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Giovedì 06 APRILE 2017
Insisto. Ma veramente vogliamo andare verso le mutue?



Gentile Direttore,
qualche giorno fa Le ho inviato un mio preoccupato commento sul rischio di vedere in difficoltà i medici nell’applicare il Codice Deontologico in una struttura sanitaria del Paese con due diversi livelli di sicurezza delle cure: Tipo A (con integrazione simil-mutualistica) e Tipo B (il “pavimento” della cosiddetta “Mozione Renzi”).
 
Ho pensato di chiedere a Lei qualche chiarimento visto che aveva ritenuto del tutto improbabili le preoccupazioni di Cavicchi (ribadite più volte sul Suo giornale) e, in alternativa, all’optimum, un chiarimento dalla Fonte, cioè da chi aveva steso il documento che va sotto la dizione di mozione succitata. Certo correttamente, credo, Lei si sia fatto interprete di quanto da me paventato e mi auguro (sperando di non essere troppo presuntuoso) che in qualche modo la mia preoccupazione possa essere stata fatta presente alla Fonte. Non vi è stata alcune risposta.
 
L’ultimo articolo del prof. Cavicchi (“Mutue e Jobs Act. E’ li il trappolone”) ribadisce con dovizia di articoli di legge e analisi economicistiche che l’orientamento del Governo (di più governi, se vuole) negli ultimi tempi è sostanzialmente quello di sostituire il Servizio Sanitario Nazionale, universalistico e solidale, con un sistema strettamente mutualistico a carico di un welfare basato sulla contrattazione collettiva del lavoro (datore di lavorolavoratore) che preveda benfit mutualistici in cambio di salario. Lo sgravio fiscale previsto provocherà una consistente riduzione delle entrate alla Agenzia delle Entrate.
 
Bene, se quanto osserva Cavicchi è vero (ma così pare) si è di fronte alla possibilità di avere prestazioni sanitarie “welfarizzate” (aziendalavoratore) e Servizio Sanitario Nazionale. Ma veramente possiamo illuderci che avremo garantite due volte le prestazioni sanitarie? Quelle welfarizzate e quelle del SSN? Mi pare un inutile doppione.
 
Nel SSN si è molto lavorato negli ultimi anni per ridurre i “duplicati” di strutture ospedaliere e servizi ed ora ci ritroveremmo addirittura duplicato un intero sistema. Mah! L’impressione è che lo stato non sarà in grado di pagare due volte un sistema di salute: tramite il welfare (gli si riducono le entrate) e il SSN (con uscite certe). L’impressione che temo di dover avere è che il SSN sarà sempre meno finanziato perché vi saranno minori entrate. Passeremo cosi da un SSN che discendeva dalla legge 833 che affrontava a tutto campo l’assistenza, la prevenzione dei determinanti il danneggiamento della salute, un welfare sociale per passare alla sola assistenza di malattia una volta appalesatasi.
 
Non credo che non vi sia chi non veda in questa contingenza un forte e grave arretramento della sicurezza che era previsto offrirsi agli italiani, o meglio, ai residenti sul suolo patrio.
 
E’ un cambio di passo veramente triste che colpisce in particolar modo se visto coltivato dalla Mozione Renzi. Altroché deontologia: qui si parla di sopravvivenza di un sistema.
Caro Direttore nonostante lo scoramento della prospettiva intravista voglia gradire i miei migliori saluti e credo che ormai anche Lei sia convinto dell’analisi del prof. Cavicchi,
 
Giancarlo Pizza
Presidente OMCeO Bologna

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