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Mercoledì 20 LUGLIO 2011
Malasanità. Associazione Giustacausa: “Nel 77% dei casi non ci sono i requisiti per un’azione legale”

Il settore specialistico dove si sospettano più errori è la chirurgia (29% dei casi), seguito da ortopedia (13%), oculistica (8%), ginecologia e ostetricia (con alto numero di decessi), oncologia e cardiologia tutti con il 7%. Almeno secondo le segnalazioni che i cittadini hanno inviato all’Associazione Giustacausa, che ha presentato oggi a Milano i dati preliminari di questi primi 6 mesi di attività. Da cui emerge che l’88% dei casi si è verificato in una struttura pubblica. Ma nel complesso, il 77% non presenta i requisiti per intraprendere un’azione legale.

Un osservatorio permanente sul fenomeno della malasanità su tutto il territorio nazionale e sulla sua evoluzione tra la cittadinanza. E’ il compito che si propone l’Associazione Giustacausa, attiva dal gennaio di quest’anno, che ha presentato stamani, a Milano, i dati preliminari raccolti in sei mesi tra quanti l’hanno contattata via telefono o Internet. I dati, con aggiornamento semestrale, offriranno uno spaccato del fenomeno agli organismi preposti. Un’attività che ha ricevuto anche il plauso del Sottosegretario alla Salute Francesca Martini, come è stato ricordato stamani. “Il nostro obiettivo - ha spiegato il presidente Francesco Nobili, medico legale (presidente onorario il Procuratore generale onorario della Corte di Cassazione Pier Luigi Vigna) - è aiutare e assistere chi si ritiene vittima di episodi di malasanità mettendo a disposizione i migliori professionisti nei settori della medicina e della tutela legale, basandosi su criteri di eticità e solidarietà. Al tempo stesso facciamo opera di dissuasione tra le persone i cui casi non presentano i presupposti per azioni legali, per evitare loro perdite di tempo e di denaro. Seguiamo criteri di obiettività, non siamo a priori dalla parte della presunta vittima o del presunto autore del danno”. L’associazione ha una task force di professionisti in tutte le Regioni e si avvale di un comitato scientifico con consulenti legali di fama.

“I dati che abbiamo sono interessanti anche se riguardano solo chi si è rivolto alla nostra associazione per presunta malasanità, spesso persone appartenenti a fasce deboli di popolazione disorientate rispetto a un’eventuale azione legale” precisa Nobili. Le persone che chiedono aiuto (per ora con una media di 250-300 al mese) sono per tre quarti donne, effettuano il contatto per il 65% via telefono e solo per il 35% via e-mail, sono venute a conoscenza di Giustacausa nel 73% dei casi dalla pubblicità televisiva (testimonial personaggi come Giorgio Panariello, Piero Chiambretti e Marcello Lippi) e poi attraverso stampa, radio e solo il 7% Internet.

Gli episodi di malasanità riferiti riguardano tutte le Regioni – unica eccezione l’Umbria - con numeri più alti in quelle con più popolazione (Lombardia, Lazio, Sicilia, Campania); nell’89% dei casi gli episodi sono avvenuti nella Regione di residenza e nell’11% in un’altra.

Il settore specialistico maggiormente interessato è la chirurgia con il 29%, seguono, con possibili sovrapposizioni, ortopedia con il 13%, oculistica con l’8%, ginecologia e ostetricia (con alto numero di decessi), oncologia e cardiologia tutti con il 7%, infine neurologia con il 2%, più un 27% catalogato come altro ed eterogeno (dalla psichiatria all’odontoiatria); l’esito dell’episodio è in metà dei casi invalidità grave e nel 21% lieve, nel 19% decesso e nel 5% nessun postumo. Nell’88% dei casi il fatto è avvenuto in una struttura pubblica e nel restante 12% in una privata. “Tra i casi esaminati il 77% però non presentava i requisiti per intraprendere un’azione legale - fa notare Nobili - ed è quindi stato dissuaso, contro il 23% che li presentava”. I requisiti si riferiscono principalmente alla cartella clinica e ai consulti specialistici. Allo stato attuale non si è in grado di analizzare i risultati delle eventuali azioni legali che saranno intraprese a breve e sono già avviate.

E.V.
 

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