioni nel volume cellulare (neuroni e glia)”.
 
Macey ha ribadito, in conclusione, che appariva chiaro che le modificazioni ritrovate nel cervello fossero collegate al comportamento, alle funzioni cognitive e ad altre funzioni, ma non è stato possibile definire quanto la riduzione della materia grigia avesse potuto influenzare i punteggi dei test cui i ragazzini erano stati sottoposti.
 
Fonte: Scientific Reports 2017
 
Andrew M. Seaman

(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)  

© RIPRODUZIONE RISERVATA