quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 02 MAGGIO 2017
Oncologia. Parte dal Piemonte il progetto per la misurazione dell’appropriatezza e degli esiti dei percorsi di cura

Individuati indicatori per il carcinoma alla mammella e al colon retto. Avviato dal Dipartimento Rete oncologica del Piemonte Valle d’Aosta e presentato nel corso di un Convegno a Torino è pronto ad essere esteso alle aree ematologiche e ad altre patologie rilevanti. Attivato anche in Romagna e Toscana è frutto di una partnership pubblico privato

Individuazione di indicatori di struttura, processo e esito appositamente selezionati per valutare l’appropriatezza clinica ed economica del percorso di cura dei pazienti oncologici e monitorarne gli Outcome. Obiettivo: ridurre le inefficienze e riallocare le risorse recuperate in innovazione per il paziente.
 
Sono questi i punti di forza del progetto avviato dal Dipartimento interazionale e interregionale Rete Oncologica Piemonte Valle d’Aosta pronto a essere esteso anche alle aree ematologiche e ad altre patologie rilevanti e già esportato in Romagna e Toscana. Un progetto frutto della partnership con Roche, presentato nei giorni scorsi nel Convegno “Appropriatezza e misurabilità degli esiti come strumento di governance” organizzato a Torino alla Città della Salute e della Scienza in collaborazione con la regione Piemonte, Federsanità Anci, la AslCn2 e la Rete oncologica Piemonte e Valle d’Aosta.
 
Nel panorama italiano l’oncologia piemontese è una realtà d’eccellenza. È nato qui il primo Dipartimento interaziendale e interregionaledi rete oncologica; sono stati attivati Percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali (Pdta), e selezionati i Centri di riferimento per la cura di 16 patologie tumorali. Una Regione apripista dunque che si presenta ora con questo nuovo progetto.
 
Il progetto prevede quattro fasi di attuazione. Il primo step è stato l’individuazione di alcuni indicatori (Kpi) per il carcinoma della mammella e del colon-retto. La seconda fase, che sarà completata entro la fine del prossimo mese di luglio, prevede l’estrazione dei dati da flussi amministrativi e clinici su database aziendali e regionali. A questa seguirà l’organizzazione di incontri per il monitoraggio periodico dei risultati e la loro analisi, con eventuale rivalutazione degli indicatori; contemporaneamente saranno emessi ogni 12, 18, 24 mesi dei Report redatti dalla Asl Cn2 e pubblicati dalla Rete Oncologica sul proprio sito. Infine la quarta e ultima fase che prevede la presentazione dei risultati in un convegno ad hoc.
 
“Abbiamo individuato per ogni patologia neoplastica – ha spiegato Oscar Bertetto, Direttore Rete Oncologica Piemonte Valle d’Aosta – degli indicatori di struttura, come la presenza di specialisti ad hoc nei reparti, e degli indicatori di processo. Stiamo quindi analizzando che, in almeno il 90% dei pazienti trattati vengano rispettati degli indicatori temporali, che possono essere differenti a seconda dei vari tipi di tumore, necessari per completare la stadiazione. Sono stati quindi previsti tempi più brevi per il colon e la mammella e più lunghi per il polmone per il quale possono servire broncoscopie, Tac transtoracica, tipizzazione del tumore e indagini di biologia molecolare”.
 
E ancora ha aggiunto Bertetto l’analisi parte già dalla prima visita al Centro accoglienza e servizi, inserita nel nomenclatore regionale, fino alla visita del Gruppo interdisciplinare cure che stabilisce la strategia terapeutica fino alla stadizione. “Una volta raccolti i dati – ha aggiunto – passeremo agli audit locali, che saranno tra pari, per capire le motivazioni di eventuali criticità rilevate. In questo processo guarderemo anche indicatori di esito, come la mortalità e anche la qualità di vita. ad esempio nelle prostatectomie analizzeremo il numero dei pazienti che portano il pannolone a un anno dall’intervento. Saranno comunque pochi indicatori più raffinati e più sicuri perché non basati solo sull’analisi degli Sdo”.
 
L’esperienza della Romagna.Sull’obiettivo della sostenibilità in oncologia si è incentrata l’attività dell’Istituto Tumori della Romagna (Irst) Irccs che in collaborazione con Roche ha avviato il Progetto E.Pic.A (Appropriatezza economica del percorso integrato di cura) sviluppatosi nell’ambito dei Pdta del tumore del seno.
 
“Abbiamo potuto verificare – ha spiegato Mattia Altini, Direttore sanitario Irst Irccs nel corsi del convegno torinese – come sia possibile generare un circolo virtuoso nel quale, all’individuazione delle risorse pubbliche impiegate in attività a basso valore, possa seguire un ricollocamento in attività ad alta resa a tutto favore dei pazienti. Il Gruppo di lavoro multicentrico Outcomes Research che, oltre al sottoscritto per l’Emilia-Romagna, vede impegnati Oscar Bertetto (Direttore Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta) e Giovanni Amunni (Direttore operativo Istituto Tumori Toscana), si propone di valutare temi di così rilevante importanza in termini di sostenibilità”.
 
Il progetto - utilizzando dati relativi a ricoveri, prestazioni ambulatoriali, consumo dei farmaci, desumibili dai flussi amministrativi ai registri, alle cartelle cliniche informatizzate ospedaliere - ha permesso la ricerca di potenziali inappropriatezze e possibili risorse utilizzate con “basso valore” nei percorsi di cura di oltre 3mila donne (il 90,41% delle quali residenti in Emilia-Romagna) con diagnosi di tumore al seno dal 1° gennaio 2010 fino al 30 giugno 2016. In particolare sono stati individuati, insieme ai professionisti e sulla base delle linee guida Aiom, alcuni indicatori chiave in tre macrofasi del percorso (diagnostico, chirurgico, oncologico), associando ad alcuni di questi il valore economico corrispondente ad eventuali scostamenti rispetto agli standard definiti in termini di consumi, di interventi o di prese in carico inappropriati o evitabili.
 
Si è potuto così appurare che circa 570 mila euro potevano essere risparmiati evitando un sovrautilizzo di diagnostica pre e post intervento (circa 2.500 esami sono stati considerati inappropriati secondo linee guida). Inoltre, è stato possibile focalizzare ulteriori indicatori chiave rispetto all’outcome, quali i tempi ottimali di accesso ai trattamenti chemioterapici (in Irst Irccs rispettati nell’85.3% dei pazienti eleggibili) e la percentuale di pazienti rioperati dopo la mastectomia (nelle chirurgie della Ausl Romagna pari all’1,1%).
 
"Lo studio – ha aggiunto Altini – ha avuto, pertanto, il pregio di dimostrare che collegare e analizzare dati da molteplici fonti e banche utilizzate correntemente in sanità è fattibile. Dunque si possono definire e condividere indicatori misurabili sui percorsi di cura, anche facendo benchmarking fra aree territoriali diverse e, infine, mettere in evidenza possibile risorse impiegate a basso valore per poterle riallocare in aree a maggior valore. L’estensione di questa metodologia a più percorsi, oncologici e non, potrebbe davvero avviare un processo di riallocazione delle risorse, a beneficio dei pazienti e della sostenibilità complessiva del sistema sanitario”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA