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Venerdì 05 MAGGIO 2017
Giornata mondiale igiene delle mani, lavarsele resta l’arma fondamentale contro le infezioni ospedaliere. In Italia 2mila casi. Peggio di noi solo la Grecia 

Si chiama Klebsiella pneumoniae ed è il principale responsabile delle infezioni nelle strutture sanitarie, soprattutto tra le persone anziane. Il dato è emerso dal Report sulle batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. A causa dell’antibioticoresistenza oggi il mezzo più efficace per combattere le infezioni è la prevenzione: lavarsi le mani è un’arma fondamentale. Per questo l’Oms ha promosso anche quest’anno, per oggi 5 maggio, la Giornata mondiale dell’igiene delle mani.

Duemila casi di batteriemie ogni anno: colpiscono pazienti di età compresa tra 65 e 80 anni, ricoverati in unità di terapia intensiva ma anche in reparti medici e chirurgici. Come combattere questa epidemia? Lavandosi le mani. L’igiene è il principale strumento che abbiamo per prevenire le infezioni nelle strutture sanitarie. Per questo motivo l’Oms ha promosso anche quest’anno, il 5 maggio, la Giornata mondiale dell’igiene delle mani. Lo slogan “Combattere la resistenza agli antibiotici è nelle tue mani” in particolare in questa edizione vuole porre l’accento sulla prevenzione delle infezioni antibiotico-resistenti, che rappresentano una delle principali minacce alla salute.
 
Il batterio più diffuso
E’ la Klebsiella pneumoniae il principale responsabile delle infezioni nelle strutture sanitarie. Il dato emerge dal primo Report sulle batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità che ha elaborato per la prima volta in un report i risultati del sistema di sorveglianza istituito dal Ministero della Salute illustrato oggi nel convegno L’antibioticoresistenza in Italia: problemi attuali e impegno per il futuro all’auditorium Biagio d’Alba dello stesso Ministero.

“Grazie a questo sistema di sorveglianza abbiamo una dimensione molto più vicina alla realtà relativamente al fenomeno della diffusione di questo patogeno nelle corsie ospedaliere – ha detto Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – Disponiamo oggi di un’evidenza che ci impone di farne una priorità di salute pubblica e di mettere in campo tutte le risorse disponibili, economiche e non, in tutti gli ospedali per contrastare questo fenomeno: dall’osservazione puntuale del lavaggio delle mani fino all’istituzione di personale sanitario dedicato al controllo delle infezioni e di figure professionali per guidare un appropriato utilizzo di queste molecole. Essenziale resta il contributo delle Regioni – ha affermato il Presidente - nella segnalazione puntuale del fenomeno per avere un quadro sempre più preciso che ci consenta di fare interventi mirati e comprenderne l’efficacia”.
 
Batteriemie: le più gravi e le più letali 
Soprattutto per alcuni tipi di batteri, come gli Enterobatteri resistenti ai carbapenemi, antibiotici di ultima risorsa, contro i quali gli antibiotici efficaci sono limitatissimi o mancano del tutto, ci dobbiamo difendere con le poche armi che abbiamo a disposizione, appunto l’igiene delle mani. Tra le infezioni da batteri resistenti, le batteriemie sono sicuramente le più gravi e le più letali. Le batteriemie sono dovute nella gran parte dei casi a Klebsiella pneumoniae che produce un enzima chiamato KPC.
 
L’ampiezza del fenomeno è veramente drammatica, se si considera che i casi di batteriemia sono probabilmente sottonotificati, almeno da alcune regioni ed aree geografiche, e che la mortalità associata a queste infezioni è almeno del 30%. Il batterio Klebsiella pneumoniae, è un microrganismo che oltre a batteriemie causa anche infezioni urinarie e polmoniti. La resistenza ai carbapenemi è spesso associata a resistenza ad altre classi di antibiotici, compresa la colistina, un vecchio antibiotico rispolverato come rimedio estremo contro questi batteri resistenti a quasi tutti gli antibiotici. Per questo l’Oms ha classificato questi batteri tra quelli critici ad altissima priorità per lo sviluppo di nuovi antibiotici.
 
I dati italiani del sistema di sorveglianza
Ogni anno si verificano circa 2.000 casi di batteriemie da Enterobatteri resistenti ai carbapenemi, antibiotici di ultima linea per infezioni da batteri multi-resistenti, la maggior parte in pazienti di età compresa tra 65 e 80 anni, ricoverati per lo più in unità di terapia intensiva, ma anche in reparti medici e chirurgici. Il batterio più frequente è Klebsiella pneumoniae, resistente ai carbapenemi e/o produttore di carbapenemasi (CPE), responsabile del 96,8% dei casi segnalati, mentre nel 3,2% dei casi è E. coli.
L’incidenza nel 2016 è risultata 3/100.000 abitanti, ma sale a oltre 8/100.000 nell’anziano. Le batteriemie hanno riguardato per il 62% soggetti di sesso maschile, con età media di 65,4 anni e mediana di 68. L’84% dei pazienti si trovava in ospedale al momento dell’insorgenza della batteriemia. 
 
I dati dei primi 3 anni di sorveglianza indicano da una parte una progressiva aderenza delle regioni alla sorveglianza, dall’altra una probabile sotto-notifica in alcune aree del Paese e suggeriscono la necessità di rafforzare e sostenere questa attività.
 
La mortalità associata alle batteriemie è almeno del 30%. Il batterio Klebsiella pneumoniae, oltre a batteriemie, può causare infezioni urinarie e polmoniti ed è anche frequentemente associato a resistenza nei confronti di altri antibiotici.
 
L’Italia è un paese che si può considerare “iperendemico”: per incidenza di queste infezioni rispetto alle giornate di degenza l'Italia è al secondo posto in Europa, dopo la Grecia secondo i dati dello studio EuSCAPE (recentemente pubblicato su Lancet Infectious Diseases) che traccia l’epidemiologia pan-europea di queste infezioni e al quale l’Italia ha partecipato col coordinamento dell’Iss.
 
I dati europei
Ogni anno, nell’Unione europea, si stima che circa 3,2 milioni di pazienti si ammalino per infezioni contratte durante la permanenza in strutture ospedaliere. Di questi, circa 37 mila muoiono a causa di conseguenze correlate a tali infezioni. I dati europei sono stati pubblicati, ad aprile 2017, dall'ECDC nel rapporto “Economic evaluations of interventions to prevent healthcare-associated infections – literature review”. 
 
Il documento punta a supportare i decisori che si occupano di controllo e prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA), identificando e riassumendo le principali valutazioni economiche e di costo-efficacia già esistenti sulle strategie di prevenzione come l'igiene delle mani, l'equipaggiamento, gli screening, l'isolamento e la disinfezione.

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