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Martedì 11 APRILE 2017
Omceo Roma a Dg Umberto I: “I reparti sono di competenza dei medici”

Botta e risposta tra Giuseppe Lavra, presidente dell'Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri di Roma, e il dg dell'Umberto I, Domenico Alessio. Il numero uno del policlinico aveva affermato che "l'infermiere non ha bisogno del medico, mentre il medico ha bisogno dell'infermiere".  Lavra chiede "di non creare situazioni divisorie tra medici e infermieri".

"Sono molto perplesso sull'opportunità che un direttore generale di un'azienda sanitaria possa fare queste affermazioni che tendenzialmente dimostrano una non adeguata conoscenza dei ruoli e delle competenze sia del medico che dell'infermiere". Così Giuseppe Lavra, presidente dell'Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri di Roma, risponde alle dichiarazioni del dg dell'Umberto I, Domenico Alessio, secondo il quale, come affermato in una intervista all'agenzia Dire, "l'infermiere non ha bisogno del medico, mentre il medico ha bisogno dell'infermiere".

Secondo il rappresentante degli oltre 43 mila camici bianchi romani, si tratta di "affermazioni con un carattere divisivo, per mettere quasi in contrapposizione operatori sanitari che invece agiscono nell'interesse del cittadino-paziente e che sono chiamati ad operare in armonia tra loro". Un concetto che possiamo riassumere nell'espressione "benessere organizzativo, mentre in questo caso- prosegue Lavra - sarebbe più giusto parlare, secondo la mentalità del dottor Alessio, di malessere organizzativo: non proprio il compito di un direttore generale".

Eppure ormai vi sono strutture ospedaliere in cui, come ricordato anche dal dg Alessio, esistono reparti esclusivi a direzione infermieristica. E proprio all'Umberto I è stato realizzato un reparto di questo tipo, in cui tutta la gestione è affidata agli infermieri. "Parliamo di una questione aperta e molto controversa. Non è possibile essere d'accordo neanche su questa convinzione e preferenza organizzativa del direttore generale: dove c'è un reparto dedicato alle cure di pazienti con determinate patologie, aggiungerei con carattere acuto altrimenti non avrebbe senso tenerli in degenza, ci si deve chiedere su quali basi cliniche, quali indicazioni diagnostiche e loro evoluzioni questi pazienti si trovano li'. Il fatto che dei malati siano ricoverati in reparto ospedaliero e' giustificato solamente da un inquadramento diagnostico che ne giustifica l'appropriatezza. E la diagnosi e' una competenza clinica del medico".

Quindi, si chiede Lavra, "come si fa a sostenere tutto questo se si esclude la competenza fondamentale del medico? In questo caso il dg dimostra di ignorare quale sia la finalita' della degenza di un paziente in un reparto di ospedale per acuti e chi abbia la competenza a valutare la congruita' della sua presenza in quel contesto. Infatti, ove non fossero riscontrate patologie degne di rilievo non si avrebbe motivo di tale degenza".
 
Perchè per le necessità di un paziente con minore complessità, la gestione affidata solo a infermieri non va bene? "Il concetto di minore complessità- spiega il presidente dell'Omceo di Roma - richiama ciò che purtroppo il Parlamento ha ritenuto di accennare nel comma 566 scritto, direi "furtivamente", nell'ambito della legge di Stabilità 2015: è li' che compare per la prima volta tale concetto. Queste situazioni non avrebbero motivo di esistere se facessimo un serio riferimento agli aspetti fondanti della valutazione clinico-diagnostica, la quale rimane il momento centrale per tenere ricoverati i pazienti in un reparto di ospedale".
Ma, prosegue Lavra, "come si fa a definire cosa è complesso e cosa è semplice quando si ha di fronte una persona malata? Non ha senso: la patologia ha sempre una sua complessità, non è consentito banalizzare la patologia di un essere umano". In questo caso dalla direzione dell'Umberto I è stata fatta una semplificazione di inquadramento che può essere giustificata solo da una scarsa conoscenza degli elementi della clinica e dell'assistenza. "In chi esprime queste opinioni c'è evidentemente un grave deficit di conoscenza nella materia", conclude Lavra.
 

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